L’ultima edizione dell’Osservatorio Accenture-Agici, presentata a Milano la scorsa settimana e mirata ad analizzare le performance finanziarie e le strategie delle prime dieci multiutility italiane e dei 40 grandi gruppi europei, evidenzia per il 2012 uno scenario di maggiore complessità. Dopo un decennio di fusioni e acquisizioni il comparto sta cercando di consolidare le posizioni e avere un obiettivo primario, quello della redditività. La stagnazione dell’economia europea non depone a favore di facili entusiasmi. Si amplificheranno segnali che si sono già ampiamente manifestati nel corso del 2011: crescono i ricavi ma si contraggono gli utili.
Le prime sei multiutility italiane hanno registrato una crescita di ricavi aggregati del 3% contro una diminuzione degli utili del 25%. Per il 2012 le stime sembrano fornire un quadro ancor meno confortante, con un’ulteriore diminuzione del 15%. Nel corso di questo esercizio A2A stima una crescita di fatturato, passando dagli attuali 6,13 miliardi a 6,37, senza che questo incremento possa determinare una crescita degli utili, che sono dati in contrazione rispetto al 2011. Non meno complessa la situazione di Enel che si trova anche ad essere investita del downrating delle agenzie internazionali che ha coinvolto gran parte delle utility italiane.
Da un punto di vista generale, in tema di investimenti, si stima che nel periodo 2011-2016 le utility analizzate dall’Osservatorio investiranno oltre 80 miliardi di euro per lo più concentrati nel gas e nell’elettrico, mentre il rinnovabile dovrebbe assorbire una quota pari a circa 5 miliardi di euro.
Esiste anche per le imprese italiane uno spazio di espansione che andrebbe colto. “La crisi economica ha rimescolato le carte in un settore non proprio conosciuto per alti livelli di dinamicità, afferma Claudio Arcudi Executive partner di Accenture. Nuove tecnologie, nuovi player stanno crescendo e si confermano importanti investimenti nei mercati emergenti. Si tratta per ora di una prerogativa dei grandi gruppi ma che, vista la stagnante domanda europea, sta assumendo sempre più rilevanza anche tra i player minori, che si rivolgono ad economie minori. Nel contempo aumentano le imprese e fondi di investimento dei Paesi emergenti che stanno effettuando grandi acquisizioni e investimenti in Europa, attirati non certo dalla crescita della domanda, ma dal basso rischio di mercato”. Tendenze evolutive, quelle espresse da Arcudi, che fanno presagire una connotazione di mercato in forte cambiamento.