La Commissione Open Source, presieduta dal prof. Raffaele Meo, ha tra i principali obiettivi lo studio delle modalità di acquisizione di soluzioni Open Source (OS) per i propri sistemi informativi, lo studio di un marketplace per tali soluzioni, nonché capire come incentivare, sostenere ed integrare con la Pubblica Amministrazione il lavoro svolto dalle community su progetti OS particolarmente fecondi. L’obiettivo è quello di realizzare un punto di partenza per un futuro aggiornamento delle linee guida e delle disposizioni di legge relative all’uso dell’OS nella Pubblica Amministrazione (PA). Al Prof.Meo abbiamo posto alcune domande:
Nei primi anni del suo impatto sul mercato, il fenomeno OSS ha avuto una evoluzione piuttosto rapida, qual è lo scenario futuro?
Confesso che mi sarei aspettato un’evoluzione più rapida del fenomeno OSS. Infatti le raccomandazioni della Commissione sul software libero che io avevo presieduto nel 2003, e che divennero la base della cosiddetta “Direttiva Stanca” e dell’art.68 del decreto legge 82/05, più noto come “Codice dell’Amministrazione Digitale”, promettevano una radicale trasformazione del mercato.Cito testualmente soltanto due dei punti di quell’articolo 68, che hanno ora – o meglio dovrebbero avere – assoluto valore di legge.“
1. Le pubbliche amministrazioni … acquisiscono …programmi informatici a seguito di una valutazione comparativa di tipo tecnico ed economico tra le seguenti soluzioni disponibili sul mercato:….d acquisizioni di programmi informatici a codice sorgente aperto;….Le pubbliche amministrazioni nella predisposizione o nella acquisizione dei programmi informatici adottano soluzioni informatiche che assicurano l’interoperabilità e la cooperazione a applicativa…e che consentono la rappresentazione dei dati e documenti in più formati, di cui almeno uno di tipo aperto”.
Come appare evidente, indicazioni rivoluzionarie, ma, sfortunatamente, generalmente disattese.Comunque, un certo progresso, pur limitato, si è verificato.Ad esempio, un rapporto ISTAT segnala che più del 35 per cento delle amministrazioni pubbliche locali utilizza software libero.
Quale potrebbe essere il business model e in che modo le comunità interagiranno in futuro con le aziende?
I modelli di business delle società italiane che operano nel settore del software libero sono praticamente coincidenti con quelli delle società che lavorano prevalentemente con software proprietario. Infatti, sia le prime, sia le seconde, forniscono prevalentemente servizi di installazione, assistenza tecnica, formazione, personalizzazione, generazione di componenti software specifici della applicazione che intendono realizzare.Poche aziende nel mondo e pochissime nel nostro Paese sviluppano software per il mercato internazionale da vendersi su licenza, sulla base di un contratto del tipo “tanto a copia”.Stanno nascendo anche in Italia importanti comunità che sviluppano software libero, esse interagiscono ora e interagiranno in futuro con i meccanismi tradizionali della fornitura di servizi informatici.
Come si presenta il mercato italiano dell’Open Source e quali sono le prospettive?E ‘ molto difficile formulare una valutazione esatta della dimensione economica del mercato del software libero. Infatti, anche se un prodotto di software libero può essere venduto, generalmente l’acquisizione di un prodotto libero è gratuita ed avviene operando sulla Rete. Quindi il mercato del software libero è prevalentemente costituito dai servizi che ho elencato, servizi che possono riguardare sia le componenti libere sia quelle proprietarie.Mi consenta comunque di inventare un dato. Secondo l’ultimo rapporto ASSINFORM, il mercato italiano dei prodotti software è rappresentato da circa 3 miliardi di euro all’anno ed io penso, sulla base della valutazione delle singole componenti di quella cifra, che quel dato corrisponda al valore di licenze per prodotti proprietari. Secondo lo stesso rapporto, il mercato dei servizi informatici è dell’ordine di un miliardo di euro all’anno. Supponendo che quattro quinti di quei servizi si riferiscano ad attività relative a prodotti proprietari e un quinto a software libero, si ottiene una stima complessiva del mercato del software libero dell’ordine di 200 milioni di euro all’anno.
Lei è il Presidente della commissione Open Source del CNIPA, il focus è legato all’uso dell’Open source nella PA , quali saranno le vostre prossimi iniziative?
Nella seconda metà dello scorso anno 2007 il Ministro Nicolais costituì una nuova commissione con il compito di indagare, ancora una volta, sulle opportunità rappresentate per la pubblica amministrazione dall’avvento del software libero.L’incarico assegnato alla Commissione prevedeva la realizzazione di “un’analisi aggiornata della posizione, in materia, dell’Unione Europea, dei maggiori paesi europei, della pubblica amministrazione in Italia nonché degli operatori di mercato; di linee guida operative, concernenti le modalità di approvvigionamento di software che comprendano la valutazione ed eventuale selezione di prodotti open source; di un’analisi delle possibilità offerte dall’approccio open source per favorire percorsi progettuali condivisi nell’ambito della Pubblica Amministrazione.Un paio di giorni or sono ho consegnato una prima bozza del rapporto conclusivo. Si tratta soltanto di una bozza in quanto la Commissione non ha ancora concluso i suoi lavori. In vero, siamo in lieve ritardo rispetto ai tempi che ci erano stati assegnati. Tale ritardo è giustificato dal modo in cui abbiamo operato, volto a coinvolgere nel dibattito l’intera comunità nazionale, che ha effettivamente partecipato con molte decine di documenti inviati via e-mail o inseriti nel forum pubblico specificatamente aperto per tale scopo. Inoltre, soltanto da pochi giorni sono disponibili i risultati di una estesa e approfondita indagine relativa alla pubblica amministrazione centrale che CNIPA ha sviluppato recentemente e che è stata integrata da alcuni dati sulle pubbliche amministrazioni locali prodotti da ISTAT.
Tali dati dovranno essere oggetto di una riflessione specifica in quanto potrebbero essere elementi di indirizzo nella formulazione delle conclusioni della Commissione.
Le leggo l’indice del rapporto conclusivo.
1 – Stato dell’arte dell’Open Source
1.1 – La Commissione Europea e l’Open Source
1.2 – Stato dell’arte dell’Open Source in Italia
1.3 – Audizioni online per gli operatori del mercato
2 – Linee guida operative
2.1- Piano di formazione
2.2- Supporto alla definizione delle strategie alle PA
2.3- Valutazioni comparative e acquisizioni
2.4- Gare e contrattualistica
2.5- Sviluppo cooperativo
3 – Proposte al Ministro per le Riforme e le Innovazioni nella P.A
3.1- Revisione normativa
3.2- Promozione dell’elaborazione di metodologie che facilitino l’adozione di soluzioni open source
3.3- Proposta di intervento legislativo per l’adozione di Open Office/Linux
3.4- Finanziamenti all’Open Source
3.5- Community open source in Italia
3.6- Come innovare la contrattualistica
3.7- Realizzazione e diffusione di materiale per non addetti sull’Open Source
3.8- Riuso dell’hardware obsoleto
3.9- Normativa sul riuso del software nella Pubblica Amministrazione
3.10- Progetti di Ricerca
3.11- Best Practice prototipale in applicazione delle Linee Guida Operative
Il CEO di Sun ha dichiarato recentemente che una quota parte degli investimenti futuri andranno alle università, in quanto sono le organizzazioni che più sviluppano e utilizzano software open source, qual è il contributo dell’università?
Sono quasi certo il software libero sia più diffuso nelle università che nelle aziende e nella pubblica amministrazione. Sono anche certo che la maggioranza delle“comunità” che producono software libero abbia il suo baricentro presso qualche dipartimento universitario. Per questa ragione, ritengo che, in un nuovo scenario tecnologico mondiale nel quale il ruolo della ricerca universitaria assume un’importanza crescente, anche il software libero diventerà sempre più importante del duplice punto di vista tecnologico ed economico.
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Angelo Raffaele Meo – Nato a Cuneo nel 1935 è titolare della Cattedra di Sistemi per l’elaborazione dell’informazione al Politecnico di Torino.
È stata pionieristica la sua attività nel campo dell’elaborazione digitale dei segnali: è stato tra i primi a realizzare un riconoscitore automatico della voce. Ha prodotto risultati notevoli nel campo della codificazione, aprendo la strada a nuovi sviluppi scientifici e applicativi. Non inferiore all’impegno individuale nella ricerca è stato quello rivolto a promuovere l’attività scientifica e didattica nel settore informatico tenendo corsi televisivi nell’ambito del progetto Nettuno. È stato direttore del Progetto Finalizzato Informatica del C.N.R., del Centro di ricerca sull’Elaborazione Numerale dei Segnali, del Centro di Supercalcolo del Piemonte. Vincitore dei premi “Lori” e “Bonavera” per l’Elettrotecnica, Premio Italgas 1987 “Ricerca e Innovazione” per l’Informatica, “Premio Galileo” per la divulgazione matematica. Meo è tra i soci fondatori di CentroScienza.