Trapianti hi-tech, bronchi in 3D salvano la vita a un bebè

E’ stupefacente constatare il livello tecnologico a cui si è arrivati in medicina, in questo caso nel delicatissimo ambito dei trapianti: la vita di Garret Peterson, un bimbo di 18 mesi affetto da una patologia che gli causava un’ostruzione delle vie aeree, è stata salvata da un intervento avveneristico con l’ausilio di bronchi stampati in 3D.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Già a fine febbraio un altro bimbo americano era stato salvato da un intervento con l’utilizzo di un cuore in 3D, a Louisville nel Kentuky.

Sempre negli Stati Uniti è avvenuta anche questa straordinaria operazione, per mano dell’équipe dell’University of Michigan. In verità non è la prima volta che questi medici si trovano alle prese con un intervento di questo tipo, ma l’idea è quella di introdurre questo sistema come prassi standardizzata all’interno dell’ateneo.

Si tratta di una grave forma di tracheobroncomalacia, la malattia di cui è affetto il piccolo, una patologia che comporta l’ammorbidimento della trachea e dei bronchi, che si assottigliano fino a diventare due fessure che si chiudono facilmente impedendo il passaggio dell’aria.

Si è arrivati all’intervento dopo mesi trascorsi in ospedale, quando finalmente il padre del bimbo, venuto a conoscenza della rivoluzionaria procedura ha deciso di contattare l’ospedale.

Uno spiraglio di speranza

Ma in cosa consiste questo singolare intervento?

Dopo una scansione delle vie aeree, si passa a riprodurre due bronchi sintetici con una stampante: i nuovi bronchi in 3D, realizzati con un materiale che dovrebbe riassorbirsi nell’arco di due o tre anni, sono stati impiantanti lo scorso 31 gennaio. Il tempo necessario perché la trachea torni ad espletare le sue funzioni in modo normale.

Leggi anche:  Apple userà il chip M2 Ultra sul cloud per l’IA

Glenn Green, uno degli autori dell’intervento, commenta così i risultati ottenuti: “Questa malattia mi ha frustrato per anni, e ho visto molti bambini morire. Vedere il dispositivo funzionare per due volte aumenta le speranze anche per tutti gli altri piccoli pazienti”.