Forse il tema non è ancora arrivato al grande pubblico, ma c’è molto fermento in quel settore tecnologico che è stato chiamato Internet delle cose.
Conosciuto anche sotto il paradigma del Web 3.0, si pone il compito di studiare ed elaborare soluzioni ai “confini” della rete come la conosciamo oggi, sempre più pervasiva e fondamentale per ogni nostra attività.
L’obiettivo è quello di mettere in comunicazione, in relazione, gli oggetti più disparati, grazie a tecnologie quali RFID e dotandoli tutti di un indirizzo IP, sfruttando le potenzialità promesse da IPv6 che dovrebbe permetterci il superamento dei limiti attuali in ambito delle numerazioni in rete.
Quello che si prevede è un nuovo mondo, completamente interconnesso tra uomini e uomini, uomini e cose, cose e cose. Ci muoveremo allora in piena libertà e consapevolezza in un ambiente al nostro servizio, anche in zone in cui mettiamo i piedi per la prima volta.
La rete sarà il nostro angelo custode permettendoci l’utilizzo di servizi innovativi che possiamo solo al momento immaginare.
Così, passeggiando nel centro di una città sconosciuta potremo essere pilotati nel ristorante che cucina i nostri piatti preferiti semplicemente perché lo smartphone che abbiamo in tasca, e che conserva nel proprio database i nostri gusti, ha comunicato con i vari dispositivi presenti in zona e ha potuto scegliere per noi.
Ma potrà anche succedere che un semplice sensore “tessuto” nei nostri pedalini comunichi, mentre entriamo in casa, alla nostra lavatrice lo “stato della situazione” e quest’ultima ci avvisi allora, in modo dolce e soave, che forse è arrivato il momento di cambiarli.
Chissà, magari avremmo anche sensori sottopelle per misurare in modo istantaneo tutti i nostri parametri biofisici, per prevenire qualsiasi tipo di accidente – comunicando in tempo reale con studi medici, farmacie e ospedali.
E perché no? I sensori potrebbero comunicare tra loro per farci trovare la nostra dolce metà oppure anche solo per favorire incontri piccanti.
Che futuro meraviglioso!
Ma, sbaglio, o comincio a percepire nelle vostre menti qualche dubbio? Cosa dite? Temete per la vostra privacy? Pensate che un mondo del genere possa togliere la poesia della vita ? Dite che prima di imbatterci in questa esperienza sarebbe meglio che prima ci si riveda bene la saga dei film su “Terminator”?
Uffa, quanto siete sospettosi e conservatori! Gli scienziati e i tecnici creano strumenti innovativi, sta poi a noi usarli nel verso giusto. Il martello fu creato per piantare chiodi, ma usato criminalmente può anche spaccare crani.
Insomma, sarà bene che facciamo in modo di guidare l’internet delle cose, altrimenti mi sa che subiremo il caos dell’internet!
Meditiamo, gente, meditiamo… 🙂
Tratto dall’editoriale della Newsletter di DMO!
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