Alice nel paese delle tecnologie

Intervista a Pietro De Viola, autore del libro “Alice senza niente “

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“Stiamo vivendo un periodo di profonda crisi, in cui la generazione 2.0 possiede uno strumento, anzi più strumenti integrati, che possono rappresentare il punto di partenza per una via d’uscita. Le crisi si superano con la ricerca e la creatività. Internet permette di sfruttare al meglio entrambe”

 


Pietro De Viola, fino a pochi mesi fa era un’illustre sconosciuto, un ragazzo come tanti che inseguiva i suoi sogni; ad un certo punto Pietro ha capito che non gli bastava più sognare e che era giunto il momento di provarci, di provare a realizzare i suoi desideri facendoli diventare realtà. Tutto ciò non sarebbe stato possibile forse solo dieci anni fa, ma oggi sì, grazie alle nuove tecnologie che permettono di abbattere il muro della comunicazione tradizionale. Il libro che ha scritto “Alice senza niente “ diventa un mezzo per comunicare e non più il fine ultimo.

Un esperimento, un tentativo ben riuscito di self marketing, un’innovazione, un’allegoria o la premessa per un nuovo e-novel è Alice senza niente di Pietro De Viola, e-book approdato sulla rete il 28 ottobre 2010 dopo due mesi di suspence.  Colpisce la capacità dell’autore che ha saputo evocare e fissare una figura della vita quotidiana contemporanea, facendole vivere, ancor prima di nascere, un percorso del tutto particolare: due mesi di viral marketing che avevano come scopo tener segreto il contenuto del libro.

Una tecnica diversa che ispira ammirazione, considerando che è un prodotto orfano di casa editrice.

E’ un racconto istruttivo con molte cose da dire, affascina perché è carico di tematiche espresse, alcune sottese ma comunque evidenti ai nostri giorni: la crisi, la disoccupazione, la spinta all’innovazione creatrice salva vita, la verità dei rapporti umani che tengono duro anche di fronte alle disillusioni, la voglia di recidere il negativo, la rete che offre ancora sogni da realizzare.

Il tutto all’interno di un blog promozionale e vitale come un incubatore di idee, e così, per capirci qualcosa in più, abbiamo chiesto all’autore perché ha scelto questo mezzo espressivo per iniziare e lui così ci risponde:

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“Sarò sincero: non ero mai stato, prima dell’esperimento Alice senza niente, un amante dei blog. Capisco come il limite fosse tutto mio: non riuscivo ad appassionarmi alla questione. Poi però, studiando il mio planning per la promozione del libro, ho cominciato a conoscere meglio questa generazione dei blog. E mi sono accorto che mi piaceva. La condivisione delle informazioni è la chiave di tutto, anche di quell’umanità che molti vedono come lontana da internet.”

Ed è un racconto, il pezzo di una storia che sembra altrui ma è di tutti, raccoglie ed offre un concetto che in tempi di crisi sembra un illusione: la speranza. Che cosa è la speranza ai tempi della generazione Web 2.0?

Paradossalmente la speranza della generazione web 2.0 è rappresentata dalla stessa generazione web 2.0. L’ho detto e lo ripeterò: la situazione macro-economica attuale è una delle peggiori da oltre un secolo. C’è però una profonda differenza, un’arma in mano alla generazione in questione, uno strumento, anzi più strumenti integrati, che possono rappresentare il punto di partenza per la via d’uscita. Le crisi si superano con la ricerca e la creatività. Internet permette di sfruttare al meglio entrambe.

Libro breve, simbolico, nel quale si segue il “volere necessariamente tener duro” di Alice, può la rete dare una risposta in termini di innovazione che produce un profitto? E come?

Credo che gli esempi di innovatori che hanno accumulato grandi profitti grazie alla rete si sprechino. Nel mio caso specifico devo dire che me lo auguro, anzi ne sono convinto. La rete può farlo, io credo, ma la prospettiva è necessariamente di lungo periodo. Il progetto non può fermarsi alla prima fase, quella della diffusione nazionale.

<< Infine l’idea si svela tanto completamente da percepirne appieno i contorni netti e precisi: un libro scriverò, un libro!>> Leggere un libro elettronico è una prova nuova, lei ce lo ha proposto inserendo varie tematiche: il futuro incerto, i colloqui di lavoro dagli esiti capricciosi ed irregolari, l’insoddisfazione sociale e professionale, la caparbietà ed un’unica soluzione fatta in tre: la rete, lo schermo e la speranza dei click! Da questo vaso di Pandora sono uscite tutte le incertezze possibili, quindi in fondo c’è una speranza virtuale ma non fasulla?

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Io credo che la differenza tra virtuale e reale sia ormai caduta del tutto. La nostra vita quotidiana è un mondo integrato reale-virtuale. Nel mio caso, la speranza è rappresentata dall’aver utilizzato il “mondo virtuale”, quindi contemporaneo, per la diffusione di un prodotto culturale vecchio quasi quanto l’uomo.

E’ autobiografica? A questo punto possiamo dire che è la sua prima memoria culturale virtuale.

Alice senza niente non è la mia storia, è purtroppo la storia di tanti miei coetanei che mi hanno scritto in questi mesi, circa 600 ragazzi e ragazze che si sentono abbandonati dalle istituzioni, con tanta forza interiore ma perduti dietro ai no di ogni giorno, e con pochissime speranze per il loro futuro di vita. Il dramma è questo, che Alice non sono io, sono tantissime persone.

Quali esigenze, scopi, testimonianze porta in sé questo racconto? La voglia di comunicare da sola non porta innovazione?

Non credo che basti la voglia di comunicare per avere l’ “Innovazione”. Credo che il progetto debba necessariamente essere più complesso, un piano integrato che coinvolga comunicazione, studio della psicologia dell’utente e originalità. Insieme ad un prodotto culturale quantomeno buono, questo è il presupposto.

Lo scopo fondamentale era che se ne parlasse. Non solo del libro, ma anche della tematica che questo porta con sé. Il precariato e la disoccupazione tarpano le ali ad una generazione che vorrebbe contribuire alla società regalandole tutta la sua freschezza e allegria. Per anni si è fatto semplicemente finta che questo problema, anzi questo dramma, non esistesse. Ancora oggi, da molte parti, sentiamo la solita cantilena: “I giovani devono darsi una mossa, è stato difficile per tutti, anche 30 anni fa”. Beh, la novità è questa: non è vero, non è mai stato così difficile farsi spazio.

Alice senza niente rappresenta una speranza: quella di un giovane laureato disoccupato da sempre, che a costo zero crea una campagna da decine di migliaia di euro. Giusto per dire: valgo, anzi valiamo, molto più di quello che volete farci credere.

Le domande sono un buon segno e le risposte che si possono dare sono un vero capitale da investire, allora forse non è vero che tutto è stato scritto e tutto già fatto. “Ciò che ho imparato, non lo so più. Il poco che ancora so, l’ho intuito per caso”, diceva Nicolas-Sébastien Roch de Chamfort, ma forse la rete non offre solo casi, ma opportunità.

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Intervista a cura di Antonio Savarese, Emma Gabriele.

 

Pietro De Viola è nato a Barcellona Pozzo di Gotto, cittadina in provincia di Messina, nel 1980. Nel 2007 si è laureato, con il massimo dei voti, in Scienze Politiche ad indirizzo politico-economico.

Ha partecipato ai progetti europei Erasmus e Leonardo Da Vinci e ha vissuto per questo nella catalana Barcellona, prima come studente dell’ Universitat Autonoma de Barcelona, poi come educatore tirocinante nell’Organizzazione non governativa Fundaciò Akwaba.

In Italia, dopo una lunga serie di lavori precari e, molto spesso, sottopagati (agente immobiliare, insegnante privato di chitarra classica, operaio generico, cassiere, magazziniere, repartista, insegnante privato di statistica ed economia politica, venditore telefonico, operatore fiscale) ha deciso di dedicarsi alla sua passione di sempre: la scrittura.

E’ così nato il romanzo gratuito Alice senza niente (scaricabile dal sito www.alicesenzaniente.altervista.org), che, affrontando tematiche relative alla disoccupazione giovanile ed al precariato, è divenuto, secondo la definizione data da Wikipedia, il primo fenomeno editoriale in rete mai verificatosi in Italia.

Tutto questo non ha cambiato di una virgola la vita del siciliano De Viola: il suo sogno è ancora di lavorare in banca. Tutta questa creatività lascerà che rimanga solo un sogno?