Il Dipartimento della Difesa statunitense ha in serbo lo strumento definitivo di cyberwar: D5
Gli acronimi nel mondo della tecnologia si sprecano. A partire dal www del celebre inventore Tim Berners Lee fino agli IP, SMS, WAP ed LTE. Un comparto che può gareggiare in questo particolare tipo di classifica è quello militare dove, per forza di cose, non tutti i termini vengono definiti con il loro reale significato; mettete tecnologia e ambito militare assieme e otterrete veri mostri del genere, almeno come acronimi.
La nascita del D5
Ed è così che viene alla luce l’ultimo spaventoso “D5” ovvero “deceive, degrade, deny, disrupt, destroy”. Inganna, degrada, abbatti, interferisci, distruggi: sono le parole d’ordine utilizzate dall’Air Force One nello strumento che verrà realizzato entro il 2014 grazie ad un investimento di circa 11,3 milioni di dollari. L’offensiva cyber è dietro l’angolo così gli Stati Uniti vogliono dotarsi delle armi necessarie per fronteggiarla e sconfiggerla. Gli operatori informatici dell’Air Force possono già infiltrarsi in reti nemiche, osservarle e rubare informazioni, ma grazie a D5 potranno farlo più velocemente.
Il bilancio per il prossimo anno
Come descritto nella previsione di bilancio del 2014, l’Air Force definisce i campi di attività delle nuove azioni, comprese quelle che riguardano la piattaforma D5: accesso ai sistemi informativi e ai metodi di propaganda, sviluppo di tecnologie stealth e di persistenza per investigare sistemi informatici, arricchimento di capacità di filtrare le informazioni da sistemi avversari e sviluppo di metodi per accrescere la comprensione e la consapevolezza della situazione informatica sul campo di battaglia e sviluppo di metodi per lo scambio di dati segreti. Sviluppo di una tecnologia chiamata 5D per operare sulle piattaforme informatiche e avvio di un’architettura per lo scambio di informazioni fuoriuscite durante attacchi informatici nemici.