Quotidiani, agenzie di stampa e reti televisive, per competere sul mercato, non solo creano contenuti sempre più originali e diversificati, ma possono contare sulla notorietà delle proprie firme
I loro competitors più agguerriti sono i network di blog e gli aggregatori di opinione come Huffington Post, Demand Media, Populis e ancora Gawker Media che conoscono appieno come sfruttare e avvantaggiarsi della tecnologia che è alla base delle piattaforme di pubblicazione e si servono delle più esperte tecniche per recuperare e attrarre visitatori dai motori di ricerca con risultati alcune volte inimmaginabili e sorprendenti.
Tutto questo perché il consumo di notizie ed informazioni online cresce in maniera esponenziale e favorisce, anche esasperandola, la competizione tra editori di media tradizionali e soggetti nati nel web.
Prendiamo ad esempio il sito di Arianna Huffington che negli ultimi tempi è entrato nel portale Aol, che è diventato vincente grazie all’ottimizzazione per i social media; Demand Media è quotata in borsa con una valutazione maggiore di quella del New York Times e Populis ha acquisito Blogo da Dada, avendo già fatto la stessa cosa con Blogosfere del Sole 24 Ore.
Ovvio che i puristi dell’editoria sono pronti per un processo inquisitorio verso gli articoli prodotti in serie e oltretutto a basso costo, con lo scopo di acquisire ricavi, senza nessun riguardo alla qualità.
Google News ha stravolto gli editori online che cercano di rendere migliore la propria visibilità con il gioco degli algoritmi di Google. Forse davvero il contenuto veritiero e non solo a scopo pubblicitario, farà la differenza?
Demand Media è l’industria più influente in termini di creazione di contenuti: 40.000 collaboratori free lance pagati dai 5 ai 15 dollari per ogni notizia che offrono e che servono a creare milioni di articoli al giorno. Infatti Google, dopo gli studi richiesti a Matt Cuts, ha annunciato battaglie contro i siti dove è larga la quantità, ma scarseggia la qualità.
In Italia, Luca Ascani, insieme a Populis, sta mettendo su un impero mediatico su scala larga.
Sostiene, e ne siamo convinti, che lo sviluppo di algoritmi più sofisticati garantirà l’innalzamento del livello quantitativo medio, grazie anche ad incentivi per gli autori più scrupolosi.