A metà strada tra Google e i social network, l’app del co-fondatore di Twitter darà la risposta ad ogni nostra domanda
No, qui non c’entra la ricerca semantica o il calcolo computazionale. Quello che fa di Jelly un’app dal probabile successo è molto più semplice. Si basa sulla nostra rete di conoscenze e contatti per fornire le migliori risposte ad una nostra domanda, che sia solo testuale o fotografica. L’app funziona in maniera molto semplice: si scatta una foto, si digita un testo-domanda e si invia tutto sul network di Jelly, visualizzabile dai contatti già presenti sulle liste dei social netowork.
La risposta che cercavi
L’idea non è di certo nuova. Qualche anno fa c’avevano già provato, solo su computer, Yahoo con “Answer” oppure Ask e Quora. In tutti i casi si è creata una comunità di appassionati che, con difficoltà, generano contenuti per i portali. La novità di Jelly è che sfrutta quelle comunità che esistono già, sulle reti consolidate per fornire risposte che dovrebbero arrivare da persone “fidate”, ovviamente non è sempre così.
Cosa può diventare
Quale potrebbe essere la differenza “pratica” di Jelly rispetto ai social media è da verificare. Di solito quando si posta una foto con domanda su Facebook si possono ricevere decine di risposte che, spesso, deviano dal proposito principale dell’autore. L’obiettivo di Jelly è quello di portare la discussione direttamente al punto, lasciando per strada divagazioni varie e post di contorno. Il che dipenderà dagli utenti stessi e dalla possibilità di cancellare e mettere in secondo piano le risposte superflue o piene di spam. Il rischio è dietro l’angolo.