I settori trainanti del BIC secondo Euler Hermes

Brasile, India e Cina, nuovi leader dell’economia mondiale, almeno per i prossimi cinque anni.Un’analisi di Euler Hermes, società di assicurazione crediti

Dopo aver opposto una resistenza fuori dal comune alla crisi mondiale, Cina, India e Brasile si accingono a vivere un periodo di almeno cinque anni di successi economici. “Se nel 2010, pur con qualche eccezione, le imprese di questi Paesi mantengono le caratteristiche di aziende nazionali, da oggi al 2015 o 2025 si prevede che in molti settori emergeranno diversi nuovi attori internazionali “. ha dichiarato Michel Mollard, membro del Direttorio di Euler Hermes.

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Tuttavia, tale crescita non è ancora trainata da consumi di massa, sebbene sia di oggi la scelta di concentrarsi maggiormente sullo sviluppo della domanda delle famiglie “ Fra il 2010 e il 2015, la crescita di questi tre Paesi sarà soprattutto sostenuta dal fabbisogno di infrastrutture, edilizia e trasporti. Gli investimenti in questi comparti aumenteranno progressivamente il valore aggiunto della struttura produttiva, oggi ancora debole, sul modello di quella dei Paesi OCSE”, spiega Mollard.

1. Il successo economico di Brasile, Cina e India continuerà almeno fino al 2015, stante l’enorme fabbisogno di infrastrutture

Per recuperare la produttività delle loro economie, Brasile, India e Cina concentrano i loro sforzi sullo sviluppo delle infrastrutture. Gli investimenti sono selezionati e trainati dai Governi. A tale proposito, sono quattro i settori più emblematici. Le spese nel settore delle costruzioni in Cina, India e Brasile sono triplicate nel giro di un decennio e, nel 2020, la Cina potrebbe diventare il primo mercato mondiale dell’edilizia. Questo dinamismo deriva da un livello ancora molto basso delle infrastrutture rispetto a quello dei Paesi sviluppati. Oltre ai grandi progetti – dighe, linee ferroviarie ad Alta Velocità, metropolitane, autostrade, porti e aeroporti – e ai grandi eventi – Expo universale a Shanghai, Giochi asiatici a Canton, Coppa del Mondo di calcio e Giochi Olimpici nel 2016 in Brasile – le spese nel comparto edile rispondono ad esigenze di ordine sociale (costruzione di nuovi alloggi e ristrutturazioni).

La forte necessità di sviluppare i trasporti, anche delle merci, spingono la Cina, l’India e il Brasile ad investire nel settore ferroviario. La Cina ha previsto un piano di investimenti 2009-2011 di 300 miliardi di dollari per estendere la sua rete ferroviaria del 28%. Dal canto suo, il Brasile investirà circa 20 miliardi di dollari entro il 2020, in particolare con un progetto che sarà il suo fiore all’occhiello: la costruzione di una linea ad Alta Velocità fra San Paolo e Rio. Infine, l’India impegnerà 9 miliardi di dollari all’anno dal 2010 e nel corso degli anni seguenti e costruirà una linea ferroviaria dedicata al trasporto merci fra Delhi e Mumbai. Le tecnologie dell’informazione movimenteranno 1.000 miliardi di dollari nel 2014 in Cina, India e Brasile, ovvero quasi il doppio rispetto al 2008 e il quintuplo del 2003. Malgrado questa forte crescita, queste tre economie stentano a recuperare il ritardo sugli Stati Uniti. Solo la Cina potrà rivaleggiare con il mercato americano ma non prima del 2025.

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L’industria chimica cresce tre volte più in fretta in Cina, India e Brasile che negli Stati Uniti, grazie all’impennata del fabbisogno di infrastrutture che caratterizza questi Paesi. Nel 2015 la produzione chimica cinese rivaleggerà con quella degli USA, trainata dai suoi sbocchi commerciali nel settore elettronico. In India, la chimica è sostenuta dalle filiere della plastica e dei fertilizzanti chimici, in Brasile, dall’agricoltura. Due leader nazionali si accaparrano la quota principale del mercato indiano ma non hanno ancora « sfondato » a livello mondiale. La chimica brasiliana è soprattutto appannaggio delle filiali delle multinazionali straniere.

2. I mercati nazionali cinese, indiano e brasiliano si rafforzano ma non sono ancora mercati di consumi di massa

“ Nei prossimi cinque anni, i tre mercati si concentreranno sistematicamente sui consumi interni per ridurre la loro dipendenza dalle esportazioni. Tuttavia, stante il livello di ricchezza pro capite ancora inferiore a quello degli Stati Uniti, non si trasformeranno rapidamente in mercati di consumi di massa” ha sottolineato Mollard. L’industria automobilistica è il simbolo della rimonta di questi tre Paesi e la sua crescita a livello mondiale è da attribuire oggi all’80% ai Paesi emergenti. La produzione cinese, indiana e brasiliana è passata in cinque anni dal 10 ad oltre il 25% della produzione mondiale, sotto la spinta della forte domanda interna. La Cina è diventata il primo mercato mondiale, posizione che dovrebbe prevedibilmente confermare negli anni a venire, dato lo scarso peso del settore dei beni strumentali (3% nel 2008). Sul suo mercato si affolla la presenza di tutti i costruttori occidentali ma anche di quelli cinesi – Brillance, Byd, Geely… – che rappresentano ormai circa un terzo di un mercato che si sta strutturando.

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Il mercato indiano presenta un forte potenziale (il settore dei beni strumentali rappresentava l’1,4% nel 2008) ma è tuttora dieci volte più piccolo di quello cinese e si sviluppa sul modello del « super low cost ». L’industria automobilistica indiana – Tata, Bajaj, Mahindra… – ha ancora una dimensione modesta e rappresenta solo il 16% del mercato. Il Brasile, primo mercato dell’America latina, con un settore dei beni strumentali al 13,3% nel 2008, è certamente molto attraente. Il trasporto aereo passeggeri cresce sei volte più rapidamente in Cina, India e Brasile che negli Stati Uniti. Questi tre Paesi hanno guadagnato il 5% delle quote di mercato fra il 2005 e il 2009, raggiungendo il 15% del totale mondiale del trasporto aereo passeggeri.

La crescita continuerà e sarà accompagnata da ingenti investimenti, stimati a 650 miliardi di dollari nei prossimi venti anni, due terzi dei quali riguarderanno la Cina. Eppure, tutti questi progressi non hanno coinvolto molti prodotti di consumo di massa. «Questi tre Paesi hanno forti prospettive di crescita e una parte del loro futuro è ancora da costruire », conclude Mollard. Per il comparto farmaceutico, ad esempio, se il potenziale commerciale di Brasile, India e Cina, sembra immenso rispetto ai loro tassi di crescita nell’ultimo decennio, il loro potere d’acquisto è ancora debole e non consente loro di acquistare farmaci dai grandi laboratori mondiali. Lo sviluppo dell’industria farmaceutica si scontra inoltre con la mancanza di un sistema di assistenza sanitaria, ancora tutto da inventare.

3. Molte Imprese leader mondiali, concorrenti delle aziende dei Paesi OCSE, emergeranno tra il 2015 e il 2025

La Cina e l’India dispongono già di imprese sufficientemente grandi per operare sui mercati mondiali nei settori dell’informazione e delle nuove tecnologie. Tuttavia, negli altri comparti, gli attori sono ancora soprattutto locali (vedi tabella). “ Le nostre imprese devono trarre due conseguenze di tipo strategico. Da una parte, nei prossimi anni sul mercato interno cinese, indiano e brasiliano si apriranno importanti prospettive nel settore infrastrutturale ; dall’altra, dovranno prepararsi a confrontarsi con nuovi concorrenti, provenienti da questi Paesi, che si rafforzeranno nel settore auto, aeronautico e chimico da qui al 2015. Sono i futuri « sfidanti » delle imprese dei Paesi OCSE che non opereranno più solo come esportatori ma si affermeranno direttamente come produttori sul mercato europeo e americano. Per i settori a maggiore valore aggiunto, si dovrà certamente aspettare ancora fino al 2025”, conclude Michel Mollard, membro del Direttorio di Euler Hermes.

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4. Interessi e attitudini delle Imprese italiane che esportano verso questi Paesi

“Cina e India sono i veri motori della crescita asiatica mentre il Brasile si segnala per la domanda interna in forte crescita – ha dichiarato Michele Pignotti, AD di Euler Hermes SIAC, consociata italiana di Euler Hermes -. Questi segnali sono stati avvertiti già da tempo dalle imprese italiane anche se le quote dell’interscambio con il nostro Paese, nonostante i recenti incrementi, restano basse. L’Italia, infatti, è oltre il 20° posto mondiale come partner commerciale con la Cina ma al terzo tra i paesi UE.

Nel primo trimestre 2010 è da segnalare la buona perfomance delle imprese italiane, che hanno visto aumentare l’export verso questo paese del 24,7%”. “Secondo il nostro osservatorio, ancora poche sono le imprese assicurate che chiedono il supporto verso i Paesi BIC, nonostante i grandi progressi messi a segno dagli stessi, negli ultimi anni. Il made in Italy nei BIC è esportato principalmente da imprese appartenenti ai settori alimentare, tessile, conciario, mobile e meccanica e impiantate in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Toscana.

La maggior parte – continua Pignotti – sono di dimensioni medio/alta in quanto a fatturato (da 25 mln di euro in su), dimensioni necessarie per affrontare i costi logistici, di trasporto e comunicazione, fondamentali per lo sviluppo delle relazioni commerciali con questi mercati così poco tradizionali per i prodotti del made in Italy. Un altro dato rilevante che emerge dalle nostre analisi è la percentuale di mancati pagamenti sul credito garantito che risulta nei BIC inferiore al 2%, un segno dello stato di buona salute delle imprese locali ma anche della nostra expertise nella valutazione del rischio a livello globale”.