Il futuro dell’Open Source

«l’Open Source sta arrivando all’interno delle vostre reti, che vi piaccia o meno. È ormai diventato assolutamente impossibile per chiunque evitare questa tematica».Questa frase, detta da un ricercatore in un convegno, sintetizza lo scenario futuro in cui il mondo del software sarà pervaso da codice aperto e libero, tuttavia è bene sottolineare che ci sono software open source maturi e promettenti, mentre altri non sono affatto o non sono ancora all’altezza.

All’Open Source si può applicare una sorta di prospettiva darwiniana, evoluzionistica: nella storia dello sviluppo di un applicativo, possono sopravvivere soltanto le porzioni di codice, le applicazioni e le soluzioni più innovative e più solide, mentre le scelte meno produttive e le strategie di programmazione meno felici vengono surclassate.

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Gartner delinea uno scenario per certi versi provocatorio per il futuro, afferma infatti che già oggi molta parte del software commerciale sia composta da software libero, ma prevede soprattutto che entro il 2011 almeno l’80% del primo sarà costituito al suo interno, per una parte rilevante, dal secondo.

Da quanto emerge dagli studi, questo trend di crescita da un parte e di convergenza e sovrapposizione dall’altra è inarrestabile: già oggi nelle applicazioni aziendali “mission critical” la percentuale di software proprietario, quella di software sviluppato internamente e quella di Open Source ormai si equivalgono.

Secondo Gartner in pochi anni quasi tutte le imprese utilizzeranno software open source, anche se alcuni manager dell’IT saranno ignari di questo ed utilizzeranno un termine diverso, ovvero “Saas”,(Software as a Service).Secondo Taylor l’utilizzo del termine SaaS al posto di “Open Source” sarà semplicemente una questione di marketing, le due cose infatti: saranno sostanzialmente indistinguibili giacché il 98/99% del software offerto come SaaS sarà comunque software Open Source”.

l software-as-a-service (Saas) potrà sostituire l’open source come soluzione economica di prima scelta. Entrambe le opzioni consentono di ridurre i costi, ma l’utilizzo del Saas non obbliga ad avere competenze tecniche evolute. Un esempio in questo senso è la  versione 5 di SugarCRM. , software open source per la gestione delle attività commerciali

Il fenomeno SaaS ha un grandissimo potenziale ancora da esprimere, specie nello small business, dove spesso scarseggia il budget e la competenza per configurare e gestire dei server propri. In un momento di crisi economica come questo, inoltre, il modello SaaS permette alle aziende di evitare investimenti iniziali in licenze, e di pagare il software un funzione del suo effettivo utilizzo.Per poter competere con i vendor on-premise, i fornitori SaaS dovranno proporre un costo inferore e l’open source può effettivamente aiutarli a farlo.

E una grande differenza tra la maggior parte delle imprese e i grandi provider SaaS -o cloud-based provider, come Gartner li definisce- è il know-how tecnico. I secondi sono infatti spesso tecnicamente avanzati il che significa che possono gestire l’open source da sé.Inoltre per i fornitori SaaS il costo dell’infrastruttura è anch’esso molto importante, visto che decide anche il prezzo che i clienti dovranno pagare. Per mantenerli bassi in pratica devono ottimizzare l’infrastruttura e l’open source è l’opzione migliore per farlo.Ma per i vendor open source tale trend non è completamente una buona notizia. Nei prossimi due anni infatti i provider SaaS andranno a sfidarli, e diventeranno il metodo preferito per abbassare i costi IT. Entrambi promettono infatti costi più bassi. Ma per Gartner passare a un modello di servizi richiede meno competenze IT mentre passare all’open source spesso richiede l’opposto.