“Funambol è un prodotto open source, è un componente cruciale del mobile cloud e il suo framework è adatto per moltissimi sistemi, dai telefoni ai navigatori satellitari” Cuore del progetto è la sempre crescente community, al Community Manager Stefano Maffulli abbiamo posto alcune domande.
Funambol il più grande progetto open source al mondo nel mercato del cloud computing per dispositivi mobili, sviluppa software per cellulari, ad oggi scaricato via Internet da più di tre milioni di persone. Il software Funambol porta la posta elettronica sui cellulari, insieme con la sincronizzazione della rubrica, dell’agenda e molto altro.
Con lo sviluppo dei device mobili, il software diventa centrale, quali saranno le prossime novità?
Difficile prevedere il futuro in un settore così dinamico, ma alcuni trend mi sembrano molto chiari: l’affermarsi del mobile cloud computing, con l’internet delle cose e il trionfo dell’open source.
Se il cloud computing ha smaterializzato le sale server e ha reso i desktop più leggeri, il mobile cloud sta dando più importanza ai dispositivi mobili. Con risorse hardware limitate, i cellulari si stanno aprendo a Internet per accedere ad informazioni in tempo reale, solo quando serve. Per esempio, in passato le mappe erano caricate sulla memoria fisica dei cellulari e gli aggiornamenti erano distribuiti come file da tenere fissi sul navigatore o sul telefono. La tendenza recente invece è di tenere le informazioni sulla ‘cloud’ e ottenere le informazioni sulla navigazione solo quando serve. Lo stesso accade per i contenuti generati dall’utente, come foto e video: i servizi di condivisione contenuti online stanno aumentando. Ormai non è più necessario tenere centinaia di foto archiviate sui telefoni oppure passarle al desktop prima di condividerle con gli amici. La prossima generazione di telefoni rende possibile accedere universalmente ai vari flickr, picasa, facebook, direttamente dal dispositivo.
Un trend collegato vede l’aumento di dispositivi mobili che non sono telefoni, ma che attraverso il collegamento a Internet danno informazioni e guadagnano ‘intelligenza’. Dalle cornici per foto alle macchine fotografiche, alle stampanti a dispositivi diversi come il Chumby, tutti sono collegati al mobile cloud e da questo traggono dati e informazioni.
Infine l’open source, che sta trionfando nel campo mobile: Nokia, il più grande produttore di telefoni al mondo, ha rilasciato i sorgenti completi di Symbian. Inoltre si è alleata con Intel, il più grande produttore di chip, per continuare insieme lo sviluppo di un sistema operativo basato su Linux, MeeGo, generico per dispositivi mobili. Gli annunci di nuovi telefoni Android hanno dominato il recente MWC a Barcellona. L’open source è ormai una realtà affermata anche nel mobile, che vedeva fino a pochissimi anni fa il primato dell’hardware e delle reti chiuse.
Quali sono le novità della community Funambol?
Funambol è al centro della rivoluzione in corso: è un prodotto open source, è un componente cruciale del mobile cloud e il suo framework è adatto per moltissimi sistemi, dai telefoni ai navigatori satellitari al Chumby.
Per la community stiamo rinnovando i programmi Sniper, Code Sniper e Phone Sniper. Questi programmi sono il sistema con cui Funambol stimola la partecipazione della comunità all’innovazione e allo sviluppo. La
nuova versione del Code Sniper è ispirata ai concetti di Agile programming: a chiunque contribuisca al codice o alla documentazione viene riconosciuto un premio che va da $50 a $500 e oltre. Con questo metodo sono in corso di sviluppo il client Thunderbird 3 e un nuovo client per WebOS (Palm). Si possono anche proporre nuovi progetti.
Il programma Phone Sniper invece concede premi a chi completa un ciclo di quality assurance da un device. Ogni test completato vale $25.
Come si evolverà nei prossimi anni il mercato business legato al software libero e in che modo le comunità interagiranno in futuro con le aziende?
Con la diffusione dell’open source nel mobile, il ruolo delle comunità di sviluppatori indipendenti sarà sempre più importante. Le aziende dovranno acquisire le competenze necessarie per saper gestire l’interazione con soggetti terzi che non sono nè clienti ‘classici’ e nemmeno ‘classici’ fornitori. Sono necessari cambiamenti culturali nelle aziende, ma mi pare che questi siano già in atto: le aziende che non sapranno rinnovarsi in questo senso sono destinate all’oblio.
Cosa bisogna fare per raggiungere il traguardo dell’interoperabilità?
Credo che la cosa migliore da fare sia impedire la brevettabilità del software in modo che tutti i protocolli e formati siano liberamente implementabili. Prima che il sogno si realizzi però si può fare molto in questa direzione, convincendo gli enti di standardizzazione a non approvare formati coperti da brevetti concessi con policy restrittive.
Su cosa lavorerai nel 2010?
L’obiettivo sarà di continuare ad aumentare l’integrazione tra l’azienda Funambol e la sua comunità di utenti e sviluppatori. Gli aggiornamenti dei programmi Sniper vanno in questa direzione.
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Stefano Maffulli – Dopo la laurea in architettura, ha prestato opera di ricerca all’Università di Firenze per il progetto europeo Histocity (sviluppo sostenibile delle città storiche) dove ha fondato anche il laboratorio GIS_Lab. Ha poi lavorato per la Commissione Europea JRC-Ispra come ricercatore nell’unità Sistemi di Supporto alla Decisione e al progetto europeo CommonGIS. Come architetto collabora con un’unità di ricerca del dipartimento TAeD dell’Università di Firenze e il dipartimento BEST del Politecnico di Milano nell’ambito delle tecnologie geospaziali per la catalogazione degli edifici. Fino al 2007 è stato Presidente della sezione italiana di FSF Europe. Parla correntemente inglese e spagnolo. Dal 2001 è a tempo pieno un professionista del software libero, consulente e architetto. Dal 2008 è Community Manager di Funambol.