A cura di Grei.P.
Il tema dell’utilizzo dei social media nel mondo del business è ormai, come direbbero gli inglesi, mainstream. Sull’efficacia misurata degli strumenti, sulle reali competenze degli operatori del settore ci sarebbe molto da dire, ma questo non potrà fermare l’inevitabile: c’è una rivoluzione in atto, un momento di forte cambiamento e quindi abbiamo bisogno di formare nuovi strumenti e competenze.
La realtà dei fatti rimane una: il problema per le aziende non è SE essere o meno sui social media, ma è QUANDO e COME esserci.
Certamente ci sono temi che più si adattano al mondo social, quei temi (per esempio il B2C) che naturalmente permettono l’accesso a un pubblico più ampio e quindi la relazione con più voci: questo innesca in modo più naturale i meccanismi propri del social network e del “passaparola digitale”. Da un lato maggior possibilità di viralizzare, dall’altro più possibilità di ascolto da parte dell’azienda (ammesso che le aziende vogliano ascoltare).
Meno comune, anche se sicuramente già molto discusso, è l’utilizzo da parte delle aziende di concetti di social business. Ancor meno comune l’adozione di paradigmi di apertura dell’azienda verso l’esterno in ottica di co-creazione: pochi sono (ancora!) quelli che si spingono a immaginare una azienda in cui i propri dipendenti e i propri clienti collaborano alla generazione di prodotti o servizi. Prodotti e servizi incentrati fin dalla loro ideazione intorno al cliente e che possano accompagnare il cliente in una esperienza d’uso pienamente soddisfacente.
Se poi pensiamo al mondo del motorsport, sicuramente immaginiamo l’innovazione tecnologica, i motori, i materiali. Probabilmente immaginiamo meno che ci sia innovazione in campo digitale o organizzativa o di metodo: infatti una caratteristica dei business molto focalizzati sull’innovazione incrementale, quella che ti porta a recuperare performance gara dopo gara, è spesso quella di faticare a innovare in modo dirompente, ad abbandonare metodi ottimizzati e sicuri.
Per questo motivo, quello che è avvenuto qualche giorno fa vicino a Parma è un momento importante per il contesto appena descritto. Magneti Marelli, azienda italiana leader nel settore nel motorsport (presente ad esempio in MotoGP e F1), ha infatti organizzato un workshop di co-creazione di una piattaforma di condivisione digitale legata al suo mondo.
L’evento di una giornata ha riunito un gruppo di professionisti del settore: tecnici, manager, giornalisti, piccoli imprenditori, sotto la guida esperta di OpenKnowledge, una bella realtà ancora una volta italiana, leader nelle tematiche del social business.
Questo gruppo è stato portato in poche ore attraverso un intero processo di design comprendente una fase divergente e una fase convergente. Nella fase divergente i team hanno potuto “generare” le necessità e condividere i principi alla base di una piattaforma digitale di aggregazione. Nella fase convergente si sono gettate le basi su possibili soluzioni con la definizione di una missione, di un target di riferimento e di azioni concrete di investimento.
E siccome parliamo di motorsport… l’eccellente organizzazione della giornata si é conclusa con la Driver Experience della scuola di De Adamich in pista a Varàno de’ Melegari. I partecipanti hanno appreso le migliori tecniche di guida da una squadra di istruttori ufficiali con tanto di premiazione per i più performanti.
A giudicare dal coinvolgimento dei partecipanti, almeno il primo obiettivo, quello appunto del coinvolgimento, è stato raggiungo. E ora ci vuole il coraggio di fare il secondo passo verso un mondo in cui la telemetria sarà social, i prodotti nel motorsport saranno co-creati con gli operatori del settore e gli spettatori.