D’ora in poi chi si spaccerà per qualcun altro in chat utilizzando anche solo il nickname rischierà il carcere
La Corte di Cassazione ha deciso di estendere anche alle chat il reato di “sostituzione di persona”. Chi fingerà di essere qualcun altro sul web, utilizzando anche solo il nickname, rischierà fino ad un anno di carcere. La decisione è stata presa in seguito ad un caso avvenuto in Italia.
Spacciarsi per il datore di lavoro per vendetta
Una donna aveva divulgato su un sito per incontri il numero di telefono della propria datrice di lavoro e si era spacciata per lei, il tutto per vendicarsi di un presunto soppruso. La vittima, ignara dell’accaduto, è stata tempestata di SMS e immagini pornografiche e ha ricevuto numerosi insulti a causa del suo rifiuto ad incontrare i suoi molestatori.
“Non può non rilevarsi al riguardo che il reato di sostituzione di persona ricorre non solo quando si sostituisce illegittimamente la propria all’altrui persona, ma anche quando si attribuisce ad altri un falso nome o un falso stato ovvero una qualità a cui la legge attribuisce effetti giuridici, dovendosi intendere per nome non solo il nome di battesimo ma anche tutti i contrassegni di identità”, si legge nella sentenza dei giudici della Suprema Corte. Per avviare un procedimento legale non devono però esserci dubbi sulla riconducibilità dei nickname ad un’unica persona.