Cina, India, Corea, il baricentro dell’informatica, o meglio, di quella che è diventata la trasposizione del termine secondo la tendenza del momento, ovvero quella della personal communication technology, si sposta verso Oriente. E se Tahilandia e Vietnam diventano mete sempre più ambite dove insediare nuovi centri di produzione per la componentistica di base e per prodotti di tecnologia emergente, grazie a un mercato del lavoro ancor più competitivo di quello cinese, sul fronte occidentale, il secondo decennio del nuovo secolo e nuovo millennio inizia a diventare il periodo più difficile e complicato per coloro che hanno calcato la scena negli ultimi ventanni.
Da una parte Motorola, l’azienda a stelle e strisce metabolizzata da Google, dall’altra l’europeissima finlandese Nokia, che tenta strenuamente di difendere le proprie posizioni ed è costretta a sfidare competitor di anno in anno sempre più aggressivi, come Samsung e Apple. Se non fosse per quest’ultima il comparto mobile rappresentato dalle compagnie americane sarebbe prossimo allo zero. Certo, esiste ancora Rim, la canadese che ha portato al successo il Blackberry, ma che viaggia anch’essa in mezzo a una crisi finanziaria senza precedenti. Per non parlare poi dell’elettronica di consumo, dove l’asse Cina-India-Corea, ha sovvertito da tempo gli equilibri tra Oriente e Occidente, mettendo in crisi anche il gigante giapponese Sony.
Se ai tempi del personal computer era l’industria taiwanese a dare del filo da torcere ai big vendor dell’informatica, oggi siamo in presenza di Paesi dove non solo è stata trasferita la produzione dell’occidente, ma dove è definitivamente decollato un sistema di imprese che gode di know-how e capacità commerciali mediamente superiori a quelle che si trovano dall’altra parte del globo.
La cinese Lenovo, che ha ereditato il business del personal computer di Ibm, ha incrementato nell’ultimo anno il proprio fatturato del 30% e in questi giorni ha annunciato l’apertura di un nuovo stabilimento per investimenti pari a 800 milioni di dollari destinato alla produzione di dispostivi mobili, in particolare smartphone e tablet. La coreana Samsung è diventata il primo produttore al mondo di smartphone, e numero uno nel mercato degli apparecchi televisivi, segmento quest’ultimo dovedomina in seconda posizione l’altra grande industria coreana, LG, che ha annunciato che renderà a breve disponibile per il mercato americano una nuova generazione di Internet TV basata sulla piattaforma operativa di Google. Insomma, il lavoro, la produzione, si sono spostati a Oriente. Nulla potrà interrompere la tendenza a produrre laddove più conviene, oggi in Cina, Tahilandia, Corea, domani chissà. Ma il fenomeno nuovo è che, tranne rare eccezioni, è la creatività stessa ad avere origine laddove una volta esisteva soltanto capacità produttiva a basso costo.