Red Hat: il futuro dello storage

E’ grazie alla tecnologia open source che la società è in grado di offrire una soluzione fondata su software che massimizza efficienza e flessibilità, riducendo i costi. Una risposta mirata ed efficace alle crescenti necessità delle aziende nel campo e all’esplosione dei dati non strutturati

La sfida per le aziende e le loro organizzazioni IT è duplice e correlata: da un lato padroneggiare adeguatamente le odierne necessità di storage, in rapida crescita in virtù dell’evoluzione tecnologica e delle relative applicazioni dedicate, dall’altra far fronte a una vera e propria esplosione di dati, in particolare di quelli non strutturati, da archiviare in maniera opportuna e rendere sempre disponibili in varie modalità. Un mix che mette a dura prova le architetture di archiviazione tradizionali, tipicamente proprietarie, e che causa un incremento sensibile di costi per le realtà aziendali, pari ormai per gli analisti al 20-30% dell’intero budget IT.

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Un quadro dove si inserisce a modo suo Red Hat, che si propone di supportare le imprese nel risolvere le problematiche dello storage grazie alla tecnologia open source. Ciò con Red Hat Storage, una soluzione basata su software capace di rivoluzionare il mercato di settore e che consente alle aziende maggior flessibilità e libertà di scelta rispetto alle grandi piattaforme proprietarie, come sottolinea Gerald Sternagl, EMEA business unit manager storage della società, con la quale quest’ultima conta soprattutto di “cavalcare l’area di mercato in più rapida crescita, quella appunto dei dati non strutturati”.

E questo poiché si tratta di una soluzione molto flessibile e sviluppata dalla comunità open source, ma al contempo efficace, affidabile e sicura, poiché “frutto di una nostra attività di ingegnerizzazione in grado di portarla sul mercato con quegli standard di qualità che si attendono le imprese”. Il tutto all’interno di uno storage market che, ne è convinto Sternagl, come accade per altri ambiti “è ormai maturo per essere aperto”.

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Convinzioni che sono proprie anche di Gianni Anguilletti, country manager Italia della multinazionale, secondo cui, pur in un mercato italiano nel quale la proposta di Red Hat nel settore dello storage è presente da non molto, dopo essere stata lanciata inizialmente in Europa entro contesti come Gran Bretagna, Germania e Francia, “verifichiamo già un marcato interesse in comparti quali i servizi, le TLC e il finance”.

Ed il motivo è che, spiega Anguilletti, “le aziende si trovano nella condizione di dover gestire e interpretare una quantità di dati assai elevata, in aumento del 40-50% annuo, al fine ad esempio d’intercettare in modo più intelligente il business, conoscere l’evolversi dei comportamenti della clientela o rispondere a nuovi fenomeni che potrebbero rivelarsi critici”. Aziende che inoltre “vogliono essere anche più innovative, capaci quindi di fornire servizi e prodotti che fanno la differenza, e che si confrontano con l’evoluzione dei trend tecnologici. Tutto questo in uno scenario che presenta però scarse risorse umane ed economiche”.

A fare da “anello di congiunzione” fra le esigenze aziendali ed evolversi dei trend tecnologici è a giudizio di Red Hat lo sviluppo di tecnologie open source, evidenzia Anguilletti, “con le quali si abbattono i costi per gestire i dati senza sacrificare la qualità del servizio”, a beneficio sia delle imprese che dei loro clienti.