Sky vs Microsoft: è scontro sul marchio SkyDrive

Nel Regno Unito la TV satellitare Sky (BSkyB) ha ottenuto il pieno possesso del marchio “Sky”. Microsoft ora potrebbe essere costretta a cambiare nome a SkyDrive in Europa

L’Alta Corte di Giustizia della Gran Bretagna ha riconosciuto alla TV satellitare British Sky Broadcasting (BSkyb) la piena paternità del suo marchio. Nel 2011 la sezione britannica dell’azienda di proprietà di News Corporation aveva intentato causa contro Microsoft per violazione del diritto d’autore sul termine “Sky”, utilizzato da Redmond per la sua piattaforma cloud SkyDrive, che si aggiornerà con Windows 8.1. L’operatore di pay TV del Regno Unito affermava che i due servizi potevano essere confusi e ora il giudice Sarah Asplin gli ha dato ragione.

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Microsoft si difende

Microsoft, che ha presentato alla Build 2013 alcune novità, dovrà trovare una forma di compensazione per l’uso improprio del marchio altrui oppure dovrà cambiare in Europa il nome di SkyDrive, ora compatibile con Office 365 per iPhone. In effetti, sebbene i due servizi siano diversi, in alcuni contesti come l’app store di Xbox 360, esempio portato dal giudice per giustificare la sua sentenza, questi possono essere confusi. In futuro i consumatori potrebbero facilmente scambiare il cloud di Microsoft con la piattaforma per la distribuzione di contenuti on demand su piattaforme come SMART TV, console e device mobili. “Questo caso riguarda solo il nome di SkyDrive e non ha niente a che fare con la disponibilità del servizio o innovazioni future” – ha spiegato un portavoce di Microsoft – “La decisione è un solo passo del processo legale e Microsoft ha intenzione di appellarsi”.

La soddisfazione di BSkyB

“Sky è soddisfatta del giudizio espresso dal giudice Asplin. Consideriamo qualsiasi uso non autorizzato del nome di Sky come una chiara violazione del nostro marchio.”- ha affermato un portavoce di BSkyB –  “Rimaniamo vigili nel proteggere il marchio Sky e continueremo a prendere le misure appropriate contro le aziende che cercano di usare i nostri marchi senza consenso”.

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