La Federazione degli editori (Fieg) lancia l’allarme: calano ricavi, lettori e gli investimenti pubblicitari. Solo il web segna un trend positivo ma è necessaria una riforma del settore
Il Presidente della Fieg Giulio Anselmi ha usato il temine “crisi epocale” per descrivere lo stato dell’editoria italiana nel 2012. Il settore vede scendere ricavi, lettori e investimenti pubblicitari. Solo il web sembra crescere ma non basta a compensare il trend negativo. E’ necessaria “una ristrutturazione radicale basata sull’integrazione carta-web. Bisogna evitare che l’espansione dei nuovi media minacci le fonti tradizionali”, ha dichiarato Anselmi.
I numeri della carta stampata
Nel 2012 quotidiani e periodici vedono scendere i propri ricavi rispettivamente del 9 e del 9,5%. Inoltre, aspetto ancora più negativo, il pubblico è sempre meno affezionato alla carta stampata: sono un milione in meno le persone che leggono il giornale. Anche gli investimenti pubblicitari sono in discesa (-14,3% rispetto al 2011) e l’analisi del primo trimestre del 2013 segnala un aggravarsi della situazione.
Bene solo il web
L’unico comparto a segnalare un trend positivo è il web. L’editoria digitale ha visto aumentare gli investimenti pubblicitari del 5,3% e nei maggiori gruppi, complici anche nuove forme di fruizione come il paywall e i social network, gli introiti provenienti dal web pesano sul fatturato complessivo fino al 5,5%.
Anselmi però sottolinea come la crescita del settore digitale non basta a risolvere la crisi. Servono “misure che favoriscano il ricambio generazionale dei lavoratori del settore, quindi rifinanziamento della legge 416 e nuove assunzioni di giovani”. Il Presidente della Fieg ricorda anche che esiste già un decreto legge presentato da Riccardo Franco Levi che “contiene la salvaguardia parziale degli aiuti diretti, un sostegno all’innovazione, un sostegno all’occupazione”, ma bisogna fare presto o la crisi sarà irreversibile.