Durante il G20 di San Pietroburgo la Russia aveva regalato chiavette e cavi USB ai partecipanti. Tutti contenevano virus per spiare i PC e i cellulari utilizzati
Il vaso di Pandora è stato aperto. Dalle rivelazioni di Edward Snowden sul Datagate alle, oramai incredibili, scuse del Presidente Obama che dice di non sapere nulla dello spionaggio fino alla notizia delle nuove soluzioni spia del governo russo. Il caldo inverno delle spy-story è appena cominciato e gli ingredienti per una prossima fiction di successo ci sono tutti.
Il caso
L’accusa per Putin è molto pesante: durante il G20 dello scorso settembre i leader mondiali erano stati “omaggiati” di alcune chiavette USB e cavetti per i cellulari “personalizzati”. Un regalo che aveva insospettito Herman van Rompuy, presidente del Consiglio Europeo che, rientrato a Bruxelles, aveva fatto controllare ad alcuni esperti di sicurezza i gadget.
Se le USB fanno la spia
Da qui la scoperta che in realtà gli accessori avevano uno scopo ben preciso: spiare computer e cellulari dei leader mondiali attraverso dei cosiddetti “cavalli di Troia” inseriti al loro interno. Una volta attaccati al computer o alla presa dei cellulari, i cavetti avrebbero inviato tutte le informazioni a server russi, controllati dal governo. Lo spionaggio era rivolto ad europei, sudamericani, arabi e asiatici, con un’operazione che, per vastità, non può essere accostata a quella della NSA, ma ne condivide certamente strumenti e tecniche.