“La Commissione UE deve fissare una end-date precisa, così potremo accrescere la certezza e la fiducia dei mercati finanziari e contribuire comunque ad aiutare l’Europa a superare la crisi”. Carlo Tresoldi (Presidente SIA)
Il superamento della crisi in Europa può essere agevolato, accrescendo la fiducia dei mercati finanziari e di tutta l’Eurozona, con la definizione in tempi rapidi della data finale della SEPA (Single Euro Payments Area) e con l’adozione dei nuovi strumenti di pagamento standardizzati che dovranno subentrare a quelli in uso a livello nazionale. Nel corso dell’intervento di apertura al SIA EXPO 2011, l’International Payment Summit dedicato all’evoluzione dei sistemi e dei servizi di pagamento, Carlo Tresoldi, Presidente di SIA, ha invocato la Commissione UE a uscire dall’empasse e a impegnarsi per stabilire una end-date puntuale.
“L’Europa può fronteggiare l’attuale fase di instabilità che sta caratterizzando i mercati finanziari e riaffermare il processo di integrazione anche attraverso la definitiva realizzazione dell’Area Unica dei Pagamenti in euro – ha dichiarato Tresoldi – L’attuale situazione economica e produttiva, infatti, ci impone di intervenire con urgenza a favore dell’Eurozona non soltanto attraverso azioni di natura finanziaria, ma sostenendo anche importanti iniziative, a costo zero, che possono contribuire a dare un segnale forte di rilancio come quella che punta alla standardizzazione dei diversi strumenti di pagamento. Ci troviamo quindi in un momento in cui non possiamo più permetterci di rimandare la definizione della data finale della SEPA. Occorre che la Commissione UE promulghi senza indugio il regolamento con cui fissare precisamente la end-date entro cui bonifici e addebiti diretti armonizzati a livello europeo dovranno sostituire quelli domestici. Così facendo l’Europa integrata verrà rimessa al centro, in uno scenario normativo più chiaro e trasparente ed in grado di accrescere la certezza degli operatori dei mercati finanziari. E raggiungendo finalmente anche l’obiettivo di semplificare la vita dei cittadini europei e di realizzare efficienza a livello di imprese e di PA”.
Le ricerche e i dati sulla SEPA
Seppur in assenza di una end-date, la SEPA sta avanzando progressivamente anche se è fortemente attesa un’accelerazione affinché l’Area Unica dei Pagamenti in Euro possa davvero produrre i suoi effetti benefici su consumatori, aziende e Pubbliche Amministrazioni.
Secondo la “SEPA Survey 2011”, l’indagine online realizzata dalla BCE e dalla Commissione Europea su oltre 350 imprese, il 22% delle corporate dell’eurozona già utilizza il SEPA Credit Transfer (SCT) per più della metà dei propri pagamenti e il 24% non ricorre più ai bonifici nazionali. Nel prossimo biennio, la percentuale delle imprese che si stima effettuerà pagamenti con l’SCT raggiungerà il 57%.
La conferma dei progressi compiuti dalla SEPA circa l’adozione dei nuovi strumenti di pagamento, arriva anche da alcuni dati dell’osservatorio triennale “La valutazione economica e strategica del business dei pagamenti” condotto da CeTIF – Università Cattolica in collaborazione con Capgemini Italia e SIA.
La ricerca ha coinvolto un panel formato dai principali gruppi bancari italiani che rappresentano oltre il 70% del mercato dei pagamenti dove, nel corso del 2009, si è registrato un totale complessivo di circa 1 miliardo di transazioni con una crescita dei volumi stimati intorno al 10% nel 2010.
In linea con quanto scaturito dall’indagine della BCE e Commissione Europea, emerge che i SEPA Credit Transfer ammontano a oltre il 6% delle transazioni totali (stime 2010) rispetto allo 0,6% dell’anno precedente: la rilevante migrazione ai bonifici SEPA ha fortemente condizionato i bonifici nazionali che si sono attestati all’80% dal 92% del 2009.
Il SEPA Credit Transfer è stato quindi lo strumento di pagamento con la maggior crescita visto che i volumi sono aumentati del 977%: si è passati infatti da quasi 1.1 milioni di transazioni nel 2009 a circa 11.8 milioni nel 2010.
Da rilevare, inoltre, che l’SCT viene disposto in misura maggiore attraverso lo sportello (il 95% delle operazioni del 2010). E sempre lo sportello è il canale dove l’incremento è più significativo (+1.200%), seguito dal corporate remote banking e dal web banking (rispettivamente +328% e +77%). Tali dati confermano sostanzialmente il percorso, svolto dalla maggior parte delle istituzioni finanziarie italiane, di migrazione delle piattaforme e messa a regime del nuovo standard. Dalla ricerca emerge poi una struttura di costo industriale della transazione di pagamento piuttosto rigida, che rende difficili interventi di efficientamento con effetti significativi.
In particolare, il costo del personale risulta essere la quota di costi fissi più rilevante, soprattutto in fase di Payment Initiation. Come evidenziano i dati relativi alle disposizioni di Bonifico Nazionale, il 75% del costo unitario è rappresentato da tale fase. Inoltre, ad aggravare l’operatività manuale, in fase sia di front sia di back office, è il massiccio utilizzo di documentazione cartacea che determina rilavorazioni e rallentamenti ai processi. Anche sul fronte degli incassi, le inefficienze di processo determinano un costo di circa quattro volte superiore alle transazioni STP (Straight Through Processing, ovvero elaborate in modo completamente automatizzato), soprattutto a causa della gestione delle eccezioni e delle attività di verifica e autorizzazione.
Osservando i dati si rimarca la necessità di interventi combinati e integrati per ridurre il costo dei pagamenti e perseguire obiettivi di efficientamento:
– aumentare i volumi e le economie di scala così da ripartire su un numero maggiore di transazioni i
costi fissi sostenuti
– elevare il più possibile il livello di automazione dei processi e quindi le operazioni STP
– esternalizzare alcune fasi del processo e/o delle attività di back office, il cosiddetto outsourcing
“Dobbiamo sforzarci di considerare i pagamenti al pari di un bene industriale. Non c’è azienda automobilistica che si faccia in casa tutte le componenti di un veicolo – ha dichiarato Massimo Arrighetti, Amministratore Delegato di SIA – E’ corretto pertanto arrivare a conoscere ed analizzare gli elementi della catena del valore dei pagamenti; è necessario, però, avere il coraggio di adottare la strategia più giusta dal punto di vista industriale non solo per salvaguardare la marginalità della banca e per garantire un prezzo congruo al cliente, ma – in un’ottica di sistema – per liberare risorse e favorire la competitività del Paese”.
In questo contesto, c’è anche da tener conto dei diversi attori coinvolti nelle nuove forme di pagamento (vedi Payment Institution, GDO, TelCo, banche e operatori internet) che potrebbero trovare accordi per presidiare alcune o tutte le differenti parti della catena del valore del pagamento. Tali alleanze garantirebbero così un servizio innovativo con un notevole contenimento dei costi (investimenti), rispetto alla scelta di un modello di business che preveda lo sviluppo interno del personale e di tutti i sistemi necessari per l’operatività quotidiana.
Gli e-payments e i mobile payments
Una delle novità più interessanti della cosiddetta “e-SEPA” (ulteriore evoluzione della SEPA che prevede la completa automazione di ogni fase della catena del valore del pagamento) è il progetto MyBank, un nuovo servizio pan-europeo che EBA CLEARING sta sviluppando nell’ambito degli e-payments per fare acquisti in rete in modo semplice e sicuro ed il cui avvio è previsto nel 2012. Tale soluzione offre a chi compra online una nuova modalità di pagamento oltre a quelle tradizionali (carte di credito, prepagate, PayPal) consentendo di effettuare pagamenti direttamente tramite i portali di Internet Banking dei propri istituti di credito, utilizzando il conto corrente ma senza dover comunicare i propri dati.
Esistono attualmente soluzioni simili, ma circoscritte ad un ambito domestico, in Germania, Olanda e Austria, mentre MyBank ha l’ambizione di imporsi come uno standard europeo che può essere adottato da tutte le banche aderenti a EBA Clearing. Oltre l’apertura del mercato, anche l’innovazione giocherà un ruolo fondamentale nei servizi di pagamento: il cellulare e Internet, accanto al mondo delle carte, possono rappresentare nuovi strumenti con cui erogare servizi di pagamento avanzati.
In particolare, la diffusione dei telefoni cellulari (soprattutto degli smartphone) in Italia è ormai un fenomeno consolidato, seppur ancora in forte e costante crescita. L’area mobile rappresenta quindi un business molto interessante in cui nuove idee, per lo sviluppo di un’offerta innovativa, potrebbero trovare un terreno fertile.
Esistono già alcune soluzioni che sfruttano le tecnologie mobile, internet e contactless per abilitare soluzioni di pagamento innovative che consentono di ridurre l’uso del contante a vantaggio di strumenti più evoluti, pratici e veloci. In questa direzione, lo sviluppo dei sistemi di pagamento per piccoli importi basati sulle tecnologie NFC e mobile potranno certamente dare un importante contributo per una società sempre più “cashless”.
Il contesto di riferimento
Il mondo dei pagamenti è stato significativamente influenzato dall’introduzione ad opera dell’EPC (European Payment Council) della SEPA (Single Euro Payments Area) che rappresenta un’area dell’eurozona dove i circa 330 milioni di cittadini possono eseguire e ricevere pagamenti in euro sia all’interno dei confini nazionali sia fra Paesi diversi, con condizioni di base, diritti e obblighi uniformi esattamente come se fosse un’operazione “nazionale”. Grazie a tale normativa, è possibile raggiungere tutti i conti bancari nell’area dell’Euro con la stessa istruzione di pagamento sia per i bonifici sia per gli incassi commerciali; se da un lato miglioreranno i servizi, dall’altro il consumatore sarà ulteriormente tutelato grazie a una maggiore trasparenza sui costi delle commissioni.
Anche la PSD (Payment Service Directive), la normativa sui sistemi e servizi di pagamento che risponde ad una logica di liberalizzazione e che prevede l’ingresso sul mercato di numerosi nuovi attori (i cosiddetti “istituti di pagamento”) quali ad esempio TelCo, GDO, emittenti di carte etc., ha pesantemente influenzato il contesto competitivo. Tale normativa mira, da un lato, al perseguimento di una maggiore trasparenza all’interno del mercato e dall’altro al contenimento di costi garantendo ai cittadini prezzi più bassi per le commissioni attraverso l’incremento della concorrenza. Gli obblighi normativi, pertanto, sembrano essere un acceleratore circa l’introduzione di nuove forme e servizi di pagamento, liberalizzando, ampliando e garantendo la possibilità di accesso al mercato a più attori.