Con il continuo diffondersi dei Social Media e l’utilizzo sempre maggiore che ne viene fatto oggi per scopi non più solo privati ma anche professionali, talora anche su incoraggiamento dalle aziende di appartenenza, sorge spontaneo chiedersi se sia possibile o meno misurarne il ROI. In diversi paesi europei su questo argomento è in corso un battibecco talora molto acceso.
E’ comprensibile come molti funzionari aziendali, ricoprendo cariche in ambito amministrativo ed avendo familiarità coi numeri, si ritrovino a ritenere indispensabile poter misurare in modo preciso il ROI di questi nuovi mezzi di comunicazione, dovendo spesso giustificare l’utilità o meno per l’azienda di investire tempo e risorse in queste attività rispetto ad altre più tradizionali.
“Vale la pena di soffermarsi a capire di cosa stiamo parlando. Secondo alcuni, i Social Media andrebbero considerati come strumenti di comunicazione e in quanto tali non sarebbero suscettibili di misurazione.
Infatti, come si può misurare il ROI di una telefonata o di una conversazione?”, ha commentato Maria Teresa Trifiletti, General Manager di LEWIS PR in Italia.
“A mio avviso sarebbe più indicato classificare i Social Media come vere e proprie piattaforme di comunicazione. E’ incontrovertibile che i Social Media hanno cambiato, una volta e per tutte, il modo stesso di comunicare e non c’è possibilità di tornare indietro”.
“Le aziende devono fare i conti con questa realtà, prendendo coscienza che nella maggior parte dei casi non sono esse a gestire la comunicazione aziendale e la visibilità del proprio brand attraverso i Social Media, ma è più vero il contrario, ovvero molto più spesso i Social Media “gestiscono” i brand, che piaccia o no.
A questo punto è più opportuno discutere su quali obiettivi l’azienda pensa di raggiungere utilizzando i Social Media e quali siano gli strumenti di misurazione più adatti rispetto agli obiettivi identificati.
In fin dei conti, stiamo parlando di interazione umana, di relazioni e conversazioni: come pensare di tradurle semplicemente in numeri e misurarle? Concentriamoci piuttosto su quale sia il “costo” che un’azienda dovrebbe sopportare non partecipando ai Social Media.
Un’azienda che sceglie di non prendere parte a queste conversazioni deve essere consapevole che questo vuoto sarà verosimilmente riempito da qualcun altro, e il risultato potrebbe non piacere. E’ senz’altro auspicabile guidare la discussione, ove possibile, piuttosto che permettere che altri lo facciano al nostro posto”.
“Concludendo”, ha proseguito Maria Teresa Trifiletti “bisogna ricordare che quando parliamo di Social Media, anche quando usati per scopi professionali, facciamo sempre riferimento a relazioni sociali personali, al contrario di altri strumenti di comunicazione, come ad esempio fax ed email, che invece se utilizzati sul luogo di lavoro hanno principalmente un risvolto professionale.
E conviene ricordare che non solo ciò che è traducibile in puri numeri è in grado di apportare valore al business aziendale”.