In questi ultimi giorni sta facendo grandissimo scalpore la notizia di PRISM, in altre parole dell’imponente programma di intercettazioni che il governo degli Stati Uniti avrebbe messo in piedi per ragioni di sicurezza, ma che ha provocato un’infinità di reazioni e dibattiti che si stanno allargando ben oltre i confini degli USA.
Interrogazioni in vari paesi, anche nel Parlamento Europeo, si chiedono preoccupati quali possano essere i riflessi di tutto ciò, mentre il governo americano pone l’accento sul fatto che il programma è legato alla necessità imprescindibile e prioritaria della sicurezza nazionale, ricordando che proprio grazie a PRISM sia stato possibile sventare un attentato nella metropolitana di New York che avrebbe potuto causare una vera e propria tragedia. Come conciliare sicurezza e privacy è una vexata quaestio che si discute da tempo anche nel nostro Paese.
Non so quanti ad esempio sappiano che pochi mesi fa un decreto del precedente governo Monti – pubblicato nel numero 66 della Gazzetta Ufficiale del 19 marzo quindi oramai legge dello Stato – e riguardante le “direttive recante indirizzi per la protezione cibernetica e la sicurezza informatica nazionale” , ponga nell’articolo 11 un obbligo verso molteplici attori (dagli internet provider agli operatori di telecomunicazioni, ai gestori di aeroporti a quelli dei trasporti etc etc) nel garantire alle autorità competenti l’accesso alle banche dati per generalizzate finalità di sicurezza. Parrebbe esistere anche da noi una sorta di PRISM? In ogni caso questo argomento mi porta anche a riflettere sul tema dell’identità digitale, o meglio sulla consapevolezza di quanto incida Internet, e soprattutto dei social network, sulla nostra privacy.
Leggevo alcuni mesi fa i risultati di un’indagine a livello europeo che dimostrava che pur in presenza di un forte aumento sulla percentuale di persone con coscienza dei rischi, tuttavia ciò non si rifletteva per molti in azioni concrete; parrebbe che si affronti il proprio destino di consumatori di acquisti on-line o di servizi bancari con un certo fatalismo. Mi viene in mente la faccia di un amico quando gli chiesi quale sarebbe stata la sua reazione se avesse visto affisso sui muri della piazza alcune foto e messaggi che lui stesso aveva reso disponibili per tutti su un social network, era tra lo stupito e il preoccupato….
Meditiamo, Gente, meditiamo 🙂
Tratto dall’editoriale della newsletter di DMO. Per iscriverti alla Newsletter registrati al portale cliccando qui
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