Dopo cinque anni la crisi ci riconsegna una Europa più debole
Alle prossime elezioni europee per la prima volta si parlerà di Europa. Enrico Letta, intervenuto ieri pomeriggio a Milano a un convegno promosso dall’Ispi, non ha dubbi: le elezioni per il rinnovo degli europarlamentari saranno sganciate dal risultato interno e “si discuterà dei problemi dell’Europa: euro, immigrazione, occupazione”.
Secondo l’ex premier “l’Europa ha vissuto il disastro economico più pesante dalla fine della seconda guerra mondiale”. Si sono buttate via montagne di denaro; persi centinaia di migliaia di posti di lavoro. E’ aumentato il debito pubblico di tutta l’Eurozona. La crescita è stata pari allo zero o addirittura sottozero. “Ovunque è cresciuto un sentimento negativo verso l’Europa”. Così Letta sintetizza lo tsunami che si è abbattuto sul Vecchio Continente che ha ridisegnato la geografia del potere. “Sale il consiglio d’Europa e scende la Commissione”. Perde cioè terreno l’idea di una Europa comunitaria a tutto vantaggio di un solo attore. “Oggi la Germania ha un ruolo diverso e rafforzato rispetto a prima” constata Letta che ricorda altresì la centralità a cui è assurta negli ultimi anni la Corte Costituzionale tedesca, dai cui giudici passano tutte le decisioni più importanti, a partire dal fondo salva-Stati europeo Esm, fortemente voluto da Mario Draghi.
Ma nonostante questi ostacoli, nuove e importanti decisioni aspettano di essere adottate. “Ha ripreso piede nel mondo l’idea di multilaterismo” enfatizza l’ex premier. Sono tornati a crederci gli USA e l’amministrazione Obama dopo gli anni bui di Bush. E l’Europa così come l’Italia – sottolinea Letta – necessita di decisioni condivise. Le stesse che hanno portato ai risultati conseguiti in questi sessanta e più anni di vita del sogno europeo. E di cui oggi più che mai c’è bisogno. A partire dal TTIP, l’accordo transatlantico di libero scambio al centro del round di negoziati tra Usa ed Unione Europea, che dall’abbattimento delle barriere non tariffarie porteranno – almeno così auspica Letta – vantaggi per tutti i cittadini dell’UE.
L’abbattimento delle frontiere è uno dei risultati raggiunti dall’integrazione europea, ricorda Letta. Ma oggi questo non basta più. Anzi, per qualcuno rappresenta un pericolo. Letta non nasconde la possibilità che possa farsi largo una forte ondata antieuropeista. A partire dal tema dell’immigrazione che potrebbe coagulare un massiccio consenso attorno a un nucleo di populisti di tutti i paesi. Ma per Letta questa possibilità non rappresenta solo un pericolo, ma una sfida da raccogliere. “Il movimento no-euro ci costringe a spiegare perché della moneta unica non si può fare a meno, soprattutto in Italia”. E di come l’integrazione europea abbia portato vantaggi per tutti i cittadini dell’Unione. “Pensiamo all’Erasmus, il cui valore simbolico a fronte di un costo basso, è enorme. L’Erasmus dei padri degli europei di oggi venne fatto con le baionette” scherza Letta. Ed è anche da qui che bisogna ripartire. L’ex-premier auspica in proposito che l’educazione scolastica non rimanga tutta in mano esclusivamente agli stati nazionali. E si fa portavoce della proposta di estendere anche alle scuole superiori programmi di scambio come l’Erasmus.
Letta scende poi più nel concreto di quelle che dovranno essere le prossime decisioni che l’Europa non può più permettersi di rimandare. A partire dal settore energetico, dove da più parti si auspica l’adozione di provvedimenti concertati al posto delle decisioni prese fino ad oggi ognuno per conto proprio. “Il pericolo – mette in guardia Letta – è quello di perder definitivamente il vantaggio competitivo nei confronti degli USA”. Anche il settore delle TLC necessita di un intervento importante. L’ex premier in proposito constata che oggi sono più di 70 gli operatori in campo a livello europeo, troppi per poter competere ad armi pari con gli operatori USA e cinesi, gli unici che possono effettuare acquisizioni sul mercato europeo. E non il contrario.
“L’Europa o è unita o non sarà in grado di competere nel mondo. Nessuno da solo può reggere la sfida delle nuove potenze economiche” afferma senza mezzi termini. “Nel G8 del 2024 o ci saremo come Europa o non ci sarà nessun paese europeo a competere, superato da nuove potenze grandi fino a vent’anni fa solo come numero di abitanti e che ora lo sono anche per la loro economia” continua. Questo obbliga i paesi membri a trovare un terreno comune d’intesa. A partire “dai valori che condividiamo come europei, diversi e più forti di quelli che condividono altri continenti” afferma con convinzione Letta. Parole d’elogio infine anche per l’opera del premier Matteo Renzi nel tentativo rinnovato durante l’ultimo vertice con Cameron di convincere la Gran Bretagna a restare agganciata all’UE. Non bisogna cedere alla tentazione di ritenere che si possa fare a meno della Gran Bretagna – ammonisce Letta – anche per il ruolo simbolico che ciò riveste per il futuro e che dunque “bisogna spingere affinchè resti a bordo della Ue”.