CPP è stata la prima azienda a lanciare nel 2005 in Inghilterra un prodotto a difesa del furto d’identità, prodotto sviluppato in seguito all’aumento del fenomeno e dopo aver compiuto le necessarie ricerche e valutazioni.
Dall’Inghilterra CPP sta estendendo questo progetto a livello mondiale, dagli USA al Messico, alla Turchia, alla Germania fino alla Spagna lo scorso giugno, poiché, a seguito della globalizzazione, anche il furto d’identità si presenta come un fenomeno sempre più diffuso a livello internazionale.
A fronte dell’esperienza acquisita nei paesi anglosassoni – dove il furto d’identità è oggi massicciamente presente, specie negli USA – e a livello internazionale, CPP ha deciso di condurre un’indagine anche in Italia, dove il problema è purtroppo destinato ad allargarsi, così come è successo in altri Paesi.
La Ricerca “Il Furto di identità: immagine, atteggiamenti e attese dei consumatori italiani”, commissionata da CPP Italia all’UNICRI, agenzia delle Nazioni Unite fondata nel 1967 allo scopo di supportare i Paesi nella prevenzione del crimine e nella giustizia criminale, si compone di tre fasi consecutive tra loro collegate, una desk, una qualitativa con interviste individuali e una ricerca finale quantitativa con interviste telefoniche e ha come obiettivi generali quelli di:
– Approfondire il panorama internazionale del furto di identità
– Verificare conoscenza, immagine e atteggiamento nei confronti del furto di identità da parte dei consumatori italiani
– Quantificare il numero di consumatori italiani che hanno subito (oppure sono a conoscenza di familiari, amici, colleghi che hanno subito) furti di identità
– Individuare il livello di preoccupazione nei confronti del furto di identità Mettere in luce gli effetti pratici e psicologici (reali o potenziali) sulle vittime
– Identificare le difese adottate\auspicate dai consumatori italiani per evitare furti di identità
– Rilevare le modalità comunicazionali auspicate per la sensibilizzazione nei confronti del fenomeno del furto di identità
– Valutare la conoscenza di prodotti e servizi per la prevenzione del furto di identità
– Stimare l’interesse per prodotti e servizi che possono prevenire il furto di identità
RICERCA DESK: LO SCENARIO INTERNAZIONALE SUL FURTO D’IDENTITÀ
Il furto di identità non è certo un crimine “recente”, bensì ha origini lontane: già negli anni ’40 negli USA – complice la diffusione del sistema telefonico nazionale e le dimensioni stesse degli States – veniva utilizzato il telefono per rubare le identità delle persone, spacciandole per “analisi di mercato” o utilizzando altre scuse.
Ed ancora, sempre negli USA, negli anni ’60 e ’70 ci fu un vero e proprio boom delle identità rubate tramite “Trashing” o “Dumpster Diving”, una tecnica divenuta poi molto diffusa nella comunità hacker per il furto di carte di credito. In questo caso, i “bad guys” rovistavano letteralmente nella spazzatura dei malcapitati, trovando molto spesso bollette, rendiconti mensili di Carte di Credito e, soprattutto, i dati delle vittime.
Le tecniche quindi maggiormente utilizzate sono la stessa Internet, intesa in senso ampio (invio di email contraffatte, richieste dirette all’utente, ecc.), ma anche i Social Network, il furto di DataBase presso le aziende del settore (negozi, merchant, credit transaction center, ecc.), il telefono (utilizzando quindi il Social Engineering e spacciandosi per un issuer, per la banca dell’utente, ecc.).
Al contrario di quanto si pensa, non esiste una sola tipologia di furto di identità. Nel corso dell’Analisi Desk sono state infatti individuate cinque differenti categorie: business/commerciale; finanziario; clonazione; criminale; dati sensibili in generale.
RICERCA QUALITATIVA: IL VISSUTO E GLI ATTEGGIAMENTI NEI CONFRONTI DEL FURTO D’IDENTITÀ
L’analisi delle interviste in profondità effettuate da psicologi professionisti (interviste a soggetti che avevano o non avevano subito furto di identità) ha evidenziato una differenza di immagine e atteggiamenti nei confronti del furto di identità a seconda che il soggetto intervistato\a lo abbia subito o meno.
Infatti, per coloro che hanno subito un furto di identità, l’immagine del fenomeno è fondamentalmente di tipo criminale, caratterizzata da effetti e danni economici, risvolti psicologici personali negativi, di latente depressione – soprattutto per le persone di sesso femminile, sospensione psico-operativa, rabbia e frustrazione e anche da ansie e timori per le possibili conseguenze dirette o indirette sui propri affetti più cari.
Decisamente diversa l’immagine di questo fenomeno da parte di coloro che non hanno subito un furto di identità. Il problema appare vissuto in modo romanzesco, cinematografico, e non si rileva una chiara definizione o immaginazione dello stesso. L’associazione implicitamente più evocata è quella della sostituzione di persona. Le reazioni potenziali a un furto di identità da parte di questi soggetti appaiono sostanzialmente legate a rabbia, tensione, delusione e ad un senso di privazione psicologica, non economica.
Allargando l’ambito del furto di identità all’area tecnologica, tra gli intervistati\e è importante rilevare come vi sia una sottovalutazione implicita dei rischi derivanti dall’uso di Internet. A livello precauzionale contro i rischi derivanti dalla navigazione Internet, tutti gli intervistati utilizzano un antivirus, ma solo alcuni un firewall e nessuno dichiara di usare antispyware. Decisamente limitate anche le azioni di prevenzione\precauzione legate alle password utilizzate per il proprio computer, la propria navigazione su Internet e l’utilizzo della posta elettronica.
RICERCA QUANTITATIVA: LA CONOSCENZA, L’IMMAGINE E I TIMORI LEGATI AL FURTO D’IDENTITÀ
Fra l’11 e 19 Novembre 2010 sono state effettuate 800 interviste telefoniche tramite questionario a un campione rappresentativo (per genere, età, area geografica e ampiezza centri) della popolazione italiana.
Gli intervistati\e hanno manifestato una sicura confusione e assenza di condivisa percezione sulla conoscenza e sull’immagine del furto di identità. A livello generale le conoscenze su questa tematica appaiono poco approfondite e legate a termini che latentemente “mettono timore”, o possono inconsciamente evocare scenari apocalittici e non controllabili.
Infatti, quasi tutti gli intervistati\e riconoscono il termine “clonazione di carte di credito” (96,3%) i ¾ hanno sentito il termine “furto di identità”, ma solo il 43,2% degli uomini ha sentito nominare il termine phishing e ancora minori sono le percentuali per gli altri input dati durante l’intervista telefonica (skimming, trashing, vishing).