Greenpeace all’attacco di Facebook

L’associazione ambientalista si schiera contro il più popolare dei social network e il suo data center a carbone

Ognuno di noi avrà di certo in mente le immagini di quelle piccole barchette che solcano i mari e si affiancano alle enormi baleniere cercando in tutti modi di impedire quell’inutile massacro.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

In questo caso però il destinatario dell’attacco dell’organizzazione ambientalista famosa per la sua azione diretta e non violenta per la difesa del clima e dell’ambiente non è una nave, ma bensì il più popolare dei social network, “colpevole” di inquinare l’ambiente utilizzando il carbone come fonte energetica per il suo data center.

Facebook, infatti, rifornisce di energia il suo enorme data center situato nell’Oregon grazie ad una società che produce energia elettrica prevalentemente grazie al carbone.

Con l’intento di far cambiare idea al suo fondatore Mark Zuckerberg e di convincerlo a liberarsi del carbone, Greenpeace ha lanciato una campagna proprio sulle pagine del social network dal titolo “Facebook Unfriend Coal“che conta già quasi 90mila fan: l’obiettivo finale è di spingere il social network a rivedere i propri piani energetici entro il 22 aprile, in occasione della “Giornata della Terra”, e diventare “carbon free”.

Sul sito ufficiale di Greenpeace, Domenico Belli, responsabile della campagna Energia e Clima ha dichiarato: “Crediamo che un’azienda innovativa come Facebook debba essere in prima linea nella lotta ai cambiamenti climatici. Vogliamo che il più importante social network della rete abbandoni le energie fossili e annunci entro il prossimo 22 aprile, Giornata della Terra, il suo piano per diventare “carbon free”. Chiediamo a Facebook – conclude Belli – di informare gli utenti sul modo in cui vengono alimentati i server e di promuovere l’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili a tutti i livelli”.

Leggi anche:  Akamai presenta il Sustainability Report 2023

Una vera e propria “guerra verde” quella che si sta combattendo sul web.

Chi vincerà?