L’Ue ha imposto l’11,8% di dazi medi sui pannelli solari cinesi. Pechino ha due mesi per concludere le trattative e intanto tassa i vini e le automobili di lusso europee
L’Unione Europea alla fine ha deciso di imporre dazi doganali ai pannelli solari cinesi e reintrodurre la concorrenza nel mercato. Il commissario Ue al Commercio Karel De Gucht ha scelto una tassazione dell’11,8% di media dando due mesi a Pechino per le trattative. I dazi infatti potrebbero arrivare fino al 47%, chiudendo definitivamente il mercato ai prodotti orientali. L’IFI, che raccoglie l’80% delle industrie del settore fotovoltaico italiano si è detta favorevole al provvedimento mentre la Germania e altre associazioni come GIFI, APER e ASSOSOLARE contestano la decisione.
Gli effetti della legge antidumping
Il mercato europeo, in cui l’Italia è protagonista, con i suoi 50mila gigawatt installati, è uno sbocco importante per i prodotti cinesi sottocosto. Solo nel 2012 sono stati esportati verso il Vecchio Continente 21 miliardi di pannelli. Ora i prezzi del fotovoltaico nei Paesi Ue sono già iniziati ad aumentare mentre Pechino registra la chiusura di molte aziende del solare. La Cina produce molti più pannelli di quelli che riesce a vendere e l’obbligo di registrazione per applicare dazi retroattivi ha costretto le aziende del Paese a tagliare le forniture. “I dazi sui moduli fotovoltaici prodotti in Cina potrebbero essere condivisibili da un punto di vista ideologico. Ma contestiamo i tempi e le modalità con le quali la Commissione europea è intervenuta: un simile approccio avrà sicuramente ripercussioni negative sia sul mercato che sull’intera filiera”, ha spiegato il nuovo presidente del GIFI, Emilio Cremona.
La Cina, probabilmente come ritorsione, ha deciso di imporre dazi sui vini europei, che ucciderebbero l’industria vinicola locale grazie a sussidi illegali. Il provvedimento potrebbe essere esteso anche alle automobili di lusso.