Secondo le indiscrezioni pubblicate da TechCrunch, Cisco avrebbe posto in essere un’offerta per l’acquisizione di Skype.
Il valore in gioco è di 5 miliardi di dollari, di gran lunga superiore a quanto pagato da eBay nell’orami lontano 2006: allora erano “soltanto” 2,6 miliardi di dollari. Un matrimonio, quest’ultimo, mai realmente decollato, e terminato con una separazione consensuale nel corso dello scorso anno, quando eBay ha ceduto il controllo della Voip company, mantenendone soltanto una quota di minoranza.
Quale interesse può avere Cisco nel compiere una simile operazione? E, soprattutto, gli attuali utenti skype, nel caso che il passaggio di proprietà si realizzasse, devono essere preoccupati? Sono infatti “solo” 8 milioni gli utenti paganti sul totale dei 124 milioni di Skype users. Il Voip service di Skype è di fatto, ancora oggi un servizio free e la maggior parte dei ricavi, per un totale di 719 milioni di dollari, sono generati dal servizio SkypeOut.
Le analisi e i commenti pubblicati in questi giorni in rete lasciano per lo più intravedere uno scenario post acquisizione che garantirà la prosecuzione dell’attuale modello di business e, al contempo, una opportunità di integrazione nella sfera della Unified Communication con i prodotti e le soluzioni di Cisco da parte di tutti quei clienti che sollevano esigenze di una qualche complessità.
Una duplice prospettiva di business, open e proprietary, sullo stessa dinamica di business in cui operano aziende della internet economy, come Google e Facebook, che potrebbe mettere Cisco nella posizione di una Voip service company in grado di confrontarsi con un pubblico di dimensioni straordinarie.
La sfida per Cisco consisterebbe nel ribaltare una volta per tutte la posizione finanziaria di Skype, la quale, nonostante la crescita di fatturato, denuncia ancora perdite sostanziali, valutate nell’ordine di quasi 100 milioni di dollari.
Da una parte acquisire l’audience di Skype, si parla di ben 560 milioni di utenti registrati, sebbene soltanto 124 milioni siano quelli attivi, dall’altra iniziare a monetizzare il servizio all’interno di soluzioni di comunicazione unificata, senza togliere la possibilità da parte del grande pubblico di continuare ad avvalersi gratuitamente del servizio base così come oggi è ancora possibile.