Rinasce – anche grazie alla tecnologia di modellamento e progettazione 3D – un luogo simbolo della storia teatrale milanese. A costi e tempi impensabili con metodi tradizionali
Prima dei suoi “incantesimi” il mago Silvan diceva Sim, Sala, BIM, ma ieri a Milano l’acronimo di Building Information Modeling era sulle bocche di tutti. Sindaco, assessori, prorettore e docenti del Politecnico milanese, persino un mito vivente del teatro italiano come l’attrice Valentina Cortese hanno celebrato in Municipio il piano di recupero del Teatro Lirico, per due secoli punto di riferimento – insieme alla Scala e più recentemente al Piccolo Teatro – della cultura milanese. Un progetto high-tech per riaprire una sala eclettica, che dalle opere buffe alla Figlia di Iorio, dai primi film muti al varietà di Macario, da Gaber alla Tempesta di Strehler, ha visto e fatto vedere praticamente tutto. Anche il triste degrado dell’edificio di proprietà comunale che si apre su via Larga, chiuso dal 1999.
Per il sindaco Giuliano Pisapia, l’assessore ai Lavori Pubblici Maria Carmela Rozza (ispiratrice del progetto) e il responsabile della cultura Filippo Del Corno, che sul rilancio del Lirico scommette per la sua visione di Milano come capitale europea dello spettacolo dal vivo, è un grosso motivo di orgoglio anche il fatto di aver utilizzato – prima volta in Italia da parte di una pubblica amministrazione importante – software di Cad estremamente avanzati. «Innovazione, storia, memoria, bellezza, arte sono alla base dell’iniziativa», ha detto Pisapia soddisfatto. Dopo tanti tentativi andati a vuoto, il restauro vuole ridare a Milano l’incanto (il termine è della Cortese) di una sala da 1.800 posti comprensiva di strutture commerciali come ristoranti e sale di riunione. I lavori dureranno 600 giorni e costeranno 16,5 milioni.
La partita del Lirico si giocherà in casa come un derby di San Siro: oltre alle forze tecniche del Comune sono già scesi in campo, gratuitamente, docenti e studenti del Politecnico (che ha assegnato due tesi di laurea centrate sulle avanzate tecniche di rilevamento, modellamento e gestione del progetto) e due provider tecnologici come Autodesk e la svizzera Leica Geosystems, che hanno fornito software e dispositivi di scanning laser tridimensionale. Con questi sistemi capaci di “misurare” qualsiasi struttura al ritmo di un milione di punti di rilevamento al secondo sono state create le cosiddette “nuvole di punti” (un totale di 6,5 miliardi di coordinate spaziali). I dati raccolti sono stati combinati in un sistema di rendering in tempo reale, creando una rappresentazione digitale in 3D reale del teatro con un livello di dettaglio senza precedenti, grazie all’utilizzo di software innovativi contenuti nella Autodesk Buildign Design suite – Autodesk Recap e Autodesk Revit – che consentono di realizzare modelli 3D intelligenti da scansioni laser, da foto e da altre tipologie di reality capture.
Matteo Giani di Autodesk ha sottolineato come la tecnologia Bim non serva solo a risparmiare sui costi di progettazione e realizzazione di un’opra, ma a costruire in modo più intelligente. Le nuvole di punti, infatti, catturano i dettagli più nascosti. Mentre i modelli 3D, consentono una straordinaria flessibilità e approccio integrato che unito alle metodiche di Work Breakdown Structure (Wbs) illustrate dal professor Gianni Utica del Politecnico, si traducono in una perfetta governance di un progetto dal punto di vista di tempi e costi.
Tatjana Dzambazova, senior product manager di Autodesk, si è soffermata sulle infinite possibilità delle soluzioni per la creazione automatica di modelli 3D, vuoi a partire dai punti rilevati con il laser, sia con semplici fotografie di un oggetto o di una struttura. La buona notizia è che queste tecnologie non funzionano solo per gli avveniristici cantieri negli Emirati Arabi o in California, ma si rivelano preziosi – ha concluso Davide Rigoldi, responsabile vendite di Autodesk in Italia – «per il recupero e la salvaguardia del patrimonio storico e culturale esistente, fornendo tutta una serie di informazioni che con le modalità tradizionali avrebbero richiesto tempi lunghi e costi elevati».