A colloquio con il responsabile italiano della nuova divisione per la machine communication, che l’operatore promuove con funzionalità e interfacce dedicate
Dopo la sua partecipazione al convegno di presentazione dei dati di mercato relativi alla Internet of Things italiana – circa un miliardo di valore con sei milioni di oggetti rappresentati da altrettante Sim card, secondo gli Osservatori del Politecnico di Milano – Marco Canesi di Vodafone Italia ha concesso a DMO un approfondimento sul ruolo di un grande operatore di telefonia mobile nel supporto alle applicazioni della “rete degli oggetti”. Per l’Italia e la Turchia, Canesi è sales marketing manager della divisione “M2M”, una divisione costituita più di tre anni fa nel gruppo Vodafone. «Ci siamo resi conto – spiega Canesi – della necessità di seguire un’area in significativa crescita con strumenti e personale adeguato. La comunicazione machine-to-machine entra inevitabilmente nel core business dei clienti per rendere i processi più efficienti, trovare nuovi modi di fare le cose o presentare al mercato proposte completamente diverse. Vodafone poi è presente su scala globale e una squadra di specialisti è in grado di anticipare i trend a livello locale ed esportarli altrove».
Oggi la divisione in tutto il mondo è costituita da 250 specialisti, presenti non solo nelle “nazioni Vodafone”, ma anche là dove l’operatore non gestisce direttamente una infrastruttura o dove gli stessi clienti devono adattare prodotti e offerte ad altre realtà. «Come dimostrano i numeri – dice Canesi – le applicazioni M2M sono un comparto che cresce molto anche in Italia, dove la mia squadra, una decina di persone, interagisce con tutta la struttura commerciale Vodafone, ma può servirsi delle esperienze dei colleghi all’estero su determinati segmenti applicativi. Ovviamente per certe cose è la divisione italiana a fare da centro di competenza. Un esempio è il supporto fornito a Cobra Telematics, un colosso internazionale dei box assicurativi installati a bordo delle automobili».
Canesi ricorda che accanto a un servizio di questo tipo, un tema molto interessante è quello delle applicazioni rivolte direttamente all’utente della connected car, il consumatore. «Il servizio Vodafone Drivexone è uno dei primi tentativi di muoversi in un ambito più B2C. Consiste in un piccolo dispositivo da montare sulla porta diagnostica (Odb) dell’auto per tenere sempre sotto controllo lo stato della propria vettura, monitorandola da remoto con lo smartphone». Un altro caso di eccellenza tutto italiano è quello di Carel, produttore di sistemi di refrigerazione/climatizzazione con clienti Oem, con fabbriche in Italia, Cina, Brasile, Usa. Grazie ai servizi M2M Vodafone, Carel ha incrementato la sua presenza internazionale, differenziandosi anche nell’offerta di servizi di telecontrollo.
Che cosa significa adattare una infrastruttura globale alle specificità della comunicazione M2M? «Vodafone ha lavorato molto sulle aree “scoperte” di una rete progettata in origine per gestire un traffico molto diverso – afferma Canesi. La rete cellulare è pensata per “servire” tanti individui che hanno in mano una singola Sim, mentre nel dialogo macchina-macchina, il cliente deve gestire tantissime Sim che svolgono poche funzioni ma hanno bisogno di un controllo molto diretto». Se qualcosa non va, l’abbonato può chiamare il call center, mille sensori non possono farlo. «Per rispondere a questa esigenza, Vodafone ha creato un “core” dedicato alla M2M dentro la sua infrastruttura, con funzionalità dedicate che il cliente può utilizzare per avere il pieno controllo su dispositivi – pensiamo per esempio ai sistemi di telelettura dei contatori di una utility – che di fatto rappresentano una estensione della rete del cliente».
Ci sono applicazioni della IoT, come quelle previste per la cosiddetta “smart city” che faticano a sviluppare tutto il loro potenziale. Internet degli oggetti, specie quando questi oggetti sono fissi, potrebbe servirsi di forme di connettività alternative alle reti tradizionali? «Per molti versi le reti cellulari hanno invece favorito lo sviluppo del traffico M2M che di fatto sfrutta una infrastruttura che c’è già ed è molto capillare. Non c’entra il fatto che le cose da collegare siano fisse o mobili, conta la rete che offre maggiori economie e vantaggi». Il possibile uso di reti radio alternative, conclude il responsabile della divisione M2M Vodafone, viene studiato, ma finora nessun sistema riesce ancora a offrire i vantaggi della rete mobile.