La notizia proviene dall’Università di tecnologia avanzata di Ciudad April del Messico, che rende noto di avere sviluppato un prototipo a celle elettrolitiche in nanotecnologia che sintetizza le componenti gassose in aria – possibili fonti d’energia, come ad esempio il metano – trasformandole in energia elettrica
Con lo smartphone oramai facciamo di tutto: telefoniamo, navighiamo, sentiamo musica, vediamo film e partite, leggiamo mail, messaggiamo, giochiamo e quant’altro. Per fare tutto ciò occorre energia, molto di più di quanto serviva a un tradizionale telefonino. Per questo l’industria ha posto molta attenzione a sviluppare batterie sempre più performanti, da quella ioni di litio alla ione-polimero, ma questo progresso è servito praticamente solo a mantenere costante il tempo d’autonomia, quindi siamo sempre costretti, dopo qualche ora di intenso uso, a sostituire la batteria con altra di backup carica oppure a trovare una fonte di energia per ricaricare gli accumulatori, sempre se ci ricordiamo di portare appresso cavetti e alimentatori.
Come non essere allora interessati alla notizia che ci proviene dall’Università di tecnologia avanzata di Ciudad April del Messico, dove si afferma di avere sviluppato un prototipo a celle elettrolitiche in nanotecnologia che sintetizza le componenti gassose in aria – possibili fonti d’energia, come ad esempio il metano – trasformandole in energia elettrica? Quello che si produce non è molto, e dipende in modo proporzionale dalla concentrazione dei gas utili allo scopo, ma è stato verificato in laboratorio che mediamente potrebbe essere proprio efficace per alimentare in modo costante, e teoricamente all’infinito, uno smartphone. Il professor Mirando Peces, a capo di questo affascinante progetto, afferma che è stato sufficiente rimanere un’ora all’interno dei bagni dell’università perché lo smartphone si ricaricasse completamente. Già, perché ovviamente in quelle aree è molto alta la concentrazione dei gas utili, ancorché – ahinoi – mefitici per il nostro olfatto.
Altri test sono stati condotti con successo nelle stalle, nei campi appena concimati e anche grazie a volenterosi sperimentatori affetti da gravi forme di meteorismo (in questo caso si parla di ricariche “spot”). Il professor Peces afferma che si potrebbero avere ottimi risultati anche attraverso la sintesi di oli volatili derivanti da composti solforati. A tal proposito porta ad esempio misure condotte con persone grandi mangiatori di aglio, che sono riuscite a ricaricare il dispositivo semplicemente mentre telefonavano. Si apre un ammaliante futuro in cui l’energia sarà finalmente libera e gratuita, e soprattutto ecologica? Chissà? Di certo la soluzione appare certamente naturale, almeno nell’odore. Parfume de fogne? Mah? Anche in questo giorno “curioso” …meditiamo, Gente, meditiamo 🙂