L’Open Access che l’Europa ci invidia

Presentato il rapporto annuale sulla parità di accesso alla rete di Telecom Italia. Sassano: “Un modello recepito a livello europeo”

“Non è più il tempo di una ”guerra” tra gli operatori telefonici che devono piuttosto agire insieme per difendere l’industria italiana del settore” – sono le parole di Renato Soru, Presidente e Amministratore Delegato di Tiscali durante l’intervento alla Relazione 2013 dell’Organo di vigilanza sulla parità di accesso alla rete di Telecom Italia. L’obiettivo è quello di stringere collaborazioni più che “farsi la guerra” come è stato negli anni scorsi, solo in questo modo si può pensare di fare massa e portare i servizi italiani a competere con quelli internazionali, soprattutto statunitensi.

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Via all’armistizio

“Per anni c’e’ stata la discussione mai terminata sulle nuove reti di telecomunicazione tanto che ad oggi non riesco nemmeno a riassumerle. Credo che oramai sia giunto il momento di fare di più e parlare di meno” – ha aggiunto Soru. Se è vero che l’Italia sta facendo molto sul piano delle infrastrutture, è evidente che vi sia la necessità di cooperazione da parte di tutti gli attori sociali che ancora si considerano competitor. I presupposti di un’attività di concerto ci sono tutti e ne è un esempio OpenAccess, la struttura di Telecom Italia che ha il compito di garantire la parità di accesso alla rete fissa di Telecom da parte degli Olo, ovvero gli “operatori alternativi”.

Modello italiano per l’Europa

Un modello vincente che è stato recepito anche a livello europeo: “La raccomandazione della Commissione Europea in tema di non discriminazione, attualmente al vaglio del Berec (che raccoglie i diversi regolatori delle comunicazioni elettroniche dell’UE) indica il nostro modello di equivalence of output come soluzione complementare al modello di equivalence of input rappresentato dall’esperienza di Ofcom e Openreach” – ha dichiarato Antonio Sassano, neopresidente dell’Organo di vigilanza.

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