“L’attenzione ai costi amplifica l’interesse del mercato verso il mondo open source, ma occorre sapersi orientare per scegliere soluzioni mature e ampiamente supportate”
Galoppini analizza le opportunità offerte dal mercato open source italiano, fornendo indicazioni e suggerimenti utili per fornitori e clienti interessati a valutare l’utilizzo o la commercializzazione di soluzioni basate – interamente o parzialmente – su software open source.
Credi che la Crisi economica favorisca l’adozione da parte della Aziende di soluzioni Open Source?
La crisi favorisce sempre logiche che premiano il risparmio, ed in questo l’opportunità offerta da soluzioni e servizi basate su software open source costituisce senz’altro una possibile alternativa. Survey di oltre oceano testimoniano che la riduzione dei costi è ancora il motivo principale per cui i CIO guardano all’open source, cosa comprensibile tenendo conto dei ridotti o addirittura nulli costi upfront.
Ma non è tutto oro quel che luccica, e forse prima di trarre qualche conclusione sulle prospettive dell’offering open source è ben guardare ai dati di casa nostra, non limitandosi ad osservare che anche da noi il 44,3% dei CIO pone al vertice delle priorità l’ottimizzazione dei costi.
Infatti il rapporto Assintel 2009 di recente pubblicazione fornisce molti indicatori utili per comprendere lo stato di salute del mercato IT italiano, che in linea generale sembra essere il peggiore dal 2001. In particolare il fatto che l’area sviluppo progetti abbia subito il calo più alto nell’ambito dei servizi dice che le attività di system integration stanno pagando più delle altre l’attuale difficoltà del mercato.
Per i piccoli sistemi integrator, che costituiscono la maggior parte degli operatori open source, almeno stando ad uno studio condotto quest’anno dalla VIU (Venice International University), questo è un fatto da non sottovalutare. Si impone inoltre qualche riflessione sul fatto che invece il mercato del software, inteso come prodotti su licenza, sia ancora positivo +0,6%.
Una possibile lettura è che la propensione al rischio, in particolare a quello riferito alla realizzazione di soluzioni in cui la realizzazione gioca un ruolo importante, è diminuita. Occorrono quindi “prodotti”, pronti per l’uso, e questo per il panorama dell’offerta italiana open source è un cambiamento epocale, vista la scarsità di operatori che propongono “prodotti”.
Sempre il rapporto ci dice che in ambito applicativo la domanda si orienta su soluzioni di Extended ERP e in generale sistemi di Content Management, significativo in termini di priorità anche l’interesse verso sistemi CRM.
Fatta eccezione per l’area CMS, ambito in cui il mondo open source offre una ampia scelta, anche se di rado commercialmente supportata con un offering di classe enterprise, limitazioni di cui soffre in generale l’offerta open source, ancora immatura su questo fronte. Fanno però eccezione gli stati uniti dove i venture capital hanno sostenuto la crescita e lo sviluppo di soluzioni open in quest’area.
Discorso diverso per le aree infrastrutturali quali sicurezza, backup&recovery, system&network management e storage, sempre ai primi posti in termini di investimenti e per le quali l’offerta open source è ampia e spesso matura. Fatte salve le considerazioni già espresse in termini di nanismo-imprenditoriale, tipiche del mercato italiano IT, questa è un’area in cui l’offerta open source può crescere molto, magari abilitando logiche di partneriato che consentano di operare su tutto il territorio nazionale.
Esempi come geeks-on-call, un franchising di sicurezza presente in nord-america che offre servizi a SOHO e individui, dimostrano come tutto ciò sia possibile e redditizio, ma è evidente che occorra un’organizzazione che superi i limiti della micro-impresa.
Per i più visionari, cioè per chi ha tempo ed energie per investire risorse nel comprendere in anticipo le possibilità offerte dal cloud computing – indicato nello studio Assintel come entrato in scena con un’alta priorità di investimento. L’open nel cloud propone già oggi soluzioni di estremo interesse, avviare oggi iniziative di sperimentazione in questo senso può aprire ad opportunità di business concrete in un futuro prossimo, anche se forse è esattamente domani.
Per gli addetti agli acquisti non è facile orientarsi in un mercato che presenta una offerta commerciale ancora poco nota, quali devono essere i fattori di scelta?
Se è vero che oggi l’elemento del risparmio è preponderante, occorre però fare molta attenzione ad evitare di effettuare scelte tattiche, evitando di adottare soluzioni “open source” che siano realizzate e supportate da un unico vendor.
Evitare il lock-in infatti è una delle “promesse” open source, ma purtroppo non è sufficiente distribuire un programma con una licenza open source perché si crei attorno ad esso una community, pre-requisito fondamentale perché più fornitori siano in grado di supportare commercialmente la soluzione.
In italia iniziano ad apparire soluzioni open source che nascono dalla “industrializzazione” di un progetto custom, che tipicamente necessitano di una significativa attività di integrazione e personalizzazione per poter essere utilizzati dall’utente finale, sia esso un’impresa o un ente. In questo caso la “promessa” è difficilmente mantenuta, anzi si creano i presupposti per un “lock-in sui servizi”, in quanto l’unico in grado di supportare il cliente è l’autore originale della soluzione.
Scegliere una soluzione open source piuttosto che un’altra può sembrare poco importante, se si tiene solo conto del fatto che al momento della scelta hanno tutte lo stesso ‘prezzo’, visto che sono gratuite (fatta ovviamente eccezione per i prodotti open di cui siano disponibili servizi di subscription).
Il fatto che non ci sia un costo upfront può indurre e spesso induce processi di selezione del software estremamente ‘snelli’, ma un errore in questa fase può costare molto in fase di deployment ed esercizio. Si pensi ad esempio a cosa può comportare scegliere una soluzione per cui:
– non si trovi supporto professionale in loco;
– esista poca documentazione o non ne esista in lingua italiana;
– non siano note case history significative e non si possa contattare chi l’ha già utilizzata;
– la community si divida o sparisca.
In questi ed altri casi l’aver scelto una piattaforma piuttosto che un’altra fa differenza, una differenza enorme.
Quale deve essere l’approccio giusto per scegliere subito e bene?
Negli ultimi mesi ho lavorato molto alla definizione e d’implementazione di strumenti agili per la qualificazione e selezione di software open source, mettendo assieme risultati e semi-lavorati provenienti da 8 progetti europei, 4 diverse metodologie di selezione ed oltre 60 strumenti di analisi.
Il risultato è un tool semi-automatico che consente di valutare le soluzioni open source tenendo conto della dimensione e del tipo di comunità, dei processi adottati nella produzione di codice (tra cui la quality assurance), del tipo di supporto disponibile in termini formativi, consulenziali e di documentazione.
Grazie a questi strumenti adesso in meno di due ore riesco a supportare clienti nell’assessment di una soluzione open, mentre prima occorrevano giorni. Sono convinto che si svilupperà un vero e proprio mercato della consulenza strategica in questo senso, e penso che questo permetterà ad enti ed imprese di fare scelte più consapevoli, riducendo oltre ai costi anche i rischi e le incertezze.
Roberto Galoppini, esperto di open source commerciale, nel 2001 fonda una delle prime aziende italiane specializzate nella realizzazione di soluzioni infrastrutturali open source, nel 2004 promuove il primo consorzio italiano di imprese open source. E’ membro dell’advisory board di SourceForge e di Enterprise Open Source directory, segretario della federazione FIDA Inform e consigliere dell’associazione italiana OpenOffice.org addetto alle relazioni istituzionali. Dal 2004 ha collaborato con il CNIPA per la stesura delle linee guida sull’open source, con particolare riferimento agli aspetti relativi alle procedure di selezione, acquisizione e gestione di soluzioni basate parzialmente o totalmente su software open source. Nel 2007 ha fatto parte della Commissione Open Source del Ministero delle Autonomie Produttive, da oltre due anni scrive di open source e business sul blog commercial open source (http://robertogaloppini.net), mantenendo contatti con le principali aziende, associazioni ed organizzazioni del settore.