L’azienda di Redmond avrebbe pagato governi per ottenere contratti all’estero, ma è tutto da verificare
Le autorità USA hanno rivelato che è in atto una indagine sui complessi rapporti tra alcune società internazionali e governi stranieri che avrebbero potuto intrattenere rapporti “privilegiati” nell’ottica di scambio di favori per ottenere contratti. Tutto sarebbe partito con un accusa di tangenti su un ex dipendente Microsoft in Cina la cui conoscenza sarebbe arrivata all’autorità statunitense in forma anonima nel corso del 2012.
La fonte statunitense
Gli avvocati del Dipartimento di Giustizia americano e la Securities and Exchange Commission stanno esaminando le accuse e i rapporti della società con alcuni rivenditori e consulenti in Romania e Italia. L’inchiesta, come spiega il Wall Street Journal, è ancora in una fase preliminare e non vi sono ancora accuse formali contro Microsoft e relativi soci ma è evidente che la situazione all’interno dell’azienda sia molto tesa. “Nel pieno rispetto delle indagini del governo – ha dichiarato John Frank vice presidente di Microsoft e vice consigliere generale – dobbiamo cooperare come ogni grande azienda che ha sedi operative in tutto il mondo e che può ricevere segnalazioni di cattiva condotta da parte di dipendenti o partner commerciali”.
La legge anti-tangente
Le accuse sono state ricondotte sotto la normativa del Foreign Corrupt Practices Act del 1977, che proibisce alle compagnie statunitensi o a quelle che commercializzano negli Stati Uniti di pagare tangenti a funzionari stranieri. Le prove della Cina provengono da un informatore anonimo che pare le abbia passate agli investigatori USA nel 2012. Da parte sua l’azienda di Redmond è più che convinta di poter fare chiarezza sulla situazione tanto che ha specificato di avere più di 170 dipendenti responsabili delle indagini sul rispetto delle politiche aziendali, comprese quelle del Foreign Corrupt Practices Act anche se visti i numeri gestiti da Big M un controllo totale è pressoché impossibile.
