Kroll Ontrack ha pubblicato i dati relativi alle cause di perdita dei dati e agli impatti su utenti business e home
I crash dell’Hard Disk Drive (HDD), più che raddoppiati negli ultimi quattro anni, rappresentano la causa più comune relativa alla perdita dei dati: lo rivela un recente sondaggio globale condotto da Kroll Ontrack.
In merito alle ragioni legate al più recente episodio di perdita di dati, il 66% (29% nel 2010) dei 1.066 intervistati in Nord America, Europa e Asia Pacifica ha citato il crash oppure un malfunzionamento hardware, seguito dal 14% che ha parlato di errore umano (27% nel 2010). Terzo in classifica, con il 6%, problematiche di tipo software. Uno schiacciante 72% ha constatato che la più recente perdita di dati era imputabile al disco rigido di desktop o laptop; seguito da SSD (15%) e RAID/virtual services (13%), a dimostrazione del fatto che ogni tipo di storage è vulnerabile, sia quelli consumer sia quelli aziendali. La ragione è semplice: “Sebbene le forniture di HDD siano in declino, ci si aspetta comunque che superino – 3 a 1 – quelle di SSD nel 2014”, dichiara Paolo Salin, Country Director di Kroll Ontrack Italia. “Vi sono semplicemente più hard disk in circolazione perché sono convenienti a livello di costo e i produttori ne hanno perfezionato la progettazione e la produzione. Il risultato è che gli HDD rappresentano la stragrande maggioranza dei recuperi di dati che affrontiamo”, aggiunge Salin.
Osservando i segmenti di risposta individuali, i crash di laptop e PC prevalgono come la principale causa di perdita dei dati sia tra le imprese (71%) sia tra gli utenti domestici (72%); la perdita da dispositivi SSD al secondo posto, rispettivamente con il 10% (imprese) e il 18% (utenti domestici). “Un supporto di memorizzazione può mostrare problemi a prescindere dal tipo di media; molte volte è una questione di tempo. Questo, unito al fatto che gli HDD sono ancora il tipo di drive più diffuso, è il motivo per cui i crash dei dischi continuano ad essere la causa più comune di perdita dei dati”, aggiunge Salin. “Per limitare eventuali problemi, si dovrebbe eseguire regolarmente una deframmentazione del computer, controllare la capacità di archiviazione ed utilizzare un software antivirus, così come un software per il monitoraggio del disco rigido. Al di là delle buone pratiche, le imprese e gli utenti domestici dovrebbero adottare un approccio orientato alla ridondanza, come, per esempio, un dispositivo o un servizio di backup. Le aziende dovrebbe avere anche un piano di continuità aggiornato e accessibile in caso di un’eventuale perdita dei dati”.
Tra le aziende, il 27% ha ammesso che la perdita di dati più recente ha compromesso un processo di business, impedendo di fornire un prodotto o un servizio ai propri clienti. Un ulteriore 15% ha detto di aver perso dati personali dal proprio pc aziendale, in contrapposizione con il 7%, che ha riconosciuto la perdita di dati lavorativi dal computer privato. “La memorizzazione dei dati si evolve e così il numero dei posti dove sono memorizzati”, conclude Salin. “Pertanto, non sorprende che dati di business importanti siano in gioco tra dispositivi di proprietà dell’azienda e dispositivi personali. Dal momento che i dati sono un elemento fondamentale di entrambe le sfere sia quella professionali che quella personale, l’accessibilità è cruciale, ed è qui che entriamo in gioco. Dal 1985 aiutiamo le aziende e agli utenti finali ad accedere e a recuperare i loro dati, per questo siamo costantemente impegnati a evolvere le nostre tecniche al fine di poter recuperare anche dalle ultime tecnologie di storage.”