Secondo l’Intelligence USA l’ex appaltatore non avrebbe mai comunicato le sue intenzioni di svelare le irregolarità dell’operato dei federali
Quando Edward Snowden si è spinto a raccontare al mondo le azioni si monitoraggio della National Security Agency, aveva spiegato di averlo fatto dopo aver inviato diverse segnalazioni all’agenzia, che non avrebbe mai risposto. Oggi si viene a sapere, secondo la stessa NSA, che Snowden non avrebbe mai interpellato il suo oramai ex-datore di lavoro prima di contattare il giornalista del Guardian Gleen Greenwald che divenne depositario dei “leak” del giovane statunitense.
Le email non cancellano il Datagate
La NSA ha pubblicato, sul suo sito, l’unica email inviata da Edward Snowden all’ufficio legale dell’Intelligence, dove solleva una questione, estranea alle irregolarità poi diffuse dai media internazionali, alla quale peraltro la NSA avrebbe anche risposto. Secondo la mail, che risale al 5 aprile del 2013, la talpa aveva chiesto alla NSA delle spiegazioni sull’ordine USSID 18 che vieta agli agenti della NSA di sorvegliare cittadini americani all’estero. Secondo molti si tratta di una mossa, abbastanza tardiva, per sminuire la figura del giovane e di quello che ha rivelato. Sappiamo bene che a contare non è il numero delle email scambiate o il contenuto di ciò che Snowden e la NSA si sarebbero detti, quanto le reali azioni di spionaggio, intraprese negli anni dai federali.