Viene pubblicato oggi “L’album biango” di Elio e le Storie Tese, che contiene anche “La canzone mononota”, brano molto apprezzato al Festival di Sanremo. Nel disco si parla anche di web, email, condivisione di contenuti – in particolare foto e video
«Non si deve per forza condividere tutto con tutti sui social network»
“L’album biango” di Elio e le Storie Tese, in uscita oggi, si intitola proprio così. Anche se gli Elii fanno notare come il correttore automatico dei pc lo corregga (appunto) in bianco, oppure lo sottolinei in rosso, come a dire che la parola proprio non gli va giù. Questo è il clima che introduce la presentazione del suddetto album, bianco con la g.
Data Manager: Perché biango?
Elio e le Storie Tese: Il riferimento è al bianco dell’uovo, cotto però perché crudo sarebbe trasparente. Oppure è un errore di battitura, o ancora è il ritorno del pennarellone che scrive biango citato in “T.V.U.M.D.B.” (canzone contenuta nell’album “Eat the phikis”, nda). Quando abbiamo finito un disco ci troviamo con 5 o 6 proposte di titoli e relative copertine, su cui non c’è unanimità. Alla fine uno tira fuori un titolo del tutto nuovo, che fa ridere tutti, e che viene approvato. Scegliete voi la spiegazione che preferite.
Nel disco ci sono alcune canzoni dedicate a internet, “Lettere dal www”, “Enlarge your penis”, “Lampo”. A parte l’apprezzamento per il web (dite “le donne ti vedono sui siti e vogliono conoscerti”), vi scatenate contro le persone che rompono…
Facebook non è una rottura di scatole, è un’opportunità, così come il web (gli Elii sono anche su Twitter, nda). Per esempio, vent’anni fa non ti sarebbe mai arriva una lettera in cui c’è scritto enlarge your penis. Oggi con l’email, invece, riceviamo queste proposte.
Faso: A proposito di Facebook, a un certo punto la rete ha colmato la lacuna della mia assenza. Mio cugino mi dice: “Ti ho chiesto l’amicizia su Facebook e nemmeno mi rispondi!”. Ma io su Facebook non ci sono. Anzi, non volevo esserci ma ci sono lo stesso. Questa è una cosa da turba psichica.
Cosa ci dite di “Lampo”, in cui auspicate la fine della pratica della condivisine di “reperti foto-videografici”?
Una volta le foto le scattavi in un attimo e vedevi com’era venuta quando ritiravi la stampa. Adesso la fotocamera non scatta, la foto è buia, c’è troppa luce, rimettiti in posa… Il fatto è che oggi fai una foto (cosa piacevole, come firmare autografi) che viene messa online e condivisa dopo tre secondi: fai una foto non perché sei con il tuo artista preferito, come succedeva una volta, ma perché la devi condividere. Se poi l’artista in questione ha anche una carota in bocca, tanto meglio. Non è il fatto di scattare foto che non va, è l’inopportunità o meno di farlo: quello che rompe le scatole è la condivisione, quando eccessiva. Una cosa non deve essere per forza condivisa con tutti.
Cosa pensate delle foto scattate durante i concerti?
Durante i nostri concerti si possono fare tutte le foto che si vogliono, i video invece invitiamo a non farli: bisogna godersi il concerto. La gente va agli show in atteggiamento da Mosè, tutti con le braccia alzate a guardare il palco tramite lo schermo del cellulare e dell’iPad. Sono tutti registi.
I vantaggi del web quali sono, secondo voi?
Grazie a internet mandiamo le parti a Demo (Morselli, nda) e lui ci rimanda i fiati suonati perfettamente.
Elio, rifarai il giudice a X Factor?
Al momento non lo so ancora.
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