In Messico è stato scoperto uno scheletro di una ragazza, ribattezzata Naia, vecchio di 13mila anni. La scoperta ha permesso di confermare i primi nativi americani provenivano dall’Asia
Dopo lunghe ricerche durate oltre sette anni è stato svelato uno dei dilemmi della paleontologia: da dove provenivano i primi abitanti del continente americano? La risposta a questo quesito è arrivata con la scoperta in Messico dello scheletro di Naia, una 15enne che visse tra 12mila e 13mila anni fa. I resti di quella che è considerata l’antenato dei primi nativi americani è avvenuta nel 2007 in una grotta sommersa chiamata Hoyo Negro nei pressi della città di Tulum, nella penisola dello Yucatan.
Secondo il team di ricerca internazionale coordinato da James Chatters della Società di paleoscienze applicate dello Stato di Washington, Naia è morta sul colpo dopo essere caduta nella grotta, che anticamente non era ancora stata ricoperta dalle acque. “È stato uno choc quando ho visto il cranio intatto, con i denti e le orbite nere degli occhi”, ha dichiarato Alberto Nava, uno degli speleologi che hanno fatto la scoperta.
I nativi americani hanno origini asiatiche
Le analisi al carbonio e del DNA del cranio di Naia hanno rivelato che la giovane aveva tratti in comune altri resti trovati in Asia. Ciò ha confermato la teoria che i primi abitanti delle americhe provenissero proprio da questo continente e abbiano raggiunto il Nuovo Mondo attraversando il ponte di ghiaccio formatosi sullo stretto di Bering durante l’ultima glaciazione, tra 26mila e 18mila anni fa.
Ultimamente sono avvenute anche altre grandi scoperte nell’ambito della paleontologia. In Tibet sono stati trovati i resti del primo felino e un osso trovato in Canada hanno permesso di sequenziare il DNA del più antico del primogenitore del cavallo. Infine, ad Atapuerca (Spagna) è stato scoperto lo scheletro di un Homo heidelbergensis. Dai resti di questo ominide è stato estratto il DNA più antico di un antenato dell’uomo.