La sicurezza IT nel 2030: solo l’essere umano rimarrà così come è oggi

Magnus Kalkuhl, direttore dello European Global Research and Analysis Team di Kaspersky Lab, offre una panoramica del futuro IT fino al 2030 parlando di cloud computing, realtà aumentata, quantum computing, intelligenza artificiale e nanotecnologie

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Ventitre anni fa, occupava ampio spazio sui mass media la notizia relativa ad uno degli attacchi hacker di maggior rilievo nell’intera storia tecnologica degli Stati Uniti. In quel preciso contesto, Clifford Stoll pubblicava il suo famoso libro intitolato “The Cuckoo’s Egg”, divenuto in seguito un classico della letteratura IT. Nello stesso anno, Tim Berners-Lee inventava il World Wide Web, Intel lanciava sul mercato il suo nuovissimo processore 486 a 25 MHz, mentre intanto cadeva il Muro di Berlino. L’informatica e l’uso del computer erano ancora ad appannaggio di una ristretta cerchia di “fanatici”, a volte persino derisi per questa loro “incomprensibile” passione. Nella memoria collettiva, il 1989 viene comunque ricordato non certo per gli eventi, seppur significativi, che si sono prodotti nel campo della Information Technology, ma solo per il fatto che, in quell’anno, è stato abbattuto il famigerato Muro. Tutto il resto è passato rapidamente nel dimenticatoio.

Oltre due decenni dopo, tutti quanti possono ormai vedere come i computer non siano soltanto divenuti “socialmente” accettabili, ma anche – grazie ad Apple – dei veri e propri status symbol. Al giorno d’oggi, chi si concede il tempo ed il “lusso” di effettuare ricerche in biblioteca, trasferire denaro recandosi direttamente agli sportelli bancari, oppure ricorre alla posta ordinaria per inviare le proprie lettere, in genere lo fa quasi esclusivamente in veste privata: negli ambienti professionali, per contro, è ormai quasi impossibile fare a meno dell’utilizzo dei motori di ricerca, del banking online e della posta elettronica.

Ma quale potrà essere, a lungo termine, l’impatto prodotto sulle nostre vite da uno sviluppo così repentino ed inarrestabile di nuove e sempre più sofisticate tecnologie informatiche? Risulta evidente come ogni tentativo di fare previsioni riguardo al possibile panorama della sicurezza IT nell’anno 2030 assuma inevitabilmente contorni che vanno ad interessare la sfera della sicurezza e delle tematiche sociali in generale. Al giorno d’oggi, l’Information Technology è ormai presente quasi ovunque; in futuro, essa influenzerà e condizionerà ancor di più la nostra esistenza.

A grandi passi verso il futuro

Le generazioni future inquadreranno di sicuro il 2012 come l’anno che ha segnato la fine dell’egemonia dei personal computer tradizionali – ed ironia della sorte, proprio ad opera di quella stessa società che, una volta, era indissolubilmente legata ad essi, ovvero Microsoft. Al pari di Apple e Google, anche il gigante dei sistemi operativi – Windows – sta difatti optando per un genere di approccio che può essere sintetizzato nel termine “multi-dispositivo”: telefoni cellulari, tablet ed un numero sempre maggiore di apparecchi televisivi con sistema operativo integrato stanno tutti sistematicamente sfidando il tradizionale dominio esercitato nel recente passato dal PC. Il data storage online – nella fattispecie “in-the-cloud” – sta progressivamente rimpiazzando gli hard disk di cui sono provvisti i computer desktop; le applicazioni ospitate all’interno dell’App Store vengono preferite in misura sempre maggiore dagli utenti rispetto ai download temerariamente eseguiti da siti web con contenuti alquanto dubbi: insomma, i tempi stanno proprio cambiando. Le fotocamere analogiche sono state via via sostituite dai dispositivi digitali; a loro volta, in maniera graduale, i telefoni cellulari dotati di fotocamere sempre più sofisticate stanno prendendo il posto degli apparecchi fotografici digitali. Tra dieci anni, indubbiamente, i film analogici, le digicam ed i PC esisteranno ancora, ma possiamo tranquillamente affermare fin da ora che il loro periodo d’oro sia definitivamente passato. In un contesto in così rapida evoluzione, non ci sarebbe davvero da meravigliarsi se, entro i prossimi cinque anni, gli smartphone perdessero il loro attuale status di “giocattolo” tecnologico più desiderato dal pubblico degli utenti, visto che ormai sta bussando prepotentemente alla porta l’assoluta novità hi-tech rappresentata dagli “augmented reality glasses”, i rivoluzionari occhiali per la “realtà aumentata”.

Si tratta di speciali dispositivi ottici ausiliari, provvisti di videocamera integrata, display e computer. La peculiarità della realtà aumentata risiede essenzialmente nel fatto che, per la persona che indossa gli innovativi occhiali supertecnologici, realtà e immagini generate tramite computer si fondono assieme. Grazie alla telecamera costantemente attivata e alla speciale funzione di riconoscimento del volto umano, chi si dimentica con facilità i nomi degli altri non avrà più alcun problema di sorta, visto che gli occhiali a realtà aumentata permetteranno di visualizzare automaticamente nome, età e professione della persona con cui stiamo parlando, accanto all’immagine stessa del volto di quest’ultima. In vacanza, ad esempio, i menu in lingua straniera che si trovano in molti ristoranti non costituiranno più un ostacolo insormontabile, poiché essi saranno semplicemente ed automaticamente sostituiti da una versione tradotta in maniera virtuale. E chi si è smarrito in città ed ha perso l’orientamento, potrà sempre avvalersi di un apposito sistema di navigazione “pedonale”, il quale consentirà di proiettare virtualmente sull’asfalto o sul marciapiede il corretto percorso da seguire.

Inoltre, gli “occhiali del futuro” provvederanno a creare automaticamente un diario multimediale, basato sul continuo flusso dei dati ricevuti da videocamera, microfono e GPS. Non dovremo attendere ancora a lungo: in effetti, Google prevede di consegnare i suoi Google Glasses agli sviluppatori già nel 2013; altri produttori dell’innovativo strumento visuale seguiranno a ruota. La perfetta fusione del mondo reale e del mondo virtuale cambierà moltissime cose nel corso dei prossimi anni; l’importanza di questo nuovo ed incredibile sviluppo tecnologico non potrà essere di certo sottostimata.

Ogni nuova tecnologia, ad ogni caso, presenta lati più o meno “oscuri”: se milioni di persone camminano per strada con telecamere permanentemente attivate, niente, a parte la propria abitazione, potrà più rimanere nella sfera del privato. La società si “auto-monitorerà” e si dovrà pertanto vedere se, e come, potrà essere mantenuto un equilibrio soddisfacente tra sviluppo tecnologico e protezione della privacy. La disattivazione automatica, in certi luoghi, della videocamera di cui sono provvisti gli occhiali a realtà aumentata rappresenta un’opzione per la quale Apple ha già depositato uno specifico brevetto.

Sorge poi un ulteriore problema: ovviamente, anche le menti più acute e brillanti sono in grado di utilizzare solo le informazioni di cui dispongono. “Vedere per credere”, recita un noto detto. Provate ad immaginare il caso in cui il nostro apparato visivo riceva informazioni errate o falsificate attraverso il dispositivo basato sull’augmented reality; gli occhiali supertecnologici vi potrebbero indurre a pensare, ad esempio, che il ristorante in cui vi trovate sia realmente infestato dagli scarafaggi: di sicuro, lascereste immediatamente il locale e, per consumare il vostro pasto, vi rechereste immediatamente verso il ristorante che si trova, magari, dall’altra parte della strada. Abbiamo già visto, in numerosi casi, come certi “giudizi” espressi in Internet riguardo ad hotel ed esercizi pubblici possano essere facilmente manipolati da “clienti” pagati sottobanco; eppure, nonostante tutto, talvolta veniamo ingannati lo stesso. La stessa industria della pubblicità potrebbe rivelarsi particolarmente interessata ad “ottimizzare” la nostra realtà, al fine di perseguire al meglio i propri obiettivi. Sarebbe veramente un enorme pericolo se l’intero sistema venisse violato a colpi di hacking, senza che le persone cadute vittima di contraffazioni e falsificazioni avessero la possibilità di rendersi conto di vivere in una specie di mondo da sogno, che non ha nulla a che vedere con l’effettiva realtà delle cose.

Leggi anche:  Elmec 3D annuncia un webinar sulla tecnologia additiva nel settore calzaturiero

Ovviamente, il futuro ci riserverà molte altre “sorprese” tecnologiche; non sarà quindi esclusivamente il mondo della realtà aumentata a stupirci. Pur non prendendo in considerazione altri affascinanti tematiche che indubbiamente popoleranno il nostro futuro, quali le nanotecnologie, la ricerca genetica o le stampanti 3D in grado di produrre alimenti commestibili, non ci annoieremo di sicuro: la tanto sbandierata “Intelligenza Artificiale” (IA) è più vicina che mai a divenire parte integrante della realtà quotidiana. Nel 1997, “Deep Blue”, un potente calcolatore prodotto da IBM, sconfiggeva il russo Garry Kasparov, con il punteggio di 3.5 a 2.5 (ricordiamo, per dovere di cronaca, che il campione del mondo di scacchi era riuscito ad aggiudicarsi la partita precedente, disputata un anno prima); il successo riportato da Deep Blue sulla mente umana, tuttavia, si basava su un’enorme potenza di calcolo ed elaborazione piuttosto che su un’ “intelligenza” vera e propria. Nel 2011, IBM ha nuovamente stupito tutti quanti lanciando sulla scena il supercomputer Watson, capace di sconfiggere il campione storico (74 vittorie consecutive!) di Jeopardy, il celebre quiz televisivo made in U.S.A. Nella circostanza, l’eclatante vittoria della macchina sull’essere umano è stata ottenuta grazie all’implementazione di una sofisticata tecnologia di elaborazione del linguaggio – la quale è stata poi ulteriormente perfezionata nel corso degli anni – e all’utilizzo di speciali algoritmi in grado di far “ragionare” il supercomputer. Di fatto, Watson aveva l’abilità di realizzare autonomamente nuove “scoperte”, e di acquisire nuove conoscenze sulla base dei dati esistenti. In quello stesso anno, Apple presentava “Siri”, un’assistente digitale ancora imperfetta, ma comunque in grado di determinare un trend tecnologico ben preciso per il futuro. Come era lecito attendersi, anche Google si è successivamente unita alla corsa intrapresa da numerose società per realizzare lo sviluppo del fatidico “supercomputer”, un sistema di elaborazione dati in assoluto più “ingegnoso” ed “intelligente” di tutti gli altri. Parallelamente, sono stati avviati numerosi altri progetti – in parte sostenuti da ingenti fondi comunitari messi a disposizione dall’UE – il cui specifico obiettivo è quello di riuscire ad emulare pienamente, tramite computer, le abilità e le doti del cervello umano. Sia che si tratti della creazione di assistenti digitali o dello sviluppo di cervelli artificiali, i ricercatori hanno indubbiamente ancora dinanzi a loro un bel po’ di strada da fare; non mancano tuttavia né la volontà, né i mezzi finanziari, per portare a termine questo lungo, ambizioso ed affascinante viaggio verso il mondo dei computer del futuro.

Si tratta, in definitiva, di un percorso destinato a condurci verso una completa “autonomizzazione” degli oggetti e degli elementi tecnologici presenti nell’ambiente in cui viviamo: i robot in grado di fare le pulizie, le autovetture, addirittura le abitazioni stesse. Abbiamo ad esempio già visto, quest’anno, la Google Car – la famosa auto-robot priva di conducente – ottenere la licenza di circolazione nello stato americano del Nevada; si è trattato, in assoluto, del primo veicolo motorizzato ufficialmente riconosciuto come mezzo capace di muoversi in maniera del tutto autonoma, senza l’intervento dell’uomo. Nel campo della ricerca robotica sono stati registrati grandi progressi: di recente, l’agenzia governativa statunitense DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency – “Agenzia per i progetti di ricerca avanzata per la difesa”), ha presentato il robot-ghepardo “Cheetah”, in grado di correre ad una velocità di ben 45 km/h, ovvero più veloce di qualsiasi essere umano. Nel momento stesso in cui questi robot, fabbricati con acciaio e silicone, potranno essere animati da un’intelligenza artificiale vera ed autentica, quelle scene che abbiamo visto in così tanti film di fantascienza potrebbero a tutti gli effetti iniziare a tramutarsi in realtà. Ognuno di noi è ad ogni caso perfettamente libero di porsi di fronte a scenari del genere come meglio crede, e può interpretare gli stessi sia come il momento in cui finalmente si avvera un sogno, sia come un elemento di novità in grado di generare, più che altro, brividi e spavento.

 Tutto cambia

Modello superato

Soluzione per il futuro

Televisori, PC, laptop, tablet e smartphone

Occhiali per la realtà aumentata e display disponibili ovunque – dai semplici orologi da polso alle pareti-monitor

Software, film, musica acquistabile online

Contenuti “in-the-cloud”, con addebito in base alla frequenza di utilizzo

Console per videogiochi

Mondi di gioco virtuali, ai quali si può accedere da qualsiasi sistema informatico

Autovetture guidate manualmente

Sistemi di trasporto completamente automatizzati

Denaro contante

Sistemi di pagamento digitali

Scuola tradizionale

Insegnamento personalizzato tramite l’utilizzo di sistemi intelligenti, in grado di adattarsi perfettamente alle capacità individuali di ogni singolo studente

Manodopera

Robot

 

 

 

Il mondo nel 2030

Come sarà quindi la nostra vita nel futuro? Gli smartphone, che al momento attuale godono di una straordinaria popolarità presso il pubblico degli utenti, saranno per lo più sostituiti da sofisticati dispositivi basati sulle tecnologie dell’Augmented Reality. Gli impressionanti progressi realizzati nel collegare direttamente i microchip con i nervi ottici permetteranno anche alle persone non vedenti di poter accedere al magico mondo della realtà aumentata. In futuro, i video più popolari su YouTube saranno per lo più dei filmati in 3D girati dagli stessi utenti, con angoli di visione illimitati e profondità di campo con messa a fuoco libera. Le tradizionali console per videogiochi scompariranno dalla scena, sostituite da veri e propri universi virtuali creati attraverso enormi sistemi di computer distribuiti su numerose città – ed in parte collocati direttamente nei sotterranei di mastodontici palazzi che ospitano un elevato numero di appartamenti, in maniera tale da rendere il percorso di trasmissione più breve possibile. Sorgeranno in tal modo grandi opportunità per le persone particolarmente creative, che potranno generare mondi di gioco così interessanti da convincere altre persone ad unirsi al gaming da essi ideato, mediante il pagamento di una certa quota di adesione.

Leggi anche:  Aruba: riattivata una centrale idroelettrica storica a Melegnano

Per realizzare tutto ciò sono ovviamente necessari computer estremamente potenti. Nella circostanza, vale una semplice regola generale: più piccoli sono i transistor in un processore, maggiore sarà la velocità ottenuta. Con ogni ulteriore passo verso la miniaturizzazione, Intel & Co. si stanno sempre più avvicinando al limite di ciò che risulta “fisicamente” fattibile. In passato, i produttori di processori hanno già ripetutamente dato prova di grande creatività: anche un massiccio aumento del numero di core su ogni chip potrebbe costituire un’opzione altrettanto valida. Allo stato attuale, le performance di elaborazione dei computer sono destinate a raddoppiare ogni 18 mesi, mentre il prezzo di questi ultimi rimane sostanzialmente invariato. Questo significa che, tra 18 anni, i computer saranno quattromila volte più veloci di quelli attualmente presenti sul mercato. In teoria, i computer di casa potrebbero addirittura essere più potenti dello stesso Watson, il supercomputer prodotto nel 2011 da IBM (nota per gli appassionati di tecnica: 2880 Power7-cores, ognuno dei quali con frequenza di 3.55 GHz), con un costo paragonabile a quello di un comune laptop di oggi. Con un normale computer desktop, installato nella propria abitazione, sarebbe così possibile creare un film simile al primo Toy Story, in tempo reale e con una risoluzione paragonabile a quella che si ottiene per le proiezioni all’interno delle sale cinematografiche. E qualcosa di analogo alla prima simulazione al computer del genoma più semplice attualmente conosciuto, relativo al batterio Mycoplasma Genitalium – celebrata appena pochi mesi fa come una pietra miliare della scienza – potrebbe rivelarsi null’altro che un semplice esperimento standard da condurre nelle aule scolastiche.

Entro il 2030, inoltre, dovrebbe aver raggiunto un notevole sviluppo anche la tecnologia legata alla realizzazione dei computer quantistici, dei quali si fa attualmente un gran parlare. Considerando lo stato attuale delle conoscenze scientifico-tecnologiche di cui disponiamo, non sarà ovviamente possibile risolvere ogni classico problema che si presenta nella sfera dell’informatica utilizzando una semplice manciata di bit quantistici (Qubit), ma tra venti anni il cracking della pur solidissima crittografia RSA (necessaria per garantire la massima sicurezza nell’utilizzo delle e-mail e nello svolgimento delle operazioni di banking online) potrebbe divenire una scomoda realtà.

Sembra certo, tuttavia, che rootkit, Trojan e attacchi di phishing continueranno a rappresentare un serio problema anche negli anni a venire, con gli “aggressori” che si concentreranno sempre di più sui server, anziché sui dispositivi endpoint. Negli ambienti “complessi” si sta attualmente presentando un numero sempre maggiore di vulnerabilità; è ragionevole supporre che, entro i prossimi anni, i sistemi operativi di tablet e smartphone saranno totalmente “purificati”, mentre la maggior parte dei codici verrà trasferita sul cloud, ovvero sul lato server.

Nel futuro, i virus informatici non comporteranno soltanto gravi conseguenze di natura finanziaria per coloro che saranno costretti a subire gli attacchi organizzati dai cybercriminali. Nel 2010, l’individuazione del famigerato worm Stuxnet, specializzato nel condurre operazioni di sabotaggio all’interno di grandi complessi industriali, non ha fatto altro che confermare il legittimo sospetto che il malware potesse in qualche modo avere anche un background “politico”. La continua militarizzazione del cyberspazio è purtroppo destinata a produrre intere legioni di professionisti del malware, in quanto la creazione di pericolosi Trojan e la realizzazione di insidiosi attacchi web verrà non solo legittimata, ma anche supportata da numerosi stati nazionali.

Singolarità tecnologica

L’esaurirsi di una simile tendenza – peraltro emersa in maniera improvvisa – potrebbe tuttavia risultare un evento non troppo lontano nel tempo: gli esseri umani intenti a creare nuove minacce per la sicurezza IT potrebbero difatti essere agevolmente rimpiazzati da macchine, impegnate in una dura lotta con altre macchine. E’ proprio qui che i progressi nel frattempo compiuti nel campo dell’Intelligenza Artificiale potrebbero risultare determinanti. Nella circostanza, la parola magica si rivela essere “singolarità”, termine utilizzato – a livello di ricerca scientifica del futuro – per descrivere il momento in cui i computer saranno sufficientemente intelligenti da potersi sviluppare in maniera autonoma, senza che sia più necessario alcun intervento da parte dell’essere umano. Tale eventualità appare indubbiamente come qualcosa di stupefacente: tra l’altro, nella comunità degli scienziati, sono tuttora in corso enormi discussioni e polemiche riguardo al momento in cui si potrà arrivare a tale avanzato punto di sviluppo tecnologico, o addirittura se mai lo raggiungeremo. Per quel che mi riguarda, non voglio di sicuro annoiarvi con sterili giri di parole, né tantomeno evitare di pronunciarmi sulla delicata questione: la mia previsione personale è che gli scenari sopra descritti potranno presentarsi tra 10-15 anni.

Già oggi è molto difficile tenere il passo con l’incredibile velocità che caratterizza tutti i nuovi sviluppi tecnologici. Quando poi sarà stata effettivamente superata la fatidica soglia che conduce nel mondo della “singolarità”, tale ritmo vertiginoso sarà destinato ad accelerare ulteriormente. Un’efficace metafora riassume perfettamente il concetto espresso: sarebbe come se l’uomo preistorico avesse scoperto il fuoco a colazione, fosse stato catapultato nel Medioevo entro l’ora di pranzo, fosse poi stato testimone della rivoluzione industriale nel pomeriggio e fosse infine giunto nell’era dei computer la sera dello stesso giorno!

Le nostre menti ed i nostri sensi, sviluppatisi nel corso di milioni di anni grazie alla delicata e gentile mano dell’evoluzione, verranno improvvisamente sottoposti – in una frazione di tempo simile ad un batter d’occhio, se paragonata all’intera storia dell’umanità – all’impatto di tecnologie che, di per se stesse, si collocano generazioni e generazioni oltre il nostro naturale sviluppo biologico.

Naturalmente, non vi è nulla di male nel poter beneficiare del prezioso aiuto di mezzi e strumenti tecnologici; i nostri antenati, a loro volta, hanno ad esempio sicuramente tratto vantaggio dall’impiego della lingua scritta, nei confronti di coloro che, all’epoca, non sapevano né leggere né scrivere. In questi ultimi anni, sono stati in particolar modo i motori di ricerca ed i servizi online, quali Wikipedia, ad imprimere una spinta decisiva al processo di elaborazione delle informazioni. Una cosa è comunque certa: in tali circostanze è ancora l’uomo a tenere saldamente in mano le redini del comando, mentre i computer mettono in campo – a disposizione dell’essere umano – i loro “cavalli” tecnologici, sulla base dello specifico compito loro assegnato. Se, però, facciamo in modo che le nostre vite vengano interamente ottimizzate dall’utilizzo di sistemi di assistenza digitale, l’equilibrio di potere sopra descritto si inverte immediatamente. Ed ogni tentativo di restituire nuovamente il controllo alla mente umana provocherebbe inevitabili perdite di efficienza.

Leggi anche:  Schneider Electric: la sostenibilità batte il tempo

Superata una certa soglia, i sistemi intelligenti potrebbero divenire talmente superiori alla razza umana al punto che noi non saremmo più in grado di afferrare il significato dei meccanismi e delle ragioni che stanno alla base dei consigli che le macchine ci propongono. Assomiglieremmo ad innocenti bambini che si fidano ciecamente delle loro madri, in quanto non hanno altra scelta. La differenza sostanziale, tuttavia, risiede nel fatto che un bambino è comunque destinato a crescere e, da adulto, è finalmente in grado di poter stare in piedi sulle proprie gambe. Noi potremmo invece rimanere completamente dipendenti dall’assistenza digitale fornita da computer sempre più intelligenti, e questo per il resto della nostra vita.

Anche se i prossimi anni appariranno relativamente calmi, dobbiamo iniziare a pensare, fin da adesso, a come affrontare simili sviluppi tecnologici. Come reagirebbero i ricercatori in caso di importantissimi e decisivi passi avanti nel campo dell’intelligenza artificiale? In definitiva, un sistema altamente intelligente potrebbe addirittura essere sfruttato impropriamente, come arma. Si sa che, sulla base dei trattati internazionali attualmente in vigore, lo sviluppo di ordigni nucleari è severamente vietato ai comuni cittadini; l’assemblaggio di una sorta di intelligenza “onnipotente” entro le mura della propria abitazione non esporrebbe invece i creatori della stessa ad alcun tipo di problema legale, e sarebbe inoltre impossibile poter in qualche modo regolare lo svolgimento di tali attività. Dobbiamo quindi soltanto sperare che il fortunato ed abile creatore della prima autentica intelligenza artificiale non si metta immediatamente in testa di conquistare la supremazia e il dominio sul mondo intero!

Un’altra importante sfida che potrebbe attenderci nel futuro riguarda la gestione della “verità”, premesso che dai computer ci attendiamo, ovviamente, sempre un’oggettività assoluta. Se ad un capo di stato venisse ad esempio comunicato che egli ha commesso qualche grave errore o mancanza nei confronti del proprio popolo, e gli venisse pertanto richiesto di dimettersi, questi accetterebbe di lasciare immediatamente il proprio incarico? Oppure, magari, costringerebbe i supercomputer del futuro ad adottare una sorta di “verità” imposta, impedendo loro di emettere il consueto parere obiettivo? E’ ovvio come, in un mondo del genere, non ci sarà tanto bisogno di software antivirus quanto, piuttosto, di veri e propri psicologi, visto che un’elaborazione forzata di informazioni errate o contraddittorie potrebbe effettivamente condurre verso una psicosi digitale generalizzata; vi ricordate, a tal proposito, cosa avviene nel film “2001: Odissea nello spazio”?

Un po’ di buonsenso

Il futuro, indubbiamente, ha in serbo per tutti noi opportunità davvero affascinanti e stimolanti; allo stesso modo, inevitabilmente, si presenteranno sulla scena numerosi rischi di ogni genere: le nostre debolezze umane, in particolar modo, avranno di sicuro un ruolo di primo piano. Negli anni Cinquanta, gli scienziati Peter Milner e James Olds condussero vari esperimenti sui ratti, impiantando loro degli elettrodi nei centri cerebrali del piacere; agli animali in questione veniva data la possibilità di autostimolarsi, tramite la semplice pressione di un’apposita levetta: i ratti abbandonavano così ogni altra attività, dedicando ogni loro momento all’autostimolazione dei centri del piacere, fino a morire di sfinimento. Su un pianeta controllato dai computer non si dovrebbe certamente più timbrare alcun cartellino prima di accedere al proprio posto di lavoro, e non esisterebbero nemmeno più i Centri per l’impiego. Ognuno sarebbe libero di realizzare i propri sogni e di sviluppare al meglio il proprio talento naturale. A seconda del grado di auto-disciplina applicato, potrebbe sorgere un mondo pieno di artisti, atleti e scrittori, oppure, al contrario, si potrebbe formare un triste ammasso di grigi pantofolai in perenne letargo!

Quando, durante le interviste, mi chiedono come ci si possa proteggere al meglio nei confronti delle minacce Internet, sottolineo sempre – oltre alle soluzioni tecniche – l’estrema importanza che riveste il buonsenso. E se anche il buonsenso dovesse venir meno, possiamo solo sperare che, perlomeno i computer, mantengano il “sangue freddo”, conservando piena lucidità e obiettività!

Le più grandi opportunità e i più grandi pericoli del nostro futuro digitale

Tecnologia

Utopia

Distopia

Singolarità

Vivere in una sorta di paradiso: ognuno fa quello che più gli piace, mentre le macchine si occupano di tutto il resto.

 

L’ultima guerra mondiale potrebbe essere stata vinta da un laptop che ha agito esclusivamente seguendo “precisi ordini”  – o che ha classificato l’intera umanità come un effettivo rischio per la sicurezza.

 

Infrastrutture intelligenti

I flussi del traffico, la logistica – tutto è perfettamente coordinato, preservando comunque in pieno le risorse e l’ambiente.

 

In caso di attacco intenzionale, potrebbero essere tagliati i rifornimenti alimentari ai centri urbani, i cittadini potrebbero essere tenuti in ostaggio nelle loro abitazioni, mentre verrebbero aperte le porte delle prigioni.

 

Coach digitali

La nostra vita viene completamente gestita ed organizzata da appositi “consiglieri” digitali: non ci dimenticheremo mai più di un appuntamento, né “perderemo” più tempo con il lavoro d’ufficio.

Completa dipendenza dalla tecnologia, con il conseguente rischio di dover condurre vite eteronome, a causa di dati manipolati.

 

 

Robot medici

Operazioni meno costose, riduzione del rischio di imperizia medica, niente più terapie e diagnosi sbagliate; eliminazione dei tempi di attesa presso gli studi medici.

 

 

Perdita di conoscenze specifiche, visto che la formazione in campo medico risulterebbe meno attraente per gli studenti delle nuove generazioni, per ovvie ragioni di natura finanziaria. Casi di decesso dovuti ad episodi di hacking nei confronti dei sistemi informatici.

 

Robot militari

Evidenti vantaggi per coloro che possiedono i robot più potenti.

 

Se, in caso di guerra, non si avrà più alcun timore riguardo alla possibile perdita di vite umane per la propria parte, la soglia che delimita l’inizio di una guerra di aggressione si situerà inevitabilmente ad un livello inferiore.

 

Realtà Aumentata

Ampliare le nostre capacità percettive, acquisire nuove conoscenze ed arricchire la nostra sfera intuitiva attraverso un continuo “life-logging”.

 

Totale perdita della privacy e, nel lungo periodo, dipendenza dalle protesi computerizzate.

 

Soluzioni di pagamento senza l’utilizzo di contanti

Fare acquisti diviene più comodo e conveniente. Le frodi fiscali risultano del tutto impossibili; il carico fiscale è distribuito in maniera equa.

Il completo abbandono del denaro contante significa, in caso di guasto nei sistemi informatici, l’indisponibilità di strumenti di scambio standardizzati.

 

 

Computer quantistici

Si aprono incredibili prospettive in campo tecnico-scientifico, ad esempio per ciò che riguarda il processo di simulazione degli elementi chimici.

 

Il computing quantistico potrebbe rappresentare una seria minaccia per alcune tecnologie di crittografia, quali la RSA.