Obesità infantile: la pubblicità finisce nel mirino dell’Organizzazione Mondiale della Salute

L’Organizzazione Mondiale della Salute sollecita i governi a considerare l’impatto negativo della pubblicità del cibo spazzatura sull’obesità infantile

Zuccheri, grassi e sale. Moltiplicateli all’ennesima potenza e otterrete il vero volto delle innumerevoli merendine, dei  deliziosi biscotti, delle  gustose patatine e degli appetitosi snack che,  ogni giorno, vengono pubblicizzati dai media. Medici ed esperti insegnano che il problema dell’obesità sia spesso legato a questioni genetiche, ma non sempre. Ecco perche l’Organizzazione Mondiale della Salute sta seriamente prendendo in considerazione questo fenomeno, definito “pubblicità ingannevole”. In particolare l’OMS lo relaziona in modo diretto all’obesità infantile.

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Sono i bambini il target prescelto per questo tipo di pubblicità, bambini che per ovvi motivi ancora non sono in grado di distinguere la differenza tra cibi sani e non. Stando ad alcune ricerche la maggioranza dei bambini riconoscerebbe le marche dei prodotti già dai primi anni di vita. Tra questi , coloro che sono in grado di riconoscere un considerevole numero di marche nei primi quattro anni di età sarebbero i soggetti più esposti al rischio obesità.

L’Organizzazione Mondiale della Salute nell’ultimo rapporto sull’obesità infantile sottolinea quindi l’urgente necessità da parte dei governi di controllare più severamente la pubblicità che promuove il cibo spazzatura, ritenuta per buona parte la causa scatenante del  sovrappeso nei bambini.

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