Twitter non è ancora una società quotata in borsa, ma il valore su cui si fonda la più giovane azienda che orami compete in termini di popolarità con Facebook è di 3,7 miliardi di dollari, cifra messa a disposizione da gruppi di investimento privati.
Non male per una società nata poco più di tre anni fa. Era infatti il 15 luglio del 2006 quando fu messo pubblicamente a disposizione degli utenti internet il rivoluzionario sistema di messaging basato su una comunicazione a 140 caratteri.
Quasi 4 miliardi di dollari puntai sulla fiducia, su aspettative di crescita e, ovviamente, di business. Risultati sorprendenti, se vogliamo, considerato che l’azienda non ha ancora trovato un metodo efficace per monetizzare i 175 milioni di utenti che utilizzano il social media.
Sì, è vero, Twitter si sta muovendo sulla stessa logica e modello di business che hanno ispirato le attività dei cugini Google e Facebook: incorporare il servizio pubblicitario all’interno del proprio ambiente, ma la formula sinora adottata è ancora in fase embrionale.
Nel corso del 2010 si stima che Twitter porterà a casa un fatturato advertizing di 50 milioni di dollari, questo almeno è quanto rivela la società di ricerca eMarketer.
Accanto a questa cifra si devono poi aggiungere i compensi che Twitter riceve da Google e Microsoft perché essi possano ospitare sui propri search engine i messaggi a 140 caratteri, compensi che non sembrano essere noccioline, ma milioni di dollari.
Il valore di Twitter è cresciuto soprattutto nell’ultimo anno. Nel 2009 gli investimenti che gravitavano attorno ai cinguettii distribuiti in rete erano di circa 1 miliardo di dollari. Secondo l’autorevole Pew Research Center, negli Stati Uniti Twitter è oggi utilizzato dall’8% del popolo internet.
La fascia di età più affezionata all’innovativo sistema di messaging è quella compresa tra i 18 e i 29 anni, 14%, e in generale si manifesta una tendenza di utilizzo inversamente proporzionale all’aumentare dell’età.