La gestione intelligente delle risorse IT come condizione fondamentale per il successo del business

Secondo un report di Quocirca la gestione intelligente dei workload assicura alle aziende la flessibilità e i benefici in termini di costi necessari per operare negli ambienti eterogenei odierni senza compromettere la sicurezza

La versatilità delle infrastrutture IT, e quindi la capacità di adattarsi alle necessità di business delle aziende, è oggi un requisito fondamentale per il successo. Tale versatilità però, se mal gestita, può trasformarsi in uno svantaggio sia in termini di costi che di rischi a cui possono essere esposte le risorse aziendali, specialmente in virtù della crescita dell’utilizzo di cloud sia private che pubbliche.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Uno studio realizzato da Quocirca, istituto di ricerca specializzato nell’analisi dell’impatto che la tecnologia ha sul business aziendale, e commissionato da Novell sottolinea come la gestione “intelligente” delle nuove infrastrutture IT e dei workload sia in grado di assicurare alle aziende la flessibilità e i benefici in termini di costi necessari per operare negli ambienti eterogenei odierni, senza compromettere la sicurezza.

Secondo il report di Quocirca l’Intelligent Workload Management è il “mezzo” capace di rendere efficiente l’utilizzo delle risorse di computing, garantendo allo stesso tempo che le necessità di business siano supportate da tutte le dovute risorse e, in particolar modo, che il tutto avvenga in maniera sicura. La gestione intelligente delle risorse di computing diventa quindi fondamentale per sostenere il successo del business, avere la capacità di rendere congiuntamente efficienti ambienti fisici e cloud private e prepararsi in maniera debita per le cloud pubbliche.

Negli ultimi 10 anni la flessibilità con cui i workload possono essere implementati e movimentati è cresciuta in maniera esponenziale come conseguenza di due rivoluzioni principali: la virtualizzazione e il cloud computing. Uno dei vantaggi principali dell’IWM è proprio la capacità di muovere i workload selezionando il migliore ambiente possibile, sia esso fisico o cloud, fornendo flessibilità e controllo nel rispetto dell’efficienza e della sicurezza.

Leggi anche:  Marco Santos sarà il nuovo AD di GFT Technologies SE

Un servizio di business può essere costituito da uno o più workload. Un’applicazione di CRM, ad esempio, può essere composta in modo combinato da diversi workload: un database su server fisico unito a un’application server situato in una cloud privata e a un layer di presentazione situato in una cloud pubblica. La risposta alla complessità di gestione di un simile scenario è proprio nell’IWM perché permette di selezionare il migliore ambiente in cui mettere in esecuzione ogni workload, assicurare un efficiente uso delle risorse e fornire flessibilità, controllo e conformità.

Un sito web che durante le festività è soggetto a picchi di utilizzo può quindi essere spostato momentaneamente dal cloud ad un server fisico per garantire continuità di servizio e poi immediatamente riportato nel cloud in virtù di una riduzione del numero di transazioni. L’IWM permette quindi di spostare in maniera efficiente e sicura i workload tra ambienti fisici e virtuali in base alle necessità ma anche nel rispetto della sicurezza e della business continuity. Se ad esempio un workload su un server fisico dovesse cedere l’IWM consentirebbe di implementarlo temporaneamente in un’infrastruttura virtuale in attesa che il problema venga risolto.

Tutto ciò diventa ancora più importante se si considera che i cloud pubblici vengono sempre più utilizzati a supporto delle risorse interne. Gli strumenti di Intelligent Workload Management aiutano quindi a risolvere e affrontare tutte queste problematiche poiché consentono la costruzione, la gestione, il monitoraggio e il setting dei workload.

Estremamente importante è evidenziare poi che i vantaggi fondamentali dell’IWM si traducono anche in termini di un incremento della sicurezza e della compliance. Non si tratta infatti semplicemente di assicurarsi che i workload siano sicuri nel momento in cui vengono creati e lo rimangano quando implementati, ma bensì di comprendere e gestire le problematiche di conformità legate allo storage dei dati nel cloud e al riconoscimento delle potenziali minacce introdotte dai workload generati dagli utenti.

Leggi anche:  Donato Ceccomancini, Infinidat: la vera sfida per le aziende è la carenza di competenze IT

Nel momento in cui un investimento deve essere realizzato vanno come sempre valutati molteplici e variegati parametri. Sebbene ogni realtà abbia diverse necessità, il rapporto Quocirca propone un modello di valutazione che considera i fattori che giocano un ruolo fondamentale in tema di implementazione dell’IWM:

– Costo di implementazione: considera i costi degli strumenti e delle piattaforme necessarie per farli funzionare, uniti a costi di consulenza, training, ecc.

– Risparmio ottenuto dall’implementazione: tiene conto di tutti i processi aziendali che ottengono una sensibile riduzione dei costi di gestione grazie all’implementazione delle soluzioni di IWM. Prende quindi ad esempio in considerazione: minore e migliore utilizzo degli asset fisici, minor consumo energetico, utilizzo intelligente del cloud, riduzione del costo delle licenze software grazie ad una loro migliore gestione, automazione dei processi con conseguente minor coinvolgimento di personale specializzato.

– Valore aggiunto generato: considera come una riduzione del consumo energetico e un migliore utilizzo delle risorse possano influenzare ed alimentare un reporting sostenibile e come un minor numero di interruzioni dei servizi sia in grado di incrementare la produttività. Valuta inoltre come una migliore qualità del supporto si traduca in maggiore produttività e tempi di risposta più rapidi ottenuti grazie a un provisioning più veloce e ad una migliorata previsione dei bisogni dei workload. Tiene conto inoltre del supporto consentito alla migrazione tra ambienti fisici e virtuali e tra cloud interni ed esterni.

– Riduzione dei rischi: tiene conto dell’eliminazione delle perdite di workload dovute a difetti delle risorse, di una migliore sicurezza dei workload stessi che possono altresì essere più facilmente monitorati. Valuta l’eliminazione di rischi legati alla violazione dei dati e la possibilità di effettuare valutazioni di possibili scenari di gestione senza impattare sul run time e di monitorare i workload generati dagli utenti (ad esempio Google Apps)

Leggi anche:  Open and ready, il nuovo volto del CIO

Il mondo sta migrando verso uno scenario in cui le risorse di computing saranno sempre più disponibili sotto forma di commodity on demand, la necessità di utilizzare tali risorse in modo intelligente non potrà quindi che aumentare in modo considerevole nel prossimo futuro.