Si chiama “Etichetta furbetta” l’indagine condotta da Legambiente e dal Movimento Difesa del Cittadino nell’ambito di Marketwatch, che ha messo in luce come ben il 41% delle etichette energetiche di tv, frigoriferi, forni elettrici e condizionatori siano erronee, oppure non siano presenti o vengono volontariamente occultate, confondendo i consumatori e inficiando una scelta consapevole
Il progetto pilota unisce 16 associazioni che affiancano le istituzioni nel controllo delle etichette energetiche sul mercato.
Al vaglio ben 2.522 prodotti, di cui uno su tre è venduto senza etichetta, con l’etichetta fuori posto o erronea.
Le peggiori etichette? Al primo posto degli elettrodomestici incriminati sono le cantinette, i condizionatori e i televisori; grave mancanza soprattutto se si pensa ai consumi di una vecchia tv al plasma: più del doppio rispetto ad un televisore a LED.
L’elevata efficienza energetica degli elettrodomestici è alla base del risparmio del consumatore, per questo è fondamentale che la legislazione UE sull’etichettatura energetica venga rispettata.
Costi che gravano sulle famiglie
Il vicepresidente nazionale di Legambiente Edoardo Zanchini ha ricordato al riguardo come “le direttive Ecodesign ed Etichetta Energetica sono, nel loro congiunto, una delle più grandi operazioni ambientali della storia europea e mondiale. La loro applicazione potrebbe far risparmiare quasi 400 euro a famiglia, a ciò si aggiunge il vantaggio ambientale dato che il taglio annuale alle emissioni climalteranti sarebbe pari a 500 milioni di tonnellate di CO2: si tratta dell’1,5% delle emissioni mondiali, pari a quelle del parco auto circolante in Europa”.
Tuttavia, come si evince dall’indagine Legambiente e MDC, “queste direttive non sempre vengono applicate e i consumatori spesso non sono in condizioni di scegliere correttamente i prodotti in vendita” spiega Zanchini, aggiungendo che “alcuni prodotti sono meno efficienti di quanto dichiarato sull’etichetta, altri sono privi delle indicazioni energetiche che dovrebbero essere fornite al consumatore. I mancati risparmi derivanti da queste infrazioni aumentano inevitabilmente i costi familiari, mettono sotto stress le reti elettriche dei paesi membri e contribuiscono negativamente al cambiamento climatico”.
Lo scandalo delle etichette furbette
L’indagine ha smascherato etichette spesso mal posizionate, collocate in angoli ciechi o a più di 2 metri di altezza rendendone difficile o perfino impossibile la lettura.
Ma non è finita qui: lo scandalo delle etichette furbette include anche etichette fotocopiate, scritte a mano o al computer dal personale del negozio. I negozi online invece sono accusati di una gran dispersione delle informazioni su pagine diverse, soprattutto quando è presente una scheda tecnica da scaricare seguendo un link.
In altri casi si parla di informazioni limitate, come la classe energetica e non il consumo annuale, oppure prive di altri dati previsti dalla legislazione (rumore, coefficienti prestazionali, consumo di acqua, etc).
Francesco Luongo, vicepresidente del Movimento Difesa del Cittadino, ha ricordato che “la strada da percorrere in materia di etichettatura energetica è ancora molto lunga”.
“L’indagine ha messo in evidenza come la scarsa attenzione dei rivenditori e la vendita di prodotti non conformi sia un fenomeno notevolmente diffuso in Italia e in particolare nei negozi online“, afferma Luongo. “Le ricadute si misurano in termini di spreco energetico e quindi dell’aumento bolletta per i consumatori e si traducono in un danno ambientale”.