Il Codice 2.0

“maggiori quantità di informazioni e possibilità di interagire con i device mobili i plus dei QR Code”


La tecnologia è piena di riferimenti ai codici (il codice da vinci, i codici egizi etc..) fin dall’antichità infatti c’è stato il problema di come rappresentare le informazioni, quale il modo migliore, quali gli strumenti più efficaci sono alcune delle domande che molti prima di me si sono posti. La rappresentazione delle informazioni e la loro trasmissione sono fondamentali per lo sviluppo ed il progresso della società.


Con Marco Vicario abbiamo approfondito i QR Code uno strumento nuovo che forse potrebbe diventare il codice della nostra era che è dominata dalla Rete, dove le informazioni viaggiano veloci e sempre in quantità maggiore.


Che cosa sono i QR Code, facciamo un pò di storia?


I QR Code (Quick Response Code) sono codici bidimensionali, dalla tipica forma quadrangolare composta di tanti quadretti bianchi e neri, nati per veicolare una maggior quantità di dati e quindi di informazioni rispetto ai tradizionali codici a barre.


Come i codici a barre, i Qr Code possono essere decodificati da “lettori” dotati di dispositivi video, partendo dai classici lettori di codici a barre di uso industriale,per arrivare ai moderni telefoni cellulari con fotocamera, dotati di apposito software di decodifica.


Creati dalla Denso Wave Incorporated, un’azienda Giapponese specializzata in apparati per l’automazione industriale, i Qr Code nascono nel 1994; dopo qualche anno, l’azienda rilascia le specifiche tecniche alla JIS nel Gennaio 1999 prima ed alla Europea ISO un anno dopo nel Giugno del 2000.


Pubblicando le specifiche tecniche per realizzare i QR Code come standard internazionali, di fatto la Denso


Wave consente a chiunque di utilizzare questo tipo di codici per le applicazioni più disparate, non esercitando il diritto di brevetto.


Qualche anno dopo, con l’avvento dei telefoni cellulari dotati di fotocamera, i Qr Code escono dall’industria ed entrano – almeno in Giappone – nel mercato consumer.

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Incominciano a comparire su alcuni cartelloni pubblicitari consentendo a chi era dotato di telefono cellulare con un apposito software di decodifica installato, di accedere a concorsi a premi o di ricevere maggiori informazioni sul prodotto stesso, semplicemente inquadrando il Qr Code e cliccandoci sopra.


Quali sono le caratteristiche tecniche di questi codici? Perché rappresentano una rivoluzione rispetto ai classici codici a barre?


Sicuramente la possibilità di contenere una maggior quantità di informazione; i codici a barre tradizionali possono “immagazzinare” fino a 20 cifre (questa informazione è veicolata attraverso l’alternarsi di segmenti bianchi e neri) mentre i codici bidimensionali, e i qr code nello specifico, arrivano a veicolare fino a 7.089 cifre (numeriche) in uno spazio molto ridotto.


Questo ha consentito un’operazione tanto banale quanto rivoluzionaria: codificare all’interno di questi codici, al posto di semplici dati numerici, delle informazioni più strutturate. Ad esempio perchè non codificare una URL? In questo modo, inquadrando il codice con la fotocamera del telefonino, con un semplice click il mio telefono si connetterà ad Internet e visualizzerà il sito corrispondente.


Ma codificare un URL non è l’unica soluzione percorribile con questo tipo di codici. E’ possibile per esempio codificare un numero di telefono, un contatto di tipo v-card (biglietto da visita elettronico), oppure un SMS; quando clicco sul codice il mio telefono automaticamente invia un sms al destinatario codificato all’interno del Qr Code.


Quali sono gli utilizzi che si possono fare?


Ad oggi, la casistica relativa all’utilizzo dei Qr Code è veramente importante e massiccia anche se rimane ancora una tecnologia “di contorno”; ma le cose stanno cambiando.


Abbiamo detto che i Qr Code iniziano il loro percorso in Giappone, legati a operazioni di marketing molto basilari; la società XY promuove il prodotto XX e stampa un QR code contenente il link al mini-sito (wap site) del prodotto in modo tale che le persone che vedono il codice su di un cartellone pubblicitario, o sulle pagine di una rivista, inquadrano il codice con il proprio telefono, cliccano e raggiungono il sito del prodotto/produttore.

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Ma questa è soltanto la punta dell’iceberg.


Alcune realtà cominciano ad utilizzare i Qr Code come sistema di “ticketing” per la prenotazione di biglietti teatrali, concerti,ingressi al museo.


In Italia, la Gazzetta dello Sport, sta utilizzando i Qr Code per consentire ai lettori di scaricare gli ultimi gol della giornata direttamente sul proprio telefono.


Con l’esplosione della geo-localizzazione spinta da Google, i Qr Code cominciano a venire utilizzati per “taggare” luoghi fisici; un monumento, una piazza oppure un paesaggio suggestivo vengono accompagnati dalla presenza di un QR Code “disegnato” nelle vicinanze. Con il mio telefonino, lo inquadro ci clicco sopra ed ottengo informazioni sul luogo in cui mi trovo con immagini, audio, video oppure accedendo, di nuovo, ad un sito mobile.


Il mensile Panorama a fine 2009 ha utilizzato i Qr Code per aggiungere informazioni multimediali ai propri articoli.


Se poi guardiamo ciò che succede all’estero abbiamo esempi molto più articolati.


Lufthansa utilizza gli Aztec Code (codici bidimensionali molto simili ai Qr Code) come carta d’imbarco elettronica; è sufficiente ricevere il codice sul proprio device per imbarcarsi sull’aereo semplicemente “strisciando” il proprio cellulare su gli appositi lettori.


Quali sono i costi di implementazione?


I costi di implementazione sono praticamente “zero”; il Qr Code non richiede nessun costo di licenza ed esistono in Rete diverse librerie software nel linguaggi più diffusi, per la codifica e la decodifica dei Qr Code.


Quindi è possibile produrre tutti i Qr Code che ci servono, inserendo al loro interno qualsiasi informazione sia necessaria.


Per quanto riguarda i telefoni cellulari che di fatto costituiscono il mezzo per usufruire di questi codici, anche qui abbiamo in rete clients per i più diffusi sistemi operativi (Symbian, Windows Mobile, Android, iPhone, Java).

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Perchè in Italia non hanno sfondato?


L’Italia paga da sempre lo scotto di un’arretratezza tecnologica che la posiziona a piè di lista nelle classifiche dei paesi maggiormente “informatizzati”.


Ricordiamo che utilizzare i Qr Code vuol dire avere una connessione dati che ci consenta la navigazione Internet con il nostro telefonino.


E’ soltanto nell’ultimo anno che, spinti dalla diffusione dell’iPhone, le compagnie telefoniche hanno cominciato ad offrire piani dati appetibili per la maggior parte dei consumatori anche se la navigazione Internet dal proprio cellulare in Italia è ancora un lusso.


Ma oramai credo la strada sia tracciata; non passerà molto tempo prima che anche in Italia questo tipo di tecnologia venga ampiamente utilizzata.


I QrCode possono anche essere usati per ciò che viene definita la realtà aumentata?


Realtà aumentata significa aggiungere livelli di informazione ad un ambiente reale. Questo può essere fatto attraverso la videocamera di uno smartphone dotato di apposito software (basti guardare Wikitude o Layar) oppure con l’ausilio di una webcam che interpreta un codice “custom” per visualizzare immagini, video o animazioni digitali sopra di esso.


I QrCode possono essere utilizzati per ottenere lo stesso effetto anche se credo questo sia un utilizzo limitante rispetto alle potenzialità di questi codici. 



Esperimenti più interessanti, uniscono la potenzialità dei QrCode con applicazioni di realtà aumentata.



L’estrema flessibilità di questa tecnologia non pone limiti al suo utilizzo anche nella realtà aumentata.


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Marco Vicario – consulente su progetti Mobile VAS per Vodafone e Wind per conto di una importante società di consulenza ICT italiana, si occupa dello sviluppo e dell’ideazione di applicazioni mobile innovative su piattaforma J2ME (Java) ed ora su Android. ICT Director per Nemolab, laboratorio culturale di esplorazione sulle tendenze del retail e dei consumi, è da sempre coinvolto nell’osservazione dei trends tecnologici e dell’impatto di questi sulla società.


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