#Brindisi: la rabbia e la vergogna

Sabato 19 maggio 2012 a Brindisi è esploso un ordigno esplosivo presso l’Istituto Professionale Morvillo Falcone, colpendo in modo infame degli studenti. Su Twitter si scatenano il dolore e lo sconcerto sotto gli hashtag: #brindisi, #urloperresistere, #melissa, Veronica, Stato, #PalermoxBrindisi, #mafia, #ripmelissa

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Perdonatemi se abbandono i consueti toni ironici, ma non ce la faccio.

Vorrei buttarmi su altro. Scrivere d’altro.

Ma non è possibile.

Se parlo di Temi di Tendenza non posso celare l’urlo che da essi è partito.

Scrivo a caldo, oggi sabato 19 maggio, mentre davanti agli occhi scorrono le reazioni non mediate all’infame attentato che ha colpito gli studenti dell’Istituto Morvillo-Falcone.

Scrivo a caldo, oggi sabato 19 maggio, mentre davanti agli occhi scorrono gli stillicidi di dettagli, gli elenchi delle vittime, i nomi dei caduti, le foto rubate dai profili Facebook di quegli occhi giovani e dolci spenti troppo presto.

Scrivo a caldo, oggi sabato 19 maggio, mentre davanti agli occhi scorrono i pensieri della gente, che cerca di dare una forma al male, di spiegarselo, di rendere comprensibile qualcosa che non può esserlo.

Sono padre di tre figli. Crescere dei bambini in questo paese è una lotta quotidiana contro il mondo. Pensare che in queste ore dei padri e delle madri stanno piangendo figli morti, o stanno in ansia per figli martoriati, è atroce. Come è atroce pensare che questi giovani sono stati colpiti mentre andavano a Scuola.

Da giovane, durante la pratica forense, ho fatto il penalista. Dopo poco ho cambiato tutto e sono andato a fare pratica civile.

Non sopportavo i clienti.

Non sopportavo i criminali.

Ogni volta che entravo in contatto con loro, o che nei fascicoli processuali venivo al corrente della loro storia entravo a contatto con un Male che non riuscivo a comprendere. Che mi faceva esplodere la testa.

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E’ terribile vedere migliaia di persone cercare di dare un senso alla notizia, di incasellarla nelle categorie mentali di “Mafia”, “Terrorismo”, “Strage di Stato”, o “Bowling a Columbine”.

Ma questa storia ci dice altro.

Questa storia ci dice che esistono persone in grado di piazzare un ordigno esplosivo davanti a una Scuola, per farlo esplodere mentre ragazzi di quindici anni si recano a lezione, per spezzare le ossa, per dilaniare le carni, per spargere il sangue, per devastare le menti di quei ragazzi. Lasciarli lì per terra, morti, menomati, feriti, shockati.

Rapportarsi con questa verità è atroce.

Perché ci sovrasta. Perché non dovrebbe esistere, ma esiste.

Esistono persone capaci per dispetto di sfondare la faccia alla fidanzata, capaci per noia di gambizzare la gente, capaci per mille euro di sparare in bocca a una madre di famiglia davanti ai figli, capaci per pigrizia di puntare una pistola in faccia a un tabaccaio e derubarlo degli incassi, capaci per vivere di minacciare e sfruttare prostitute, capaci per avere la grana in tasca di vendere droga, capaci per arrotondare di commettere ogni genere di crimine, capaci di far saltare dei ragazzi in aria…

Esistono persone il cui unico problema una volta in carcere è guardare più televisione, avere più permessi, uscire prima possibile. E per queste cose sono pronte a qualunque cammino di redenzione possibile, sono pronte a pentirsi, sono pronte a dichiararsi pazze.

Leggo di continuo “La mafia non fa questo, i terroristi non fanno quest’altro”. I criminali che ho conosciuto erano disponibili a fare qualunque cosa. Per pigrizia, per convenienza, per noia.

Storie come questa ci mettono di fronte al vero orrore: la consapevolezza che esistono persone che avrebbero compiuto questo atto infame per motivi politici, economici, razziali, religiosi… ma in ultima analisi chiunque avrebbe fatto quella cosa l’ha fatto perché gli piace farlo e perché non gli frega niente della vita umana.

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Una mia amicizia di Twitter oggi mi ha scritto:

Qui si va ben oltre le dinamiche di struttura e caos… questo è disordine assoluto, deriva disumana, frammentazione insensata.

Ecco penso che ogni nostro singolo atto debba essere informato a questo: arginare il disordine assoluto, la deriva disumana.

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