Mediaset accusa di YouTube di aver violato il copyright di alcuni suoi prodotti tramite i video caricati dagli utenti. Il Tribunale ora chiede chiarimenti per arrivare ad una decisione
Dal 2008 Mediaset e YouTube, che ha preso dure iniziative contro le false views, sono ai ferri corti. L’azienda guidata da Fedele Confalonieri, che ha chiesto più rispetto per il diritto d’autore in Rete, ha portato in tribunale la piattaforma di Google per gli spezzoni del “Grande Fratello” caricati su di essa dagli utenti senza il suo consenso. Oggi il Tribunale di Roma chiede, in ottemperanza alla Direttiva europea sull’e-commerce, che Mediaset segnali ad uno ad uno i contenuti che ritiene siano stati caricati illegalmente su YouTube. Il colosso della comunicazione italiano sperava di raddoppiare il risarcimento da parte di Google da 500 milioni ad un miliardo di euro ma con ogni probabilità riceverà poco o nulla.
Le responsabilità dei service provider
Rispetto al 2008 la giurisprudenza sulle responsabilità dei service provider è decisamente cambiata. L’Unione Europea e la sentenza Vividown hanno a più riprese affermato che YouTube, e le altre piattaforme con user generated content, non è responsabile a priori dei contenuti in essa caricati. Il servizio di Google ha invece l’obbligo di intervenire in caso di segnalazione di una violazione. Il Tribunale di Roma chiede quindi che Mediaset, che ha acquistato i diritti della Champions League 2015-18, provi di aver inviato le segnalazioni necessarie per la rimozione di ognuno dei migliaia di video contestati.
I precedenti
A vedere le altre sentenze su casi simili in giro per l’Europa, sembra che Mediaset abbia poche speranza di essere risarcita. Nel Regno Unito, la Premier League aveva realizzato una class action contro YouTube per i video delle partite caricati dagli utenti violando il copyright. In seguito, la massima serie di calcio britannica ha abbandonato la lotta a causa delle decisioni dei giudici. In Spagna, invece, l’emittente Telecinco, di proprietà di Mediaset, aveva avanzato le stesse pretese della casa madre su Youtube per altri programmi televisivi. La Corte d’appello di Madrid ha poi respinto tutte le accuse.