Perdita dei dati in ambienti virtuali: il rischio è reale

Secondo lo studio di Kroll Ontrack ogni anno nel mondo il 40 per cento delle aziende perde i dati dai loro ambienti virtuali e solo il 33 per cento è stato in grado di recuperare la totalità delle informazioni. Anche in Italia scarsa percezione del rischio

La recente indagine condotta da Kroll Ontrack su 724 professionisti IT nel mondo è servita a costruire il quadro della frequenza della perdita dei dati e la gestione del loro recupero in ambiente virtuale. All’interno di questo scenario circa il 40 per cento delle aziende italiane intervistate ha già reso virtuale oltre la metà dei propri dati e circa il 79 per cento delle realtà coinvolte non pensa che la virtualizzazione sia un elemento di rischio per la perdita dei dati.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

I risultati dello studio

Lo studio conferma le stesse tendenze anche nel resto del globo. Infatti, l’80 per cento delle imprese ritiene che archiviare le informazioni in un ambiente virtuale diminuisce o semplicemente non influisce sulla possibilità per l’organizzazione di perdere i dati. Tuttavia, il 40 per cento delle imprese che si sono affidate al virtual storage hanno vissuto un’esperienza legata proprio alla perdita delle informazioni nel corso dell’ultimo anno. Più in generale, i principali risultati indicano che l’84 per cento delle aziende impiega la virtualizzazione per lo storage, e quasi un terzo degli intervistati ha il 75-100 per cento del loro ambiente IT attuale in uno virtualizzato. Di coloro che fanno uso di questa tecnologia, il 40 per cento ha sperimentato almeno un evento di perdita di dati negli ultimi 12 mesi, un dato in diminuzione rispetto al 65 per cento del 2011. È interessante notare che il 52 per cento delle aziende effettivamente crede che il software di virtualizzazione riduca la probabilità di perdita di dati . “E’ errato pensare che gli ambienti virtuali siano strutturalmente più sicuri o meno a rischio per la perdita di dati rispetto ad altri supporti per l’archiviazione “, ha dichiarato Paolo Salin, Country Director di Kroll Ontrack Italia. “La perdita di dati virtuali può derivare da una serie di cause, tra le quali la corruzione del file system, macchine virtuali eliminate, la corruzione interna del disco virtuale, guasti al sistema RAID o ad altri dispositivi di storage/server, file cancellati o corrotti contenuti all’interno di sistemi di storage virtualizzati. Inoltre le conseguenze sono di solito molto più gravi in quanto il volume di dati memorizzati in un ambiente virtuale è esponenziale rispetto a quello archiviato su un singolo server fisico o dispositivo per lo storage”.

Leggi anche:  La sfida della cybersecurity e il gap di professionisti

L’indagine ha poi rivelato che solo il 33 per cento delle imprese sono state in grado di recuperare il 100 per cento dei loro dati persi, il che rappresenta un calo del 21 per cento rispetto al 2011, anno nel quale il 54 per cento delle aziende è riuscita a recuperare la totalità delle informazioni. L’altro 67 per cento degli intervistati ha rivelato che non è stato in grado di riacquisire tutti i dati a seguito della perdita. “L’uso di VMware ® come infrastruttura è diventato sempre più comune e sembrano verificarsi meno incidenti, tuttavia le aziende continuano a perdere dati critici ” ha sottolineato Salin. “La diminuita capacità di ripristinare completamente i dati dimostra che non ricorrere a un servizio ad hoc per il recupero dati dopo aver subito una perdita in ambiente virtuale crea un elevato rischio di perdita permanente delle informazioni “

Alla domanda su come le organizzazioni hanno tentato il recupero, la maggior parte degli intervistati , il 43 per cento, è ricorsa alla ricostruzione dei dati. Solo un’azienda su quattro si è fatta aiutare da una società specializzata. “Ricostruire i dati non dovrebbe rappresentare la prima opzione, in quanto questo metodo costa tempo e risorse alle aziende. Società esperte nel recupero dati, come Kroll Ontrack , hanno capacità, conoscono i processi e possiedono le tecnologie adatte per il recupero in ambienti virtualizzati complessi, in modo da poter riportare le organizzazioni a essere funzionanti e attive come nel momento nel quale si è verificato l’incidente”, ha aggiunto Salin.