Un menu davvero ricco per l’edizione numero 25 della User conference di PTC in corso a Boston, dove il vero protagonista è il nuovo volto del mercato PLM, determinato dalla nuova rivoluzione in atto, quella dell’Internet of Things
“Per più di dieci anni ci siamo identificati come la ‘product development company’, cioè l’azienda dedicata allo sviluppo dei prodotti, ma se lo facessimo oggi, e magari dicessimo che operiamo solo nell’ambito del CAD meccanico, passeremmo per dinosauri, perché tutto il mondo dello sviluppo prodotto, cioè del PLM, è cambiato”, ha sintetizzato con la consueta franchezza Jim Heppelmann, presidente e CEO di PTC, durante l’annuale evento PTC Live, tenutosi a metà giugno a Boston. Un’occasione speciale, visto che si trattava dell’edizione numero 25 della user conference mondiale di PTC, la cui tagline è oggi “product and service advantage”, in diretto riferimento al valore che il Product Lifecycle Managementi deve trarre, oltre che dalle diverse fasi di sviluppo dei prodotti, anche dalla fase successiva, quella del servizio.
Lo “smart connected world”
Ma c’è un altro messaggio principale che emerge prepotentemente quest’anno: quello della crescente rilevanza dell’Internet of Things, ambito nel quale PTC sta investendo pesantemente, valorizzando al massimo l’acquisizione effettuata a fine anno scorso di ThingWorx. “Lo scenario che ci si prospetta è quello di uno smart connected world, nel quale tutti gli oggetti saranno sempre più connessi – ha proseguito Heppelmann -; e se oggi siamo ancora nei primissimi giorni di questa rivoluzione, visto che per usare una metafora del baseball, siamo solo al secondo inning, le prospettive sono strabilianti: tra poco più di cinque anni si avranno oltre 50 miliardi di oggetti connessi alla Rete. E non si parla di smartphone o di computer, ma proprio di qualunque tipo di oggetti”. La vera innovazione portata dal crescente sviluppo dell’Internet of Things è il cambiamento epocale nei parametri del valore che si trae dai prodotti, a partire dalla progettazione fino alla fase di servizio: come non ha mancato di evidenziare Jim Heppelmann, “questo significa che gli ingegneri devono sempre più pensare a come progettare prodotti che fin dall’inizio dispongano di sensori, in modo da essere smart and connected, cioè prodotti intelligenti e connessi. Grazie a questa connessione, che fornisce anche l’intelligenza, si può disporre su larga scala della funzione di monitoraggio, che consente di conoscere in tempo reale e da remoto come un prodotto sta funzionando e se è guasto o si sta guastando”. Non è quindi per caso se ThingWorx, oggi identificata come “a PTC business”, è stata molto presente sotto i riflettori dell’evento di Boston, anche con una propria area dedicata all’interno dello spazio espositivo, nella quale erano presenti i partner che sviluppano soluzioni IoT.
Il caso Vital Herd
Tra i partner di ThingWorx, vi era anche Vital Herd, società con sede in Pennsylvania, che ha sviluppato un sistema da fornire in modalità as-a-Service per tenere sotto controllo il bestiame tramite una pillola dotata di sensori, con numerosi vantaggi in termini di efficienza e di risultati generali. Quello che a prima vista potrebbe sembrare un po’ bizzarro, ha invece interessanti risvolti, come ha spiegato Brian Walsh, CEO di Vital Herd, illustrando la “e-pill”, una sorta di pillolone grande come mezzo pacchetto di sigarette e ricco di sensori che viene fatto ingoiare alle mucche: rimanendo all’interno del loro apparato digerente per tutta la vita, trasmette informazioni su numerosi parametri chiave come il battito cardiaco, la frequenza respiratoria e la temperatura. Elaborare questa serie forse un po’ poco usuale di “big data” può davvero fare la differenza, visto che negli Stati Uniti vi sono quasi 100 milioni di capi di bestiame, l’8 per cento dei quali muore ogni anno pur essendo in età produttiva, con conseguenti perdite di denaro, stimate nell’ordine dei 10 miliardi di dollari complessivi. Il lancio dell’applicazione è previsto entro luglio, mentre Brian Walsh si aspetta di avere un numero congruo di “early adopters” tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo, anche alla luce del fatto che alcune simulazioni parlano di un “ritorno sull’investimento attorno alle quattro volte nel primo anno”. Insomma, l’Internet of Things può davvero riguardare qualunque cosa, oltre i prodotti e gli oggetti tipicamente tecnologici.
ThingWorx 5.0
A Boston è stato annunciato che sia PTC sia ThingWorx sono entrate a far parte dell’Industrial Internet Consortium (IIC), organizzazione fondata nello scorso marzo da AT&T, Cisco, General Electric, IBM e Intel con lo scopo di migliorare l’integrazione tra il mondo fisico e quello digitale per accelerare l’adozione dell’Internet of Things, tramite la creazione di standard per condividere i dati. Ma, oltre a questo, è stata anche presentata la versione 5.0 della ThingWorx Application Platform, la prima piattaforma software progettata per realizzare ed eseguire le applicazioni per l’Internet od Things. Grazie a miglioramenti su larga scala, come una opzione di impiego dei server in maniera federata che permette di realizzare implementazione di tutti i tipi: cloud, ibrido, on-premise e addirittura on-device. Nelle intenzioni della società, la nuova versione 5.0 “rafforzerà ulteriormente la nostra leadership di piattaforma standard riconosciuta per lo sviluppo di applicazioni Internet of Things”, ha sottolineato Russ Fadell, president di ThingWorx.
Nuove versioni software e un’acquisizione
Tornando su terreni più consueti, il palcoscenico di Boston ha visto anche altri annunci, come la nuova versione 3.0 di Creo; una nuova offerta integrata per la gestione del SLM, il Service Lifecycle Management; e infine l’acquisizione per 50 milioni di dollari in contanti di Atego, il principale fornitore mondiale indipendente di soluzioni e tool di sviluppo per sistemi e software embedded e real-time.
Più in dettaglio, tra le novità di Creo 3.0, spicca la nuova tecnologia denominata “Unite”, che consente di incorporare dati CAD da altri sistemi (anche della concorrenza) all’interno del proprio progetto, e condividere tali dati in numerosi altri formati. “Le fasi sono molto semplici: importare, aprire, aggiornare e salvare i dati in qualunque altro formato: tutto questo viene fatto direttamente da Creo 3.0, senza bisogno di strumenti aggiuntivi, in quanto basta solo la tecnologia Unite già presente nella nuova versione della soluzione PTC”, ha spiegato Mike Campbell, executive vice president CAD segment di PTC.
La nuova offerta integrata PTC SLM System è invece studiata per rafforzare ulteriormente la presenza della società nel Service Lifecycle Management, un’area la cui importanza cresce di anno in anno, come dimostrato anche dalla forte partecipazione alla seconda edizione di “PTC Live Service Exchange”, quasi un evento nell’evento, dedicato specificamente ad approfondire la nuova frontiera della gestione del servizio ai prodotti, dove le opportunità sono più che promettenti.
Infine, con l’acquisizione di Atego, che PTC prevede di completare entro il quarto trimestre dell’anno fiscale 2014, la società ha spiegato che “intende migliorare ulteriormente la propria offerta di soluzioni PLM e soprattutto ALM, Application Lifecycle Management, oltre che rafforzare il proprio impegno nel supportare i clienti nelle iniziative di system engineering grazie a potenti funzionalità di modellazione, in quanto con con le soluzioni di Atego si possono modellare famiglie di prodotti, cioè fare architecture modeling”.