Ca’ tron, la silicon valley italiana

“Qui 80 anni fa si è sviluppata un’economia importante, oggi la storia si può ripetere e abbiamo il dovere di provarci se vogliamo assicurare un futuro ai nostri bambini”

Ho inseguito per molto tempo Riccardo Donadon, il fondatore di H-Farm, e devo riconoscere che ne è valsa la pena sia per la sua estrema competenza in tema di startup ed innovazione ma soprattutto perché è un sognatore come me, un imprenditore romantico che oltre a inseguire il profitto come è giusto che sia cerca di costruire valore anche per gli altri. Non so se riuscirà a portare a compimento il suo sogno di realizzare a Ca’tron una silicon valley italiana, ma comunque vada è importante che ci siano persone come lui in grado di provarci, che abbiano una visione chiara dell’innovazione e del da farsi. E se questo sarà solo un sogno spero allora di non svegliarmi mai…

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A Riccardo ho fatto le seguenti domande:

Qual è lo stato dell’arte in Italia dell’innovazione tecnologica?

L’innovazione tecnologica è tante cose. Sicuramente l’innovazione legata al mondo del web, delle internet startup è in fermento.

Abbiamo impiegato molti più anni di altri paesi a capire che la bolla Internet del 2000 non era colpa della tecnologia, ma della finanza, e comunque pur rimanendo un paese molto restio ad usare fino in fondo la tecnologia, l’amiamo. L’Italiano è innamorato dei gadget tecnologici. Il problema è che non ci crede all’idea di poterne essere protagonista anche nella loro creazione e rimane in superficie osservandone critico o entusiasta i cambiamenti. Senza esserne protagonista.

La cosa positiva è che comunque siamo il paese con il più alto tasso di crescita di Smartphone al mondo. Fattore molto positivo perche’ Internet è li dentro. E come sappiamo non è più web, ma è Apps. Le applicazioni per i device mobili sono facili da capire e da fare e le nuove generazioni lo sanno. Quindi speriamo nei nativi digitali culturalmente coscienti del momento e con molti meno complessi di inferiorità verso i ragazzi americani che creano queste cose.

Non guasterebbe una maggior visibilità per dei role model positivi, storie di ragazzi come loro, che finiscano sotto i riflettori per avercela fatta a realizzare cose belle con successo internazionale. C’è comunque molto fermento testimoniato dal fatto che molte istituzioni stanno organizzando vari eventi di startup competitions. Anche H-Farm lo fa con il duplice obiettivo di selezionare idee e di valorizzare gli investimenti fatti.

Perchè in Italia il venture capitalism stenta a decollare, non ci sono idee o forse non siamo ancora maturi per tale iniziativa?

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Le idee ci sono, ma forse è il framework generale sul quale nascono che non fa maturare nel modo giusto i ragazzi. Mi spiego. In Italia c’e’ un conflitto sociale assurdo sul tema del lavoro e anche se i giovani di oggi spesso hanno una mentalità nuova su questo tema, vengono traviati dalle vecchie generazioni e finiscono per preoccuparsi non tanto di fare esperienza e crescere le loro idee quanto di cercare subito un contratto di lavoro sicuro sacrificando i loro sogni.

L’assenza di modelli positivi con storie belle alle quali ispirarsi fa il resto. E qui un po’ di responsabilità c’e l’hanno anche la stampa e i giornalisti che raccontano poco queste cose e quelle poche volte spesso lo fanno con un tono più di curiosità che di reale analisi economica.

Nessuno in Italia sa che Google fattura 21 miliardi di dollari e ne fa quasi 7 di utile netto dopo le tasse. Molti si stanno ancora domandando come fa a guadagnare cosi tanto. Questa è una colpa non da poco della stampa.

Dall’altro lato c’e’ il mercato, ed il venture capital. Il primo problema è che in Italia non c’e’ un reale mercato di M&A (merger & acquisition) di startup 2.0. I grandi player, le grandi aziende Italiane, non comprano startup e gli stranieri non investono facilmente in Italia.

I venture capital che investono sull’innovazione sono pochi (4/5), hanno pochi soldi (meno di 100milioni) e guardano uno spettro troppo ampio (dal biotech, al nanotech, dal energia al ict generico) e non possono essere competenti su tutto quanto. Quindi, il risultato è ben pochi investimenti.

Inoltre il mercato sta cambiando il format. Gli investimenti sul web hanno un taglio più piccolo (anche qualche decina di migliaia di euro per partire) ma richiedono sostegno. Infatti in US stanno partendo tantissime iniziative di venture incubator (Y-Combinator, Techstar, Sproutbox) molto simili a H-FARM.

Noi comunque abbiamo suggerito una cosa molto semplice al ministro Brunetta quando è stato da noi. Creare un vantaggio fiscale per l’acquisto delle startup alle aziende, a patto che dentro ci sia un venture capital. In questo modo il venture capital diventa un certificatore, la startup trova un mercato e le aziende hanno un vantaggio economico. Questa semplice cosa darebbe fiducia alla nuova imprenditorialità e genererebbe innovazione e nuovi posti di lavoro. D’altronde questa prassi già oggi esiste per l’acquisto di un macchinario o per fare un nuovo prodotto, perchè non farlo anche per una startup che innova un processo.

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Puoi raccontarmi la storia di H-FARM, quando nasce e come?

H-FARM nasce a Gennaio del 2005. Dopo E-TREE ho pensato che era giusto restituire un po’ di quella fortuna che avevo avuto ai giovani ed aiutarli a partire con il loro progetto sulla rete. Sono terribilmente convinto che i giovani d’oggi abbiano delle opportunità pazzesche rispetto alla mia generazione per mettersi in gioco. Internet sta cambiando tutti i modelli di business e ci sono mille opportunità da raccogliere. Solo che oltre a credere finanziariamente nei ragazzi bisogna anche aiutarli nelle cose pratiche, aiutarli a posizionare il modello, e presentarli verso il mondo del business ed H-FARM fa questo.

H-FARM è collocata in alcuni rustici nel mezzo di un azienda agricola enorme, di fronte alla laguna a due passi dall’aeroporto e Venezia. E qui c’è un grande sogno che è quello di trasformare progressivamente quest’area in una piccola Silicon Valley e secondo me si può fare. Questi rustici, 80 anni fa hanno dato il via ad un economia importante che ha cambiato il volto alla nostra regione. Oggi la storia si può ripetere e abbiamo il dovere di provarci se vogliamo assicurare un futuro ai nostri bambini.

Per il come, è semplice. Abbiamo fatto una società e siamo partiti. Ad oggi abbiamo investito in oltre 21 aziende, 13 in Italia, 5 in US, 2 in Uk e 1 in India. 8.6 milioni di euro di finanza privata, e tutte le iniziative hanno un minimo comun denominatore, Internet ed il mercato. I nostri investimenti prima di tutto vengono motivati da un esigenza di mercato.

Non si può fare innovazione in Italia partendo dalla ricerca, non abbiamo il marketplace attorno a noi (la silicon valley) che possa trasformare questa ricerca in business. Questa cosa è molto importante. Pochi posti al mondo possono permettersi quello che accade in silicon valley, nell’area occidentale c’e’ qualcosa in scandinavia e israele nel mondo internet related.

Qual è il progetto più importante?

Tutti i progetti su cui abbiamo investito sono importanti, diciamo che alcune aziende posizionate sul b2c, come ZOOPPA, Wishpot e Thounds hanno una grande potenzialità per moltiplicare il loro valore. ZOOPPA in particolare è entrata nella sua fase matura e credo che nel 2011 dovremmo vedere se riescono a chiudere con qualche grande player.

Volendo identificare il progetto più importante, io direi H-FARM nel suo complesso. L’ambizione è creare la più importante piattaforma europea di incubazione e venture capital nel settore seed stage (la prima fase, quella dell’idea che diventa azienda, la più complessa). Una piattaforma con due importanti punti di appoggio verso US e India, Seattle e Mumbai. E un domani chissà forse il Brasile. Mondi dove la crescita della popolazione si accompagna ad una rapida trasformazione in chiave tecnologica delle abitudini degli utenti.

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Quali sono i prossimi passi?

In queste settimane stiamo facendo un ulteriore passaggio, nel capitale di H-FARM stanno entrando nuovi soci che aumenteranno il capitale e ci daranno la possibilità di fare nuovi investimenti, sia in nuove iniziative che nel rafforzamento della nostra struttura. Nei prossimi mesi inoltre cresceremo anche a livello di spazi fisici. Sono partiti degli importanti progetti di ristrutturazione di altri rustici. Nel 2012 la campagna di ca’ tron sarà piena di giovani se tutto va bene

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Riccardo Donadon, nasce a Treviso; dopo la maturità classica e qualche anno a Psicologia, nel 1990 inizia a collaborare con il padre nell’attività di famiglia, ma è forte la passione e l’attrazione per il mondo dei sogni americano: cinema e Internet. Alla metà del 1995, accetta l’invito a creare un gruppo di lavoro che racconta attraverso Internet la realtà sportiva Benetton nel mondo e, pochi mesi dopo, da vita al primo centro commerciale virtuale Italiano, Mall Italy Lab (http://www.mall.it). Ceduto nel 1999 a Infostrada e tutt’ora presente come area commerciale nel portale Libero.it

Nel Settembre del 1998 arriva la svolta: Riccardo Donadon lascia Verde Sport con le 8 persone che lo avevano accompagnato nell’avventura Mall e fonda E-TREE (www.e-tree.com). Da qui in poi si ragionerà solo in termini di energia, di entusiasmo e di pura e-speed.

E-TREE sotto la guida di Riccardo Donadon, diventa in pochi mesi la società punto di riferimento in Italia per il modo di intendere il mondo del lavoro, la mentalità informale, la velocità di crescita, la metodologia di business e naturalmente per la competenza nelle soluzioni realizzate. Nel 2001, raggiunti i 26 miliardi di fatturato e i 160 dipendenti viene ceduta al 100% al gruppo Etnoteam.

Nel settembre del 2003 Donadon lascia E-TREE e per circa un anno si dedica alla cura del suo giardino, cercando di rilassarsi e riflettendo su nuove idee e nuove possibili iniziative.

Nel gennaio 2005 Donadon fonda H-FARM, il primo incubatore privato italiano, nato con l’obiettivo di trasformare idee innovative in startups di successo. H-Farm fonda il suo primo epicentro a Treviso, nella campagna di Cà Tron, è operativa da maggio 2008 anche una sede a Seattle, USA, il secondo epicentro di business, ela sede a Mubai, India, il terzo epicentro.