Scuola digitale, gli insegnanti chiedono più formazione

Più formazione per l’uso delle ICT nel mondo della scuola. È la richiesta dei docenti delle scuole italiane emersa da una ricerca nazionale condotta su un campione di 1.332 docenti dall’Università di Milano-Bicocca in collaborazione con AICA e Telefono Azzurro. I dati sono stati presentati oggi nel corso del convegno “Smart Community: la città del futuro tra scuola e sviluppo sociale”, organizzata con il Comune di Cinisello Balsamo

L’83 per cento degli insegnanti italiani chiede maggiore formazione rispetto all’uso didattico delle nuove tecnologie, anche se l’82 per cento ha già partecipato a corsi in materia.

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E’ la fotografia dell’uso delle nuove tecnologie nella scuola che emerge dalla “Ricerca nazionale sulla percezione dei problemi e sulle competenze legate all’ICT nel mondo della scuola” condotta per la prima volta a livello nazionale dal team di ricerca QUA_SI (Qualità della vita nella Società dell’Informazione), centro interdipartimentale dell’Università di Milano-Bicocca, realizzata in collaborazione con Telefono Azzurro e Aica (Associazione Italiana per l’Informatica e il Calcolo Distribuito) e presentata oggi a Cinisello Balsamo nell’ambito del convegno Smart Community: la città del futuro tra scuola e sviluppo sociale, organizzato assieme al Comune del Nord Milano.

L’indagine è stata realizzata da settembre 2013 a gennaio 2014 e ha coinvolto, tramite un questionario di trenta domande, un campione di 1.332 docenti (81,8 per cento donne e 18,2 per cento uomini, con un’età media di 50 anni) distribuiti in 148 centri urbani in tutta Italia. Il 37 per cento dei docenti insegna nelle scuole elementari, il 37,8 per cento nelle scuole medie e il 25,2 per cento nelle scuole superiori.

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Le criticità emerse

Gli episodi da tenere sotto osservazione sono segnalati da oltre la metà dei docenti. In particolare, (vedi e scarica la tabella con il grafico)

– l’aggressione sui social network (minacce, insulti, messaggi offensivi o di denigrazione) è l’episodio più ricorrente: 361 sono gli insegnanti che hanno segnalato almeno un caso di aggressione avvenuto nel proprio istituto o tra i propri studenti;

– a seguire, la diffusione di dati personali (197 docenti segnalano questo tipo di problematica affermando di averla riscontrata da 1 a 4 volte), il furto della propria identità virtuale (163 docenti segnalano di averlo riscontrato tra i propri studenti da 1 a 4 volte) e i casi di copiatura scolastica (riferito da 82 insegnanti con una frequenza superiore ai 10 episodi, e da 170 con una frequenza da 1 a 4 volte);

– non mancano anche i casi di sexting, ovvero lo scambio di messaggi e foto sessualmente espliciti (140 gli insegnanti che sono venuti a conoscenza della problematica almeno una volta) e di incontri a rischio (67 gli insegnanti che ne segnalano dei casi tra i propri studenti).

Gli episodi sono segnalati in tutti i livelli di scuola, nelle primarie con un indice più basso (29 per cento), che poi aumenta nelle medie (75 per cento), e si abbassa leggermente nelle superiori (73 per cento). Quattro professori su dieci, inoltre, dichiarano di essere entrati in contatto con uno studente che manifestava problemi di dipendenza dalle tecnologie, e a uno su dieci è successo quattro o più volte.

Formazione ed educazione, le risposte dei docenti

Ecco come rispondono gli insegnanti per aiutare i propri studenti:

– anche se oltre l’80 per cento ha già partecipato a corsi di formazione, la richiesta di ulteriore formazione su questi temi rimane alta, e arriva fino all’ 83 per cento;

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– per i professori è ancora faticoso integrare le nuove prassi e procedure con i nuovi strumenti, anche perché l’utilizzo delle tecnologie in classe non è ancora totalmente integrato nella didattica e le strumentazioni informatiche vengono utilizzate solo occasionalmente;

– nel 92 per cento dei casi gli insegnanti credono che i ragazzi abbiano bisogno di una formazione specifica sull’uso di Internet, dei social network, dei sistemi di messaggistica istantanea, e che debbano appoggiarsi a un adulto (nel 67 per casi). Tuttavia, non sembrerebbero essere i genitori questa guida: nell’80 per cento, gli insegnanti non li percepiscono presenti nella vita online dei figli e della scuola;

– tra le proposte: continuare con la formazione, iniziare sin dalle scuole primarie un percorso di educazione sulla sicurezza online, coinvolgere i genitori in modo che parta anche da loro la richiesta di dialogo su questi temi, creare un’alleanza a quattro tra studenti, famiglie, docenti e tecnologie.

«Lo studio – spiega Davide Diamantini, docente di Sociologia dell’innovazione nel Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione “R. Massa” e coordinatore della ricerca – ha voluto investigare le problematiche legate all’introduzione delle ICT nella scuola italiana attraverso lo sguardo dei professori. Sono infatti loro i soggetti in prima linea da cui trarre la fotografia realistica della situazione attuale, interpellati ora per la prima volta dal mondo della ricerca. I dati riportati fanno riferimento alla percezione degli insegnanti e ai casi da essi riportati o di cui sono stati informati, ma si può supporre che le situazioni problematiche legate all’uso dell’ICT siano anche più diffuse, in quanto spesso non riferite o rese pubbliche dagli studenti».

Durante il convegno, è stato presentato un progetto pilota avviato lo scorso settembre in tutte le 17 scuole primarie e secondarie di primo grado di Cinisello Balsamo e tutt’ora in corso, che coinvolge 4.600 studenti e 218 classi, ognuna dotata di una rete wi-fi e di videoproiettore, collegati con il tablet fornito agli insegnanti, per un investimento totale di circa 600 mila euro nell’arco di un triennio da parte dell’amministrazione comunale. L’Università di Milano-Bicocca cura il percorso di formazione di oltre 500 docenti.

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