Aglio, fravaglie, fatture ca nun quaglie…

Ci siamo, cari miei lettori, c’era da prevederlo, anche il “riposo eterno” viene messo in discussione da questa nostra società sempre più freneticamente ed ossessivamente votata al presenzialismo sempre, dovunque, comunque….

Premesso che siete liberi di toccare quel che più scaramanticamente vi aggrada – ferro, legno o altri oggetti che l’educazione non mi permette di citare in modo diretto – per poter continuare a leggere questo breve articolo con quel minimo di protezione sufficiente, tornando all’oggetto della questione qui di riposo non ci sarà manco l’ombra, e quel che temo che invece resterà eterna la rottura di zebedei, cari miei!

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Sì, perché pochi giorni fa è stato avviato in Italia il primo social network del caro estinto, che si prefigge, sulla scia dei suoi famosi cugini destinati però ai vivi e vegeti – tipo facebook o linkedin – di gestire, diciamo così, la “continuità della presenza della buonanima”, teoricamente per sempre.

Non vorrei essere frainteso, perché – in tutta onestà – che dietro ci sia la volontà di fornire un servizio che possa essere anche utile è sicuramente indiscutibile: ad esempio per informare su un decesso improvviso chi vive lontano o verso chi si sono perse le tracce da tempo, oppure per permettere ai parenti ed agli amici i mantenere vivo il ricordo del beneamato, o beneamata, inserendo ricordi e necrologi direttamente nel sito.

Questo è tutto vero, così come è certo che questa tipologia di offerta spopola da tempo negli Stati Uniti e anche in Europa ha molti estimatori; basti pensare alla sola Germania dove un analogo sito sta mantenendo on-line ben centomila tombe virtuali, ma (purtroppo) io sono un italiano e per giunta le origini antiche della mia famiglia hanno sangue meridionale: non ce la faccio a pensare benevolmente a queste cose, come non riuscirei a pensare, come ho sentito che succede, di lasciar scritto di farmi sotterrare con un telefono cellulare carico nella tomba, perché “non si sa mai”.

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No, non ci riesco. Io, tecnologo non solo per lavoro, ma anche per passione, sento che ci sono dei limiti che forse è bene non superare, o no? Adesso mi viene voglia di andare in facebook per vedere se chiede la mia amicizia il mio trisavolo oppure Giulio Cesare, chissà. Magari si può anche progettare un social network in cui seguire da remoto delle sedute spiritiche o cose simili, se non c’è già.

Comunque, in ogni caso, vi suggerisco di tenere a mente un potente scongiuro contro il malocchio, frutto della fantasia del compianto Peppino de Filippo e che mise in bocca ad una delle sue più celebri maschere che coloro che hanno superato gli anta forse si ricorderanno, ovvero Pappatone: “Aglio, fravaglie, fatture ca nun quaglie; corna, bicorna, cape ‘e alice e cape d’aglio” per la traduzione, provate a vedere sullo strumento per le lingue di google da napoletano a italiano, magari lo trovate….Meditiamo, gente, meditiamo 🙂

Tratto dall’editoriale della Newsletter di DMO!

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