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Davanti alla stima di una esplosione di traffico, richiesta di servizi e opportunità di mercato, con la famiglia NCS, Cisco getta le basi delle architetture di rete virtualizzate e programmabili

Operatori e Internet service provider devono affrontare una fase di forte erosione delle marginalità, sfide architetturali importanti per rispondere alla richiesta di capacità di trasporto legata ai forti consumi di contenuti video, di connettività mobile e di servizi sempre più innovativi e dalle curve di adozione molto rapide. Il recente annuncio di Cisco sulla nuova famiglia Network Convergence System inaugura il concetto della “Evolved Programmable Network”, in cui i nodi fisici di commutazione e routing della rete diventano flessibili grazie alla virtualizzazione, va proprio in questa direzione e apre la strada a quella che Cisco stessa definisce la Internet of Everything.

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A proposito del lancio dei nuovi prodotti, Data Manager ha discusso con Giorgio Pignataro, direttore Operazioni Mercato Service Provider, Media e Broadcaster di Cisco Italy. «Per capire meglio la nuova offerta Cisco – afferma Pignataro – occorre contestualizzarla all’interno di uno scenario di mercato che secondo le nostre stime, addirittura conservative, prevede un traffico Internet triplicato nei prossimi cinque anni, fino a 1,4 zettabyte. In questo traffico, assisteremo a una crescita pari a sei volte rispetto agli attuali contenuti video». Nel 2017 secondo Pignataro, le infrastrutture degli operatori dovranno reggere qualcosa come tre miliardi di miliardi di minuti al mese di traffico video. «Come dire che ogni mese verranno trasmessi in rete l’equivalente di sei milioni di anni di filmati». A questo si devono aggiungere le stime relative all’esplosione del 4G. La nuova generazione del cellulare sarà supportata solo dal 10% da dispositivi complessivi, ma questo 10% genererà il 45% del traffico. Anche i dispositivi stessi, con la graduale espansione della comunicazione M2M (machine to machine) e della Internet of Things, sono in fortissimo aumento. Sempre nel 2017, solo per il traffico M2M avremo qualcosa come 8 miliardi di connessioni e nelle case ci sarà una media di sei dispositivi connessi. «Un altro studio Cisco con Vni ha calcolato che in Europa occidentale ci saranno 256 milioni di utenti di servizi televisivi on the cloud, dallo streaming ai videoregistratori virtuali».

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Per molti versi tutte queste previsioni corrispondono a un mare di opportunità che si aprono per i gestori delle reti. A patto però, sottolinea Pignataro, che traffico e nuovi servizi siano supportati da un adeguato processo di trasformazione delle reti e da un notevole aumento della capacità di gestire i picchi di traffico e il time to market dei nuovi servizi di quella che Cisco definisce ormai “Internet of Everything”, la rete di tutte le cose. «Tutta l’industria si muove in queste direzioni, conferma l’esperto di Cisco Italia – le startup che producono sensori, le aziende che modificano i loro processi produttivi per poterli monitorare a distanza, intere aree di innovazione come gli SmartOffices, la SmartHealth, le SmartCar, persino l’agricoltura basata su sistemi di monitoraggio interconnessi. Non è fantascienza, in molte situazioni è già realtà».

Il traffico generato sulla futura Internet of Everything sarà molto dinamico e implicherà infrastrutture sempre più flessibili, configurabili in real time o quasi-real time. Molti servizi si baseranno sull’analisi istantanea del comportamento dell’utente e anche qui i potenziali valori in gioco sono notevoli. «Internet of Everything potrebbe valere 15mila miliardi di dollari tra dieci anni». L’unico modo per prepararsi sarà trasformare le reti così come abbiamo fatto con l’informatica: virtualizzando gli strati di hardware, costruendo architetture i cui nodi siano sempre più “software defined” e i servizi intelligenti che il software consente di impostare siano più mobili, gestibili attraverso interfacce visuali e intuitivi per gli operatori e i loro clienti.

La cosiddetta Network Functions Virtualization è l’obiettivo della piattaforma Cisco One, Open Network Environment e l’offerta di sistemi di routing Network Convergence System, di cui escono oggi i modelli 6000 (5 Tbps per slot per un totale di 1,2 Pbps di throughput) e 2000, per l’interconnessioni di dorsali Dwdm dai 100 Gbps in su garantisce i necessari livelli di programmabilità e potenza. Anche grazie – conclude Pignataro – all’impiego di componentistica d’avanguardia come il processore di rete Cisco nPower X1, capace di gestire throughput reali di 400 Gigabit al secondo. «Operatori come Telstra in Australia e Kddi in Corea o broadcaster attivi nel triple play come BSkyB nel Regno Unito stanno già introducendo il concetto della rete intelligente e virtualizzata, perché hanno ritenuto opportuno anticipare oggi le future esigenze del mercato».

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La sfida della rete del futuro è già partita ed è inquietante pensare che la fase di difficoltà e incertezza che l’Italia sta attraversando proprio in chiave infrastrutturale, possa trasformarsi, in breve tempo, nell’ennesima mancata finestra di opportunità.